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Donald Trump e Giorgia Meloni (Ansa)
La relazione Europa-America
Poveri noi, convinti che la diplomazia non si faccia anche con la forza
In Europa c'è chi vorrebbe buttare all'aria l'Alleanza Atlantica. Chi ha la testa sulle spalle dovrebbe fare di tutto per far ragionare Trump e farlo cedere il meno possibile a Putin. Il discorso della premier Giorgia Meloni al Cpac sembra posizionarsi in questa direzione
Il clima è pessimo. Le ultime uscite di Donald Trump su Zelensky sono a dir poco sconvolgenti. Non rappresentano soltanto uno sberleffo alla politica estera di Biden, ma un tragico schiaffo al popolo ucraino, agli europei che lo sostengono nella guerra contro l’invasore russo e uno splendido regalo offerto a Putin su un piatto d’oro. Se questo è il modo di prepararsi ai colloqui di pace sull’Ucraina, stiamo freschi. Ogni volta che Trump parla di geopolitica ci fa pensare ormai non tanto a Hobbes quanto al Marchese del Grillo. Apre bocca giusto per far vedere che è lui il padrone della situazione, senza curarsi minimamente delle conseguenze di ciò che dice. Presumo che con le sue sparate egli sia convinto di fare l’America sempre più grande, invece credo che, oltre a fare molto male agli europei, egli farà male anche agli americani.
In Europa, si sa, Trump ha molti estimatori; in genere sono gli stessi estimatori di Putin. Anche in Italia da qualche giorno li vediamo gongolare rispetto al nuovo corso dell’Amministrazione americana. Tra un po’ scenderanno in piazza per protestare contro gli investimenti in armamenti anziché in sanità, ma questo, che dovrebbe preoccupare noi, a Trump potrebbe anche non interessare. C’è invece qualcos’altro sul quale Trump farebbe bene a riflettere (e anche noi). Già adesso, infatti, si incomincia a intravvedere nell’opinione pubblica, italiana, ma non solo, una ripresa del vecchio e mai sopito antiamericanismo. Persino molti di coloro che in questi giorni invocano un’Europa più forte lo fanno con uno spirito dietro al quale non vedo la volontà di investire più soldi in difesa comune, per stare alla larga da Putin, bensì principalmente la volontà di dare uno schiaffo a Trump, con la speranza di trarre profitto elettorale rispetto a chi di Trump dovesse rivelarsi estimatore.
Non dubito ovviamente che in questo momento Trump sia un grosso problema per l’Europa, ma se lui è un problema, e lo è, Putin è un pericolo. Non li metterei quindi sullo stesso piano. Dietro a Trump ci sono pur sempre le istituzioni degli Stati Uniti d’America e il popolo americano, dietro a Putin c’è un mondo assai meno rassicurante. Posto che i due abbiamo interessi convergenti a indebolire l’Europa, nel caso di Trump si tratta di un madornale errore, nel caso di Putin di un obbiettivo strategico. Siamo sicuri che gli americani saranno disposti a seguire Trump su questa strada? Comprendo le loro ragioni, quando dicono che gli europei spendono troppo poco per la loro difesa, ma non credo che vedrebbero di buon occhio una guerra economica tra Stati Uniti ed Europa, un’Ucraina svenduta alla Russia e le piazze europee riempirsi di nuovo di manifestanti antiamericani.
Come europei, sperando che non sia troppo tardi, credo che l’unica conseguenza che dovremmo trarre dal terremoto geopolitico che ci ha scossi in queste ultime settimane è incominciare a pensare seriamente alla nostra difesa militare, mandando a tutti un chiaro segnale in tal senso. Ma proprio qui sta il punto. Specialmente in Italia esiste una sorta di blocco culturale rispetto all’eventualità che si spendano soldi per le armi. Siamo convinti che la diplomazia sia un’arte che ha a che fare soltanto con la ragione, non con la forza. Con un misto di cinismo, senso di superiorità e stupidità allo warfare contrapponiamo sempre il welfare. Ragioniamo insomma come anime belle, per le quali però, ci piaccia o meno, è arrivato il redde rationem. Si chiama Putin che invade, non con le chiacchiere ma con i carri armati, un Paese vicino, e si chiama Trump che dice di non volersi più accollare la difesa dell’Ucraina, né quella dell’Europa.
Nel suo discorso a Monaco di Baviera, il Vicepresidente americano Vance ha anche detto, a dire il vero, che gli Stati Uniti “giocano nella stessa squadra” dell’Europa e non intendono abbandonarla. Speriamo che sia vero. Di certo un brusco e radicale allentamento dei legami tra le due sponde dell’Atlantico o, peggio ancora, una guerra economica non gioverebbe a nessuno. Meno che mai gioverebbe a un’Europa che si impegnasse a investire più soldi per la sua difesa.
Mi rendo conto che il compito è arduo, ma chi in Europa in questo momento ha la testa sulle spalle dovrebbe fare di tutto per tenere testa a Trump, se possibile farlo ragionare e cedere il meno possibile a Putin. Il discorso di Giorgia Meloni al Cpac è sembrato andare in questa direzione. Per molti europei, lo ripeto, la tentazione di mettere Trump e Putin sullo stesso piano è tanta; costoro potrebbero persino aver ragione se la questione Ucraina dovesse prendere una brutta piega. Ma non possiamo buttare a mare l’Alleanza Atlantica. Molti europei lo vorrebbero e considerano Trump una specie di manna dal cielo, ma guai assecondarli. Chi non lo vuole faccia di tutto affinché, se non lo capisce Trump, lo capiscano almeno gli americani.