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L'editoriale del direttore

Il bicchiere mezzo pieno dell'Europa

Claudio Cerasa

Gli europeisti che vincono in Germania, gli estremisti lontani dai governi, i partiti pro Ucraina che resistono, l’agenda Musk che non sfonda. Le buone notizie della vittoria di Merz, con una sfida per l’Italia e i follower di Trump

Le buone notizie, quando ci sono, non vanno nascoste, lo sapete, e se le buone notizie, in Europa, si manifestano nel momento stesso in cui, in politica estera, le cattive notizie sembrano invece prevalere, si capisce che mostrare il bicchiere mezzo pieno, mettendolo su un piedistallo più alto rispetto al bicchiere mezzo vuoto, possa avere un gusto speciale. Le notizie arrivate domenica sera dalla Germania presentano molti elementi che ci potrebbero portare a concentrarci molto sul bicchiere mezzo vuoto, non ultimo il fatto che un partito che ha fatto di tutto per apparire neonazista ha intercettato un elettore su cinque. Ma in un momento storico in cui l’Europa è oggettivamente assediata. In un momento storico in cui gli anti europeisti hanno incredibilmente rialzato la testa. In un momento storico in cui gli azionisti di maggioranza dell’Amministrazione americana hanno scelto di trasformare l’Unione europea in un nemico da abbattere.

 

           

 

E in un momento in cui anche i più ottimisti tra noi potrebbero tentennare osservando il protezionismo che torna, l’isolazionismo che si ripresenta, i neonazisti che galoppano, i Chamberlain che avanzano, lo spirito di Monaco 1938 che si riaffaccia, gli errori commessi con il Terzo Reich replicati con Putin. Ecco, in un momento in cui succede tutto questo, qualche buona notizia c’è. E il risultato delle elezioni tedesche, in fondo, è lì a ricordarci che per quanto  possa essere debole, divisa, aggredita, l’Europa continua a essere una oasi benedetta di libertà e un argine contro gli estremismi del passato e del presente. E dunque eccole le buone notizie che arrivano dalla Germania. Primo: gli europeisti vincono e formeranno un governo.

Secondo: l’alternativa a una sinistra moderata (Spd) non è una destra estrema (AfD) ma è una destra moderata (Cdu più Csu) che contrariamente a molte aspettative avrà i numeri per formare un governo (di grande coalizione) senza dover fare i conti con i piccoli partitini (niente male il proporzionale con lo sbarramento al cinque per cento). 

Terzo: l’attivismo degli agenti del trumpismo (prima Musk e poi Vance) non ha prodotto effetti rilevanti in campagna elettorale e il risultato dell’AfD (20 per cento) è in linea con i sondaggi dei mesi precedenti alla discesa in campo della Decima Musk.

Quarto: la destra che si è affermata in Germania è una destra speciale, la prima al mondo a essere fieramente avversaria del modello Musk, fieramente alternativa al metodo Trump e fieramente convinta della necessità di difendere l’Europa dalle aggressioni dell’Amministrazione americana.

Quinto: nonostante l’avanzata, in Europa, dei cavalli di Troia del putinismo, seppure con mille difficoltà il fronte degli amici e dei difensori dell’Ucraina continua a prevalere. Ha prevalso in Germania, dove i partiti difensori dell’Ucraina hanno la maggioranza assoluta. Ha prevalso alle legislative in Francia, dove Macron, seppure in modo spericolato, è riuscito a creare un muro contro il partito di Marine Le Pen. Ha prevalso nel Regno Unito, dove Keir Starmer, seppure con mille problemi oggi, ha offerto alle sinistre europee lezioni chiare su cosa vuol dire essere, da sinistra, a difesa della libertà, in Ucraina. Ha prevalso nella formazione della Commissione europea, al cui centro vi è, seppure a volte con timidezza, il tema della difesa di Kyiv (e che bello vedere sfilare ieri a Kyiv alcuni grandi leader europei, e non solo, ed è un peccato che il governo Meloni non abbia trovato ieri un modo per mostrare la sua vicinanza, in maniera plastica, a un paese aggredito). E l’europeismo anti putiniano potrebbe prevalere anche in Austria, dove i partiti pro Ucraina (Övp, Spö, Neos) stanno cercando un modo per far nascere un governo tenendo fuori il partito filorusso e anti europeisti (Fpö). Merz, ieri, nel suo primo discorso da cancelliere in pectore, ha affermato che, per quanto gli riguarda, il messaggio chiave della nuova Germania “deve essere molto chiaro: l’Europa è unita”. E anche se c’è un nuovo slancio per rispondere alla sfida dei nemici dell’Europa  bisogna rendersi conto che per l’Unione europea “mancano cinque minuti a mezzanotte”, e il tempo per crescere, per proteggersi dai nemici esterni e da quelli interni, sta dunque per scadere.

L’Europa è debole, è lenta, è macchinosa, è in ritardo, ma l’Europa di oggi riesce a essere ancora, nella stragrande maggioranza dei casi, dalla parte giusta della storia, oltre che dalla parte di Kyiv. E da questo punto di vista l’arrivo alla guida della Germania di una destra anti trumpiana e anti muskiana è una buona notizia per varie ragioni. Perché permetterà all’Unione europea di riavere a sua disposizione un motore che negli ultimi mesi è mancato, quello franco-tedesco. E perché costringerà molti leader in Europa, compresa Giorgia Meloni, a fare i conti sempre di più non con il Trump percepito, il Trump che ognuno di noi vuole vedere, ma con il Trump reale. E in fondo il dato paradossale della fase storica che sta vivendo l’Europa è che a prendere sul serio le parole di Trump sul nostro continente, sulle minacce che riguardano i dazi, sull’umiliazione dell’Ucraina, sono più le destre che non si riconoscono nel trumpismo che le destre che invece il trumpismo hanno scelto di non combatterlo. E in questo senso tra le parole più interessanti usate in questi mesi da Friedrich Merz ce ne sono alcune che vale la pena mettere in rilievo e che riguardano quella che il prossimo cancelliere tedesco considera “una priorità assoluta”, ovverosia “rafforzare l’Europa il più rapidamente possibile, in modo da ottenere l’indipendenza dagli Stati Uniti”. Ottenere l’indipendenza dagli Stati Uniti significa molte cose.

Significa prepararsi ad affrontare Trump prendendolo sul serio, quando minaccia guerre commerciali, quando minaccia di voler lasciare da sola l’Europa contro Putin, quando minaccia di voler abbandonare l’Ucraina, quando minaccia di voler far mancare l’ombrello americano sui temi della Difesa in caso di aumento non veloce delle spese militari nel nostro continente. E l’idea che vi sia un nuovo motorino in Europa che possa spingere l’Europa a difendersi da Trump, a non accettare le ingerenze di Musk, a non farsi dettare l’agenda dai paesi stranieri, a non assecondare gli estremisti, a non sottovalutare il rischio di avere un domani una Nato diversa da quella di oggi e a non mollare di un millimetro gli eroi dell’Ucraina è una notizia positiva per la Germania, è una notizia positiva per l’Europa ed è una notizia positiva anche per l’Italia che di fronte al ritorno di una Germania stabile, al ritorno di un’Europa con una guida ritrovata, all’ennesimo tentativo andato a vuoto degli estremisti di arrivare al governo di un grande paese europeo avrà maggiori stimoli per evitare di governare puntando solo sull’idea basica di campare di rendita. Essere patrioti, in Europa, senza essere trumpiani è possibile. E il fatto che a tre anni esatti dall’invasione dell’Ucraina da parte di Putin la Germania ce lo abbia ricordato non permettendo di far arrivare al governo un partito amato contemporaneamente dai trumpiani e dai putiniani è una notizia che ci porta con ottimismo a ricordarci che in Europa, contro gli estremisti, il bicchiere che conta è quello mezzo pieno e non quello mezzo vuoto.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.