Christian Lindner, ex ministro delle Finanze tedesco (foto EPA) 

lo scenario

La Germania, il “freno all'indebitamento” e il problema dei due terzi

Giovanni Boggero

Non è sufficiente che i liberali siano miseramente usciti di scena perché l’impasse tedesca, originata dal rispetto delle regole di bilancio, possa dirsi superata. La proposta di Merz di far decidere in regime di proroga l'attuale Bundestag

Nata da un conflitto sulla disposizione costituzionale che stabilisce il “freno all’indebitamento” (Schuldenbremse), la crisi di governo che ha portato alle elezioni anticipate in Germania sembra a un passo dall’essere superata. Il governo di minoranza dimissionario, formato da Spd e Verdi, lascerà il testimone a un esecutivo a trazione Cdu/Csu, nel quale i socialdemocratici dovranno adeguarsi alla nuova (ma non inedita) dimensione di partner minore. Al netto delle difficoltà delle trattative per il patto di coalizione (Koalitionsvertrag), occorre domandarsi se una Große Koalition tra Cdu/Csu e Spd – la quinta nella storia della Repubblica federale, la quarta dal 2005! – permetterà davvero di superare l’impasse provocata dallo strappo dei liberali (Fdp).

 

Allo stato attuale, è certo che l’unica alternativa percorribile – una coalizione che avesse tenuto dentro anche gli ecologisti – avrebbe rischiato di naufragare in tempi ancor più rapidi di quanto non sia durato l’esperimento  Spd-Fdp-Grüne. E a quel punto, la via per il controllo del Bundestag da parte di una delle estreme, uniche opposizioni parlamentari, sarebbe stata piuttosto agevole. Nello scenario che, invece, si materializza ora, la componente verde potrebbe alleggerire la contrapposizione con l’establishment ed evitare una spartizione degli organi di garanzia tra le AfD e Linke. All’AfD, ad esempio, anche quando era il principale gruppo di opposizione (2017-2021), è sempre stato impedito esprimere uno dei vicepresidenti del Bundestag e il ricorso diretto al Tribunale costituzionale per rivendicare il diritto di occupare quella posizione è fallito (2022). Alla destra radicale, però, spetterà pur sempre la prerogativa di rispondere per prima alle comunicazioni del governo, di farlo con tempi più lunghi, di eleggere il presidente della commissione Bilancio e di altre commissioni parlamentari permanenti. AfD e Linke, inoltre, costituiranno una minoranza di blocco (Sperrminorität). La somma dei tre partiti di sistema – Cdu/Csu, Spd e Verdi – manca, infatti, di poco la soglia critica dei due terzi (413 deputati contro 420) che serve per approvare le revisioni del Grundgesetz ed eleggere i giudici costituzionali. Il mancato raggiungimento di questa soglia non è indifferente per rispondere alla domanda se la crisi possa considerarsi risolta. Mettere mano alla Costituzione è, infatti, ritenuto necessario da chi – come Spd, verdi e, in misura ancor maggiore, la Linke – chiede di rivedere o comunque sospendere il  “freno all’indebitamento”, disposizione introdotta nel 2009, nel pieno della crisi dei debiti sovrani, che stabilisce un deficit strutturale annuale non superiore allo 0,35 per cento del pil. L’unione tra Cdu/Csu, che esprimerà il Cancelliere, è però all’origine del ricorso che, nel novembre 2023, ha avuto come esito la nota pronuncia con la quale il Tribunale costituzionale ha invalidato una legge integrativa del bilancio, fondando le proprie argomentazioni anche sul “freno all’indebitamento”.

 

E’ proprio sulla perdurante necessità della sua applicazione e, più in generale, su una corretta gestione del bilancio che i liberali, tradizionali alleati di Cdu e Csu, hanno, poi, provocato la crisi di governo lo scorso autunno. Non è quindi sufficiente che questi ultimi siano miseramente usciti di scena, rimanendo sotto la soglia di sbarramento, perché l’impasse possa dirsi superata. Se è vero che il Cancelliere in pectore, Friedrich Merz, ha già mostrato qualche timida apertura, è altrettanto vero che ampi settori del suo partito la pensano diversamente. E del resto, se pure la semplice sospensione del “freno all’indebitamento” risulta politicamente più facile perché non richiede accordi di dettaglio su una riforma complessiva dell’equilibrio di bilancio o su una revisione costituzionale ad hoc che istituisca (come per le spese militari dopo l’invasione dell’Ucraina) un altro fondo speciale, lo scoglio resta la maggioranza dei due terzi. E’ anche per questa ragione che ieri Merz ha proposto agli attuali capigruppo di Cdu/Csu, Spd, Fdp e Grüne di vagliare l’ipotesi che sia il Parlamento in prorogatio, prima dell’insediamento del nuovo Bundestag, ad adottare decisioni con maggioranza qualificata, tra cui proprio la revisione della Schuldenbremse e l’elezione del giudice costituzionale il cui mandato è scaduto a novembre.

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