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Volodymir Zelensky (Ansa)
tra virgolette
Perché Kyiv vuole garanzie. Storia delle promesse infrante da Mosca
Il presidente ucraino Zelensky ha detto consegnato a Donald Trump “un documento che elenca tutti gli accordi di cessate il fuoco violati dalla Russia, con date specifiche”. Ecco tutte le volte in cui il Cremlino ha violato i patti
Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto di aver consegnato a Donald Trump “un documento che elenca tutti gli accordi di cessate il fuoco violati dalla Russia, con date specifiche”. Il Wall Street Journal ha messo in fila le promesse russe a Kyiv non mantenute: è per questo che gli ucraini tengono così tanto alle garanzie di sicurezza, scrive l’editorial board del giornale. “Le promesse infrante” del Cremlino dopo la fine della Guerra fredda sono iniziate con il Memorandum di Budapest del 1994: “L’Ucraina cedette le sue armi nucleari in cambio di garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Russia. Mosca promise esplicitamente di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina e di astenersi da coercizioni economiche”.
Ecco tutte le volte in cui la Russia non ha rispettato questa condizione.
Nel 2003 ha iniziato a costruire una diga sull’isola ucraina di Tuzla senza preavviso né permesso da parte di Kyiv. Il presidente ucraino Leonid Kuchma raggiunse un compromesso con Putin con termini favorevoli a Mosca. Dopo Tuzla, Kyiv cercò di approfondire i legami politici ed economici con l’Europa occidentale. Mosca ricorse all’“estorsione energetica” utilizzando i legami commerciali con l’Ucraina come strumento di pressione.
Nel 2013 Mosca bloccò le esportazioni ucraine al confine, offrendo finanziamenti a Kyiv come incentivo. Il presidente ucraino Viktor Yanukovych cedette e ritirò l’Ucraina dall’accordo di associazione politica e libero scambio con l’Ue nel novembre 2013, provocando proteste di massa in Ucraina. Yanukovych fuggì in Russia nel febbraio 2014.
Nel 2014 Mosca rispose inviando omini verdi per occupare la Crimea, armò i separatisti filorussi che scatenarono una guerra nella regione orientale del Donbas e ne occuparono gran parte. La Russia dichiarò che la sua forza militare non fosse coinvolta nei combattimenti – non era vero. Quasi 300 veicoli militari russi furono avvistati intorno alla città ucraina di Ilovaisk nell’estate del 2014. Gli ucraini che cercarono di liberare Ilovaisk furono circondati nell’agosto 2014. Putin chiese un “corridoio umanitario” affinché le truppe ucraine potessero ritirarsi in sicurezza. Ma dopo che gli ucraini deposero le armi, i russi tesero un’imboscata e massacrarono oltre 360 soldati. Dopo Ilovaisk la Russia prese l’iniziativa militare nell’est dell’Ucraina, ma Barack Obama rifiutò di fornire armi all’Ucraina mentre Washington ed Europa spingevano Kyiv a negoziare un cessate il fuoco. L’Ucraina acconsentì, sotto la pressione di Stati Uniti e Germania, all’accordo di Minsk I alla fine del 2014, che prometteva un cessate il fuoco. Non durò, e all’inizio del 2015 l’Ucraina firmò Minsk II. Successivamente, la Russia sostenne di non essere parte di quell’accordo, sostenendo che riguardasse solo l’Ucraina e i separatisti russi nel Donbas. Nel frattempo, il Cremlino armò fino ai denti il Donbas in preparazione di quella che sarebbe stata l’invasione del 2022.
Mosca firmò le Convenzioni di Ginevra, che proibiscono violenze e abusi sui prigionieri di guerra, ma i sopravvissuti ucraini alla prigionia russa dal 2014 denunciarono torture e abusi.
L’invasione russa iniziata nel febbraio 2022 fu concepita come una guerra lampo per decapitare il governo di Kyiv e controllare il paese. Zelensky rifiutò l’offerta americana di aiutarlo a fuggire dal paese, e le Forze ucraine respinsero l’assedio della capitale ucraina. La Russia allora passò alla sua attuale strategia di attaccare obiettivi civili, mentre guadagnava terreno nell’est, con enormi perdite.
“Ora Putin afferma di essere disposto a un accordo di pace”, scrive il Wall Street Journal, citando Mykola Bielieskov, dell’Istituto nazionale per gli studi strategici di Kyiv: “La Russia rispetta due tipi di accordi: uno che è sostenuto dalla forza, o uno che è nell’interesse della Russia. Purtroppo, l’Ucraina non rientra in nessuna di queste due”. E’ per questo che gli ucraini dicono di voler garanzie di sicurezza credibili da parte dell’Europa e degli Stati Uniti: sanno che un altro “cessate il fuoco”, un Minsk III, “sarebbe solo una pausa per Putin per rifinanziare la sua macchina da guerra dopo la riduzione delle sanzioni, rifornirsi di armi e invadere di nuovo”.
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