(Ansa)

Il vero Piano Mattei. Puntare su emiratini e Bayraktar

Alessandro Aresu

Un progetto concreto e spregiudicato che unisce diplomazia, difesa e innovazione per una nuova leadership globale, grazie alla cooperazione con potenze come Turchia ed Emirati. Si punta su tecnologie avanzate, investimenti strategici e formazione 

Il Piano Mattei per l’Africa, fin dal suo annuncio nel discorso della fiducia del 2022, è stato una buona idea del governo. Nei simboli, appropriarsi di Enrico Mattei fornisce a Giorgia Meloni un vantaggio sui suoi avversari, tuttora evidente. Da un lato, c’è la leader del governo di destra che esalta un partigiano democristiano, che ha poi perseguito il suo grande disegno anche avvalendosi di ex gerarchi come Dino Grandi o di comunisti come Mario Pirani. Dall’altro lato, ci sono la chat del 25 aprile o la milionesima intervista a Romano Prodi. Sul piano interno si vince facile. Sul piano esterno, Mattei rimanda invece alla concretezza di una politica estera basata non solo sulla ricerca di relativa autonomia (tema importante per la costruzione del suo mito, che spiegherò in un libretto) ma anche e soprattutto su infrastrutture, energia e formazione. Detto ciò, la realizzazione del Piano Mattei è un’altra partita, come l’attuazione di qualunque cosa, in Italia. Il Piano può e potrà oscillare tra questi tre poli: a) un “Tavolo”, ovvero una serie di riunioni superflue alla Sala Verde e dintorni; b) un utile esercizio di metodo, che metta insieme le attività già in corso, da parte di Eni e di altri attori, in un sistema complessivo; c) un’opera innovativa, che sappia fare la differenza, attraverso le connessioni che contano per l’Italia.


Per seguire il filo dell’ultima opzione, rechiamoci a Istanbul, in un momento importante e doloroso per gli interisti: la finale di Champions League del 2023. Muḥammad bin Zayed al Nahyan, MBZ, da poco presidente formale degli Emirati Arabi Uniti ma da decenni punto di riferimento indiscusso della politica profonda del Golfo, è in città per seguire a fianco di Recep Tayyip Erdogan la squadra di suo fratello, il Manchester City, ma anche per confronti ad alto livello con i turchi. Incontra anche Selçuk Bayraktar, il genero ingegnere di Erdogan che ha reso in pochi anni Baykar Technologies uno dei protagonisti mondiali della guerra dei droni. Non discutono solo di politica e di economia, ma anche delle comuni passioni per l’aeronautica e degli aerei che hanno pilotato. A distanza di poche settimane, in questo primo scorcio del 2025, l’Italia è stata visitata sia da Bayraktar sia da MBZ. Il primo ha girato un video sul suo atterraggio in Liguria, dove la sua azienda ha acquisito Piaggio Aerospace, un tempo proprietà emiratina. Baykar ha poi accolto in Turchia il ministro delle Imprese  e del made in Italy e il presidente di Leonardo, con cui si annuncia una partnership. MBZ ha incontrato il presidente Sergio Mattarella e Meloni, e sono stati annunciati circa 40 miliardi di investimenti nel Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti. 


Queste visite si connettono al Piano Mattei per due ragioni. In primo luogo, Turchia ed Emirati sono attori con un’influenza concreta in Africa, in grado di competere anche con la Cina. La diplomazia dei droni di Baykar coinvolge un numero crescente di nazioni africane. La leadership emiratina negli investimenti è impressionante: il Financial Times ha dato conto di progetti per 110 miliardi tra il 2019 e il 2023.  
In secondo luogo, MBZ e Bayraktar hanno capito prima degli altri il mondo in cui viviamo, e cioè un mondo in cui il legame tra difesa, formazione e tecnologia stabilisce i rapporti di forza reali. Bayraktar non è solo un produttore di droni. E’ il volto dell’ambizione tecnologica turca, attraverso una massiccia attività culturale e di formazione, nelle scuole e nelle università, e attraverso il festival Teknofest. MBZ, mente geniale, è sempre stato il primo a muoversi sulla frontiera tecnologica nella regione, mobilitando i capitali emiratini sui semiconduttori, sulle tecnologie per la difesa, oggi sui data center e l’intelligenza artificiale (G42 e MGX). Così, dalla cooperazione competitiva con vere potenze come Turchia ed Emirati Arabi Uniti, attraverso i loro campioni, potrebbe sorgere un Piano Mattei concreto e spregiudicato. Come piacerebbe al partigiano democristiano.

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