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(Ansa)
La delegazione europea
L'Europa e la difesa dell'Ucraina possono ripartire da Merz, Macron e Starmer, ci dice Dechaux
Tra il presidente francese e il primo ministro inglese c'è un allineamento non solo in termini di valori, ma anche sulla necessità di una sicurezza europea, che è una priorità assoluta anche per il neo-cancelliere tedesco, si allontana dell'ambiguità del suo predecessore
Alla vigilia del blitz di lunedì a Washington del presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, per convincere il suo omologo americano a costruire assieme all’Europa una pace solida e duratura in Ucraina, c’era molto pessimismo sull’esito dell’incontro. “E invece qualcosa si è mosso, Macron è riuscito a strappare a Trump una promessa di supporto a truppe europee di peacekeeping in Ucraina in termini di intelligence e logistica”, dice al Foglio Délphine Dechaux, responsabile degli Esteri del magazine Challenges. “Certo, non c’è ancora nessun impegno scritto nero su bianco da parte di Trump, ma è un passo in avanti nella definizione di quelle garanzie di sicurezza che il presidente francese giudica necessarie per evitare una nuova invasione russa nel futuro”, aggiunge Dechaux. Il discorso del vicepresidente americano, J. D. Vance, durante la Conferenza di Monaco sulla sicurezza, “è stato un vero choc per gli europei, una sveglia”, secondo la giornalista di Challenges. “Macron ha preso l’iniziativa. Per prepararsi al faccia a faccia col presidente americano, ha passato il weekend a chiedere consigli e a studiare la psicologica di Trump. A Washington, il capo dello stato francese ha giocato anche la carta dell’‘old buddy’, visto che, tra gli attuali leader europei in carica, è l’unico ad avere un rapporto di lunga data con Trump, avendolo conosciuto durante il suo primo mandato”, sottolinea Dechaux. Secondo cui Macron “è riuscito a far passare dei messaggi oltre che a rettificare certe esternazioni trumpiane. Come quando ha corretto l’inquilino della Casa Bianca sugli aiuti dell’Unione europea all’Ucraina (“L’Europa sta recuperando i soldi prestati all’Ucraina”, ha detto Trump. “A essere onesti, abbiamo pagato il 60 per cento del totale e abbiamo fornito soldi veri” con “prestiti, garanzie e sovvenzioni”, lo ha corretto Macron, ndr)”. Domani, a Washington, arriverà Keir Starmer.
Il primo ministro britannico guida assieme a Macron il fronte del sì all’invio di truppe di peacekeeping sul suolo ucraino come garanzia di sicurezza imprescindibile, affinché il futuro accordo di pace non faccia la stessa fine degli accordi di Minsk. “Tra Macron e Starmer c’è un allineamento non solo in termini di valori, ma anche sulla necessità di una sicurezza europea e sul sostegno all’Ucraina”, dice al Foglio Délphine Dechaux, prima di aggiungere: “Il presidente francese, peraltro, è stato uno dei primi a puntare sulla leadership di Starmer quando non era ancora primo ministro, ma capo dell’opposizione. Nel settembre 2023, Macron aveva invitato il leader laburista a Parigi per un bilaterale, accogliendolo con tutti gli onori, come un capo di stato. Fin da quell’incontro era emersa un’intesa su molti temi. Sul dossier ucraino, il Regno Unito, dall’inizio del conflitto, è stato il paese più attivo assieme alla Francia, sia in termini di aiuti militari che di sanzioni alla Russia”. Lunedì, nel giorno del terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, Londra ha lanciato “il più grande pacchetto di sanzioni” contro Mosca, secondo quanto scritto in una nota del Foreign Office. Nel dettaglio, sono stati presi di mira 107 tra entità e individui, sia in Russia che in altri paesi, che contribuiscono allo sforzo militare del Cremlino e a quello economico. Fra questi il ministro della Difesa nordcoreano, No Kwang-chol, oltre a generali e alti funzionari di Pyongyang “complici dello schieramento di oltre 11 mila soldati” della Corea del nord in Russia.
Domenica, come annunciato ieri dal premier polacco Donald Tusk, intervenendo a Varsavia al fianco del presidente del Consiglio europeo António Costa, si terrà a Londra un nuovo vertice dei principali leader europei, per discutere dei piani comuni europei in materia di difesa. Al centro del dibattito, ci sarà la proposta di un contingente di pace europeo in Ucraina promossa da Macron e Starmer da almeno 30 mila effettivi. “C’è finalmente una mobilitazione europea in materia di sicurezza e autonomia strategica, che trova d’accordo anche il prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz”, dice Dechaux. Lunedì, il leader della Cdu, subito dopo la sua vittoria alle elezioni, ha affermato che la costruzione di una difesa europea è “una priorità assoluta”. “Rispetto al suo predecessore, Olaf Scholz, che era ambiguo sull’Ucraina, Merz è risolutamente a favore del supporto in termini militari a Kyiv ed è francofilo”, conclude Dechaux. L’Europa può ripartire da loro tre: Merz, Macron e Starmer.