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(Ansa)
Il cordoglio arancione per i Bibas e l'appellaccio italiano contro Israele
La tragedia della famiglia uccisa dai miliziani di Hamas e le manifestazioni di solidarietà internazionali, tra cui l'illuminazione di monumenti in arancione e il sostegno dell'editore Springer. I duecento ebrei italiani contro la "pulizia etnica" commessa dallo stato ebraico
Migliaia di persone si sono riunite a sud di Tel Aviv per il passaggio delle auto che trasportavano Shiri Bibas e i due figli, Kfir e Ariel di quattro anni e nove mesi, verso il loro ultimo viaggio. La cerimonia si è tenuta in forma privata, senza media né politici, nel cimitero del kibbutz di Nir Oz, dove furono rapiti da Hamas, che li ha poi strangolati e ne ha mutilato i corpi. “Mi amor”: così Yarden Bibas si è rivolto alla moglie, sepolta assieme ai fratellini. “Ricordi la nostra ultima decisione? Nel rifugio, ti ho chiesto: combattiamo o ci arrendiamo? Hai detto: combattiamo. Shiri, mi dispiace di non averti potuto proteggere”. Poi, rivolto ai figli, Yarden ha detto: “Ariel e Kfir, ho ancora così tante cose da dirvi, ma le terrò per quando saremo soli”. La Knesset intanto osservava un minuto di silenzio per i Bibas, mentre la residenza del presidente d’Israele veniva illuminata di arancione, il colore simbolo della famiglia per via dei capelli rossi dei Bibas, come la torre di controllo dell’aeroporto di Tel Aviv. E se a New York la governatrice democratica ha deciso di illuminare di arancione alcuni palazzi iconici (l’Argentina ha dedicato via Palestina ai Bibas), in Europa si è visto poco arancione (Palazzo Marino a Milano ha rifiutato). A Berlino non soltanto la Porta di Brandeburgo si è colorata di arancione, ma sul quartier generale del colosso editoriale Springer sono stati proiettati i volti dei Bibas. Unico giornale europeo a farlo. I volti di Shiri, Ariel e Kfir hanno brillato sul grattacielo Springer ad appena una settimana dall’accoltellamento al memoriale della Shoah di Berlino. “Proviamo una rabbia incontrollabile”, ha detto Jan Philipp Burgard, caporedattore della Welt. “Tutti coloro che banalizzano o relativizzano l’islamismo dovrebbero guardare in faccia i Bibas”.
“Se siete contro Israele, non lavorate per noi”: questa la risposta di Mathias Döpfner, ceo di Springer, ai dipendenti che protestavano contro la decisione dell’azienda di esporre la bandiera israeliana fuori dalla sede berlinese “Penso, e sarò molto franco con voi, che una persona che ha un problema con l’innalzamento di una bandiera israeliana dopo dimostrazioni antisemite dovrebbe cercarsi un nuovo lavoro”, ha detto Döpfner in videoconferenza con i dipendenti in tutto il mondo (Springer possiede anche Business Insider, Politico Europe e altre testate). “Sosteniamo il popolo ebraico e il diritto all’esistenza dello stato di Israele” è elencato come uno dei cinque valori essenziali sul sito della Springer. La Bild ha anche piazzato un furgoncino con un messaggio davanti all’ambasciata iraniana a Berlino e il volto di Khamenei: “Fintanto che finanzierete l’uccisione di ebrei, noi vi staremo addosso”.
C’è il gruppo Springer e poi ci sono la Bbc, che ha realizzato un documentario su Gaza usando i figli dei capi di Hamas, e il Monde, dove si è appena scoperta l’esistenza di un “muro di Gaza” all’interno della redazione. E nel giorno dei funerali dei Bibas c’è l’appello di duecento ebrei italiani contro la “pulizia etnica” commessa dallo stato ebraico. Non avevano ancora fatto il funerale ai fratellini strangolati, col padre a chiedere loro perdono per non averli protetti, che già si preoccupavano dei loro carnefici.