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L'editoriale del direttore

La violenza degli stati canaglia non è una reazione: nasce dalla nostra indifferenza. Lezioni dalla Polonia

Claudio Cerasa

Le parole del politico polacco Radoslaw Sikorski alle Nazioni Unite. Mettersi al riparo dalla propaganda putiniana, senza farsi deprimere dalla narrazione trumpiana. Per affrontare al meglio una battaglia cruciale per il futuro dell’Europa: difendere noi stessi

I politici vittime della propria imbecillità che cercano di raggranellare consenso giocando sulla pelle degli ucraini, marciando con disinvoltura sul futuro dell’Europa e triangolando con i peggiori ceffi del continente per provare a rendere nel nostro continente il Putinismo Great Again sotto lo sguardo compiacente dei peggiori stati canaglia del mondo dovrebbero fermarsi un istante, provare a ragionare e ascoltare due formidabili lezioni offerte negli ultimi giorni da un politico straordinario, le cui parole meriterebbero di essere incorniciate, tatuate, distribuite gratuitamente a tutti i leader che in Europa, Italia compresa, si muovono come cavalli di Troia dei regimi autoritari.

Radoslaw Sikorski è un importante politico polacco. E’ stato ministro degli Esteri dal 2007 al 2014, con i governi guidati da Donald Tusk, ed è diventato nuovamente ministro degli Esteri nel 2023, con il nuovo governo guidato ancora da Donald Tusk. Radoslaw Sikorski, oltre a essere un grande oratore, è un politico di centrodestra, fa parte di un partito di centrodestra, si trova al governo con una maggioranza di centrodestra e qualche giorno fa, nel corso di due interventi alle Nazioni Unite, uno pronunciato il 24 febbraio, a tre anni dall’inizio del conflitto in Ucraina e un altro pronunciato due giorni prima, ha offerto spunti di riflessione preziosi, a cui dovrebbero prestare attenzione anche altri esponenti del centrodestra europeo, soprattutto tutti coloro che nelle ultime settimane hanno scelto di riaprire nuovamente le iscrizioni a un partito mai definitivamente soppresso: l’Uip, gli Utili idioti del putinismo.  

Nei suoi interventi, Sikorski prima ha fatto ordine sulla storia degli ultimi tre anni, mettendola al riparo dalla propaganda putiniana. L’occidente, ha detto Sikorski, non ha avuto responsabilità nell’aggressione dell’Ucraina e se ha avuto qualche responsabilità il tema è cosa non ha fatto, negli anni, non cosa ha fatto, negli ultimi tempi. Non c’entra nulla, nell’aggressione all’Ucraina, il tema ridicolo del “neocolonialismo statunitense”, perché in verità  la Russia ha già cercato di sterminare l’Ucraina nel XIX secolo, ancora sotto i bolscevichi, e ora è al terzo tentativo. Non c’entra nulla la così detta “russofobia” perché semmai, in questi anni, il tema, in Europa, in  occidente, è stato l’opposto, ed è stato il non prendere sul serio molte delle minacce che sono arrivate dalla Russia. Non c’entra nulla la storia ridicola della guerra in Ucraina come guerra per procura dell’occidente, perché l’occidente altro non ha fatto che proteggere una democrazia aggredita, e in ogni caso, per evitare di cadere in questa trappola eventuale in futuro, una soluzione ci sarebbe, dice Sikorski, e sarebbe quella di ritirare le truppe russe dai confini internazionali. Ristabiliti i paletti, poi, ristabilito cioè il principio che la guerra in Ucraina non si è manifestata a causa dell’occidente e che semmai la colpa dell’occidente è quella di aver sottovalutato in questi anni la portata della minaccia della Russia non difendendo l’Ucraina dopo il 2014, ai tempi della guerra in Crimea, Sikorski ha offerto altri spunti di riflessione importanti. 

In primo luogo, ha suggerito all’opinione pubblica internazionale di non perdere di vista le coordinate di quel che è successo in questi anni in Ucraina, di non farsi travolgere dall’ondata di propaganda putiniana, di non farsi deprimere dalla narrazione trumpiana e di continuare a chiamare le cose con il loro nome anche per prepararsi un domani ad affrontare una battaglia cruciale per il futuro dell’Europa: difendere noi stessi. Sikorski, con parole chiare, ha ricordato che quella che abbiamo visto in questi tre anni è una guerra coloniale moderna contro un popolo  che desiderava una vita migliore e che si è reso conto che non avrebbe mai potuto raggiungere questo obiettivo facendosi nuovamente sottomettere dalla Russia. Ha ricordato che l’aggressione del Cremlino è stata una manifestazione della lotta disperata di un impero in declino per ripristinare la propria sfera di influenza. Ha ricordato che oggi, anche se vi sono paesi che hanno deciso di rimuovere i fatti, le cose non sono cambiate. Tre anni fa, la Russia ha invaso una nazione sovrana, violandone i diritti all’esistenza e all’autodeterminazione, e per tre anni le forze russe hanno ucciso migliaia di persone, e hanno bombardato indiscriminatamente infrastrutture militari e civili, appartamenti, ospedali, scuole, asili.

Le opinioni sulla guerra hanno iniziato a cambiare non perché i fatti sono cambiati, ma perché sono cambiati gli interessi, sono cambiati gli equilibri, ed è cambiato il modo in cui gli Utili idioti del putinismo hanno iniziato a guardare l’Ucraina. Chiamare le cose con il loro nome però, dice  Sikorski, non è solo un esercizio di retorica ma è anche un approccio politico necessario per misurare la capacità dell’occidente e anche dell’Europa di capire cosa vuol dire normalizzare le relazioni con Mosca e cosa vuol dire affidare la sicurezza dei confini dell’Europa a un criminale di guerra. Lavorare per permettere alla Russia di far vincere la guerra non è solo un problema per l’Ucraina ma sarebbe un problema per tutti noi, sarebbe un problema per l’ordine globale, e sarebbe un problema per l’Europa, in particolare, perché la storia dimostra che ogni volta che alla Russia di Putin è stato concesso qualcosa, in termini militari, Putin non si è mai accontentato e ha semplicemente preso tempo per lavorare alla prossima mossa. Quale potrebbe essere la prossima mossa? Un altro paese dell’Europa orientale? Forse. Un’enclave russa in un paese scandinavo? Forse. Un paese del medio oriente o uno stato africano da trasformare in una base militare russa in sostituzione della Siria? Forse. Un’influenza maggiore in un qualche stato africano in cui lottare per conquistare metalli preziosi e miniere di minerali e in cui ridare smalto ai mercenari della Wagner per poter ricattare l’Europa con i migranti? Forse.

Il punto che gli Utili idioti del putinismo non vogliono mettere a fuoco è che se l’Ucraina verrà abbandonata oggi occorrerà chiedersi chi sarà il prossimo. E se la comunità internazionale non riuscirà a rendere marginali gli Utili idioti del putinismo non farà altro che rimuovere una delle grandi lezioni di questi tre anni di difesa dell’Ucraina: la violenza degli stati canaglia non nasce a seguito di provocazioni dell’occidente ma si riproduce grazie all’indifferenza di chi dovrebbe difendere non il putinismo ma la nostra libertà.
 

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.