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E allora la Romania? Georgescu, i fratelli Tate e la trappola culturale dei trumpiani all'Europa
La destra americana denuncia l’illiberalismo europeo e tifa per un politico prorusso nostalgico del nazismo e per due influencer popolari tra islamisti e fascisti. Un tentativo di confondere una battaglia ben più seria: Bucarest è cruciale per la Nato e per la difesa dell’Ucraina
Se volete capire quanto illiberale è l’Europa, quanto non rispetti i valori che ci hanno sempre tenuti insieme, guardate la Romania, ha detto J. D. Vance un paio di settimane fa nel suo sermone alla conferenza di Monaco. Molti hanno detto: il vicepresidente americano ha ragione, con l’annullamento delle elezioni di novembre da parte della Corte costituzionale, la Romania ha mostrato in che deriva antidemocratica è finita l’Europa che si picca di fare lezioni liberali agli americani. Guardiamo oggi quali sono i paladini della Romania che i trumpiani difendono: Calin Georgescu, candidato semisconosciuto arrivato primo, a sorpresa, al primo turno di una tornata elettorale annullata perché considerata – con prove – viziata da un’ingerenza (russa, cinese e di gruppi criminali) fatta di soldi e propaganda.
Georgescu è stato portato questa settimana alla polizia per essere interrogato (è stato rilasciato subito dopo, salutando la folla appena uscito, ha alzato il braccio destro come hanno fatto Elon Musk e Steve Bannon) dopo che in una perquisizione a casa di una trentina di suoi collaboratori sono stati trovati molti soldi e molte armi.
Nelle stesse ore i fratelli Tate, influencer con doppia cittadinanza americana e britannica, indagati in Romania per violenza sessuale e traffico di essere umani dal 2022, convertiti all’islam, teorici del dominio dell’uomo sulla donna – specialità che li ha resi popolari sia nel mondo fascista e islamofobo britannico sia nel mondo più conservatore dell’islam: che convergenza – sono riusciti a superare il divieto di uscire dalla Romania e salire su un aereo che li ha portati in Florida, grazie a interventi non ben specificati di esponenti del mondo trumpiano.
In sostanza, la destra americana denuncia l’illiberalismo europeo e tifa per un politico prorusso nostalgico del nazismo e per due influencer popolari tra islamisti e fascisti. Questa è la guerra culturale in corso, che serve per confondere una battaglia ben più seria: la Romania è cruciale per la Nato e per la difesa dell’Ucraina.