la difesa di kyiv

L'opzione più immediata e concreta per l'Ucraina contro Starlink

Giulia Pompili

L’arma più importante che l’Europa dovrà fornire a Kyiv riguarda l’orbita bassa e l'industria spaziale. Volano le azioni di Eutelsat

Secondo diverse fonti del Foglio, da giorni i funzionari europei stanno ragionando su un modo efficace e soprattutto veloce per rafforzare la Difesa ucraina anche dal punto di vista della rete satellitare. Non è facile, soprattutto perché l’Europa stessa non è ancora del tutto indipendente da questo punto di vista, ma è uno dei fattori più urgenti nel caso in cui l’America dovesse abbandonare completamente il sostegno all’Ucraina.

 

Qualche giorno prima dello scontro di venerdì nello Studio Ovale fra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo omologo americano Donald Trump, i negoziatori di Washington avevano messo i negoziatori di Kyiv davanti a quello che può essere definito un ricatto: se non accettate l’accordo sull’estrazione dei minerali strategici, il vostro accesso all’infrastruttura di comunicazione Starlink, di proprietà della SpaceX di Elon Musk, potrebbe essere messo a rischio. Sin dalle prime fasi dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, tre anni fa, il colosso satellitare Starlink messo a disposizione di Kyiv da Musk stesso aveva cambiato di molto la capacità tattica e di difesa degli ucraini. L’imprenditore, oggi parte dell’Amministrazione americana con il suo ruolo di capo del Department of Government Efficiency, otto mesi dopo l’inizio della guerra aveva iniziato a minacciare il Pentagono e la leadership di Zelensky di bloccare l’accesso a Starlink – Musk sosteneva che il servizio costava troppo alle sue casse, 20 milioni di dollari al mese, e che non avrebbe potuto essere per sempre gratis (oggi più della metà del servizio offerto all’Ucraina è pagato dalla Polonia). 

 


E del resto la connettività garantita da Starlink nelle aree di combattimento è cruciale per la Difesa ucraina. E’ per questo che a fronte delle minacce sempre più concrete della Casa Bianca di Trump l’Europa e la cosiddetta “coalizione di volenterosi” hanno bisogno di trovare una risposta adeguata, non solo in termini di armamenti, munizioni, e intelligence, ma anche nello spazio. Starlink si è sviluppato negli anni con un gigantesco vantaggio strategico: produce satelliti commerciali economici e può mandarli in orbita in pochissimo tempo, con un sistema da azienda privata, molto diverso dagli investimenti possibili per le industrie aerospaziali pubbliche. Ieri però Politico ha scritto che a Bruxelles qualcosa si sta muovendo. 

 


Il portavoce per Spazio e Difesa della Commissione europea, Thomas Regnier, ha fatto sapere che Kyiv ha già chiesto a Bruxelles la possibilità di partecipare a Eu Govsatcom, un recente programma della Commissione che mette a disposizione dei paesi membri (e partner, perché il Regno Unito, nel settore spaziale, non si è mai davvero staccato dall’Europa) alcune infrastrutture già esistenti per le comunicazioni satellitari, attraverso satelliti gestiti da governi e da alcune aziende accreditate. Govsatcom è operativa sin dall’inizio del 2025 per una necessità: il progetto satellitare europeo, Iris2, sarà pronto non prima del 2030 – salvo sorprese – e considerata la nuova Amministrazione americana e il ruolo di Musk, e quindi di Starlink, è urgente iniziare ad avere un sistema di comunicazione satellitare sicuro e indipendente. Govsatcom è veloce, si basa sulle attività di satelliti già esistenti e i  primi servizi saranno disponibili già da quest’anno, ma sarà pienamente operativa non prima di due anni. E’ per questo che l’Ucraina avrebbe chiesto all’Europa un servizio immediatamente operativo, per non rischiare di rimanere al buio, in tutti i sensi, da un momento all’altro. Come Taiwan, anche l’Ucraina sta pensando di rendersi autonoma dal punto di vista satellitare, ma è difficile pensare ora a un investimento economico gigantesco come quello per la messa in orbita di nuovi satelliti. Secondo alcune fonti da giorni a Bruxelles si parlerebbe quindi di affidare a un privato europeo gli occhi e le orecchie di Kyiv: ieri le azioni di Eutelsat OneWeb alla Borsa di Parigi sono schizzate fino a +41 per cento. Eutelsat e OneWeb, due società satellitari che si sono fuse due anni fa, hanno attualmente in orbita bassa poco più di 600 satelliti già operativi, e la prima vera costellazione dovrebbe essere formata entro il 2027. Il vantaggio della società franco-inglese è che sarà compatibile con Iris2, dunque col sistema immaginato dall’Unione europea, ma l’Europa ha un limite che, per esempio, né la Russia né SpaceX hanno: non ha una stazione di lancio  propria, il che rende costosa e complicata la messa in orbita dei satelliti. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.