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La Germania accelera sulla Difesa e pensa a un doppio bazooka da 800 miliardi

Lorenzo Monfregola

Sul tavolo della prossima Grosse Koalition ci sarebbe già un nuovo fondo speciale per finanziare il riarmo. "Sorprende la velocità con cui le cose stanno accadendo", dice Carlo Masala, professore ed esperto di sicurezza dell’Università della Bundeswehr di Monaco di Baviera

Berlino. Carlo Masala, professore ed esperto di sicurezza dell’Università della Bundeswehr di Monaco di Baviera, non è scioccato dagli stravolgimenti che Trump potrebbe imporre alla Nato: “Sorprende la velocità con cui le cose stanno accadendo. La tendenza generale però non sorprende, perché era considerata  da tempo come peggior scenario. Mi stupisce piuttosto che l’Europa non fosse preparata, che alcuni abbiano avuto un atteggiamento così ingenuo”. Almeno dall’invasione dell’Ucraina, Masala è diventato un volto molto noto al grande pubblico tedesco. Parlando con la stampa estera a Berlino, Masala spiega che la svolta in corso aveva già mostrato la sua accelerazione poche ore prima della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, quando “il segretario alla Difesa americano Hegseth ha detto, molto chiaramente: non siamo più il garante convenzionale primario di sicurezza per gli europei”. Ora, dice Masala, “sentiamo che nelle trattative tra Russia e Stati Uniti viene anche discusso il ritiro di truppe americane dai paesi baltici, dalla Polonia, dal fianco orientale”, una situazione in cui l’Articolo 5 della Nato potrebbe essere ridotto da Trump e diventare valido solo “nella componente nucleare”, quindi non in caso di conflittualità a più bassa intensità scatenate da Mosca.

 

La Russia, sottolinea Masala, non è “così indebolita come si crede”, continua a rafforzare la sua capacità militare e ha lasciato fuori dall’Ucraina asset strategici come la propria capacità aerea. Permettendosi meno impegno in Ucraina, continua il politologo, il Cremlino potrà a un certo punto provare a “testare la Nato” con “un’azione appositamente limitata”, per  esempio un’invasione con alcune truppe di una cittadina dell’Estonia come Narva, in cui l’ampia maggioranza degli abitanti è di lingua russa. Se la Nato saprà a quel punto difendersi, le truppe russe si ritirerebbero, ma se non dovesse succedere, “la Nato sarebbe finita e Putin avrebbe vinto” mentre continua le preparazioni a una guerra più grande. 

 

Dall’arrivo della nuova Amministrazione Trump, a Berlino scenari ipotetici come quello descritto da Masala vengono analizzati con sempre più attenzione. Si discute seriamente delle offerte di Parigi di allargare al resto d’Europa la protezione nucleare francese, nonostante si tratti di un’opzione tutt’altro che semplice, su un piano tecnico e operativo. La priorità per la Germania è intanto trovare i fondi necessari ad aumentare la propria capacità di difesa. Il cancelliere tedesco in pectore Friedrich Merz si è espresso con inedita decisione sulla necessità pressante di muoversi verso più indipendenza rispetto alla nuova Washington (un percorso per cui ci vorrà comunque un decennio). Sembra che le trattative della Cdu-Csu per creare un governo con la Spd vengano ora velocizzate proprio per questo  scopo. Secondo insistenti indiscrezioni, sul tavolo della prossima Grosse Koalition ci sarebbe già un nuovo bazooka per la difesa: un fondo speciale a debito da 400 miliardi di euro.

 

A questo fondo ne verrebbe aggiunto un secondo, di altri 400 miliardi, per investimenti nelle infrastrutture. Da parte della Cdu/Csu e della Spd c’è il massimo riserbo e non arrivano conferme ufficiali. Si sa solo che gli 800 miliardi in questione emergono da una valutazione fatta per il potenziale prossimo governo da un gruppo di economisti di primo piano. Se il doppio bazooka dovesse arrivare, potrà comunque essere questione di pochi giorni o addirittura ore. Per autorizzare i fondi come eccezione emergenziale rispetto al freno al debito costituzionale tedesco, infatti, servirebbero i 2/3 del voto del Bundestag. Un capitale di seggi ancora presente nel Parlamento uscente, in carica fino al 25 marzo, tramite un accordo tra Cdu/Csu, Spd, Verdi e Fdp. Nel prossimo Parlamento, invece, oltre  un terzo  dei seggi sarà nelle mani dell’ultra-destra AfD e della sinistra radicale Linke. AfD si potrà opporre al fondo militare in linea con la sua vicinanza a Mosca, mentre la Linke potrebbe farlo per un rivendicato pacifismo. Ne potrebbe uscire così una minoranza di blocco AfD-Linke molto apprezzata dal Cremlino. In altre parole: i due nuovi fondi potrebbero essere votati ancora dal vecchio Parlamento, cioè entro i prossimi venti giorni. I Verdi chiedono che a questo punto si approvi direttamente una riforma completa del freno al debito. La Cdu/Csu non sembra però aperta a discuterne ora, ma potrebbe ritornare sul tema in futuro. Sul lungo periodo, infatti, anche una somma apparentemente esorbitante come 400 miliardi potrebbe non essere sufficiente per le necessità delle Forze armate tedesche, mentre una modifica sostanziale del freno al debito permetterebbe di rendere più strutturati gli investimenti per la Difesa. Le necessità militari tedesche vanno dagli armamenti, con aziende nazionali come Rheinmetall in prima linea, e giungono fino all’aumento delle truppe. In merito al secondo punto sta tornando velocemente la questione della riattivazione della leva militare (eliminata nel 2011). La Csu bavarese ha chiesto che venga reinserita già entro la fine di quest’anno. “La sospensione del servizio militare obbligatorio non è più adatta all’attuale situazione di rischio” della Germania, ha detto Florian Hahn della Csu, portavoce per le politiche di Difesa. Parole più che emblematiche delle evoluzioni in corso nel paese.

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