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Come l'Amministrazione Trump vuole smantellare i finanziamenti alla ricerca
La guerra alla scienza. Tagli senza precedenti colpiscono NIH, NSF ed EPA. Eliminati programmi su equità e inclusione, migliaia di licenziamenti e fondi internazionali bloccati. Proteste nelle università e rischi per la ricerca globale
L’Amministrazione Trump sta mettendo la scienza americana in ginocchio. La sta già affamando e si ripromette di smantellarla. In particolare, ci sono stati massicci licenziamenti nei National Institutes of Health (Nih), nella National Science Foundation (Nsf) e nella Environmental Protection Agency (Epa). Gli alleati repubblicani di Trump, in Senato e Camera, dove hanno la maggioranza, progettano di approvare tagli draconiani al bilancio federale, spazzando via interi programmi scientifici e intere divisioni. Uno scienziato della Nih ha detto pubblicamente: “Hanno già reso impotente la prossima generazione di scienziati e ricercatori. Vogliono ricaccarci indietro ai secoli bui, fermando completamente la scienza sui suoi binari”. A detta di Trump e dei suoi accoliti, le migliaia di dipendenti in addestramento licenziati perseguivano progetti illegali, immorali e discriminatori. Banditissime sono le ricerche (a loro detta) centrate su diversità, equità e inclusione (Dei). Tutti i dipendenti scientifici che lavoravano in questi contesti sono stati licenziati. I siti web delle università americane che promuovevano diversità, equità e inclusione sono stati purgati, eliminando queste parole, pena blocco dei finanziamenti e addirittura penalità. Nih ha già perso 1200 dipendenti scientifici e altri 1500 saranno perduti tra pochi giorni. Da 20.500 verrà ridotta a meno di 18.000. Trenta università americane hanno bloccato le ammissioni alle scuole di dottorato, compresi i candidati già confermati.
Nemica viene considerata una “piccola élite scientifica” (sic) che, a loro detta, inghiotte le risorse dei contribuenti. Affamare e poi smantellare questa élite è il progetto dell’estrema destra americana. Niente di tutto questo ha precedenti nella storia degli Stati Uniti. Negli anni Novanta, l’allora presidente Bill Clinton effettuò una riduzione dell’apparato federale, ma si trattò di un taglio del solo 4 per cento, soprattutto non coprendo le posizioni di chi andava in pensione.
Il bilancio di Nih, il massimo elargitore di fondi per la ricerca biomedica al mondo, era di 47 miliardi di dollari. Ora è congelato e scienziati in altri paesi che hanno contato sui fondi si trovano in grave pericolo. Si tratta di 811 fondi elargiti internazionalmente, tra circa 60 paesi soprattutto per Canada, Regno Unito e Sud Africa. Primeggiano le ricerche sui tumori e le malattie infettive. Da poche migliaia di dollari su fino a sette milioni di dollari. La mancanza di fondi e di tecnici (molti sono stati licenziati) sta compromettendo i laboratori che fanno ricerche su scimmie, topi, ratti e altre specie. Difettano prodotti farmaceutici, spese per apparecchiature e perfino cibo. Ricerche di genetica che hanno richiesto anni di lavoro specializzato stanno andando in fumo. Un giudice federale ha cercato di imporre limiti a questi sciagurati sprechi, ma sia Trump che il suo vicepresidente J. D. Vance hanno dichiarato che i giudici non hanno autorità sull’esecutivo. Ancor meno contano per loro gli appelli di 22 procuratori generali (Attorney General) di altrettanti stati per fermare queste disposizioni.
Chiediamo, in esclusiva, un breve commento a Lynn Nadel, insigne neuroscienziato, psicologo e scienziato cognitivo dell’Università dell’Arizona: “È inconcepibile che gli Stati Uniti possano immergersi in un comportamento così autodistruttivo. Ciò che è stata l’invidia del mondo e un magnete per le migliori menti dell’intero globo viene ora sistematicamente demolito. Il danno arrecato alla scienza americana e alla sua capacità di interagire efficacemente con la scienza di altri paesi non potrà essere facilmente ricostruito, dato che la fiducia è distrutta. Un lamentevole caos.”
Per venerdì 7 marzo a mezzogiorno, in tutte le università americane, è indetta una massiccia manifestazione di protesta chiamata “Stand up for science”. È assai incerto quale risultato potrà avere.


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