Donald Trump al Congresso americano (foto Andrew Harnik/Getty Images) 

l'editoriale del direttore

Dall'Ucraina ai dazi. Il frondismo da destra contro Trump è possibile

Claudio Cerasa

Studiare il caso del Wall Street Journal per non osservare senza fiatare un presidente degli Stati Uniti deciso a combattere i propri alleati, a dividersi il mondo con i dittatori, a inondare il pianeta di dazi, a inoculare il virus del protezionismo. Una buona pista anche per Meloni

Se vi sentite conservatori, se vi sentite repubblicani, se non vi sentite di sinistra, se avete persino osservato con un briciolo di irresponsabile speranza l’ascesa al potere di Donald Trump, mossi dalla convinzione ingenua che il presidente americano nella sua azione di governo potesse essere melonianamente incoerente rispetto alle sue promesse elettorali, e se vi sentite spaesati, increduli, incapaci di capire come sia possibile, per chi si riconosce nei valori storici della destra, osservare senza fiatare un presidente degli Stati Uniti deciso a combattere i propri alleati, a dividersi il mondo con i dittatori, a inondare il pianeta di dazi, a inoculare il virus del protezionismo dei mercati mondiali.

 

Se vi sentite confusi, scombussolati, aggrovigliati nei vostri tormenti e vi chiedete come sia possibile non reagire, da destra, alle oscenità del trumpismo vi sarà forse di conforto sapere che in America, e non solo in America, c’è un vecchietto arzillo, di nome Rupert Murdoch, combattivo, conservatore, repubblicano, non di sinistra, che ha osservato con irresponsabile speranza l’ascesa di Trump, anche finanziandola, e che da qualche settimana a questa parte ha scelto di non ostacolare, e forse anche di incentivare, una formidabile campagna frondista del giornale conservatore più autorevole d’America: il Wall Street Journal.

   

Il Wall Street Journal, per Trump, non è un giornale come gli altri. È il giornale di Wall Street, dunque il più vicino agli operatori delle borse, e se c’è un avversario silenzioso che Trump teme, da sempre,  coincide proprio con il mondo dei mercati. È pronto a sfidare tutti Trump, si sa, ma i mercati no, almeno non fino in fondo. In questo senso, la campagna frondista del giornale conservatore più autorevole d’America (Murdoch ha anche Fox: lì la musica è diversa) è insieme spietata e formidabile. E da un mese il Wsj non gliene perdona una a Trump.

 

Il primo affondo arriva il 17 febbraio. Tema: l’Ucraina sarà il Vietnam di Trump? Svolgimento: il problema non è portare il leader russo al tavolo, ma fargli onorare un accordo. Il secondo affondo arriva due giorni dopo. Tema: Trump propende verso la svendita dell’Ucraina. Svolgimento: allo stato attuale, l’apparente affanno di Trump nel cercare un accordo a tutti i costi con Putin è un rischio per l’Ucraina, per l’Europa, gli interessi degli Stati Uniti e la sua stessa presidenza. Il terzo affondo arriva il 24 febbraio, a tre anni dall’invasione, quando gli Stati Uniti scelgono di votare con la Russia contro una risoluzione dell’Onu che accusava la Russia di aver invaso l’Ucraina tre anni fa. Tema: “Per gli Stati Uniti è stato un giorno triste, deplorevole”. Il quarto sganassone arriva il due marzo quando il Wsj descrive così il nuovo ordine mondiale immaginato da Trump: la sua strategia sembra muoversi verso quella di Tucker Carlson e J. D. Vance, che vedono l’America in declino e non più in grado di guidare o difendere l’occidente. La quinta sberla arriva il tre marzo. Tema: Trump fa il più stupido dei passi sui dazi. Svolgimento: le imposte in Messico e Canada sono le “più stupide” della storia, Trump sta massacrando gli amici, non gli avversari, le sue tasse colpiranno ogni transazione transfrontaliera e il mercato automobilistico nordamericano è così interconnesso che i primi a rimetterci saranno i consumatori americani.

  

Ieri, l’ultimo sigillo. Vance accusa il Regno Unito e la Francia di non aver combattuto alcuna guerra negli ultimi quarant’anni. Il Wsj ricorda che le truppe britanniche hanno combattuto al fianco degli americani in Afghanistan e in Iraq per l’intera durata di quelle guerre, che 457 soldati britannici hanno perso la vita in Afghanistan e 179 in Iraq e che la stessa Francia ha inviato 70 mila soldati in Afghanistan in 13 anni, 89 dei quali sono stati uccisi.

  

Il frondismo, con Trump, è possibile. Lo fanno in America, a livelli importanti, e chissà se è solo un sogno, un giorno, anche vederlo in Italia, non nei giornali ma direttamente a Palazzo Chigi. Viva il frondismo, viva il Wsj. 

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.