la sentenza

La Corte Suprema ha respinto la richiesta di Trump di congelare gli aiuti esteri di Usaid

Una Corte spaccata, con un voto di 5 a 4, ha bocciato l'ordine del presidente di congelare fondi del programma per quasi due miliardi di dollari. Una sconfitta (a breve termine) per l'Amministrazione. Ma non è chiaro quando il denaro arriverà nelle casse delle ong

La Corte Suprema americana ha respinto la richiesta d'urgenza del presidente Trump di congelare quasi due miliardi di dollari in aiuti all'estero dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid), una delle misure adottate nell'ambito della crociata per tagliare le spese federali. Insomma, i piani di Trump dovranno affrontare una Corte più scettica di quanto la sua composizione, con sei nominati repubblicani, potrebbe suggerire.

 

Con un voto di 5 a 4, la Corte Suprema si è infatti spaccata in due: cruciali sono stati i voti dei due giudici conservatori, il capo della Corte John Roberts e Amy Coney Barrett, nominata da Trump durante il suo primo mandato, che hanno votato insieme ai tre giudici liberal. Mentre gli altri quattro giudici conservatori, Clarence Thomas, Samuel Alito, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, questi ultimi due anche nominati da Trump, hanno votato per accogliere il ricorso dell'Amministrazione repubblicana. La sentenza conferma quindi la validità della decisione del giudice distrettuale Amir Ali che aveva ordinato che venissero immediatamente sbloccati i finanziamenti dell'Usaid che erano già stati stanziati. Ma ordina allo stesso tempo al giudice Ali di "chiarire quali obblighi il governo deve adempiere". Ali terrà un’udienza oggi per valutare una sospensione più duratura dell’ordinanza.

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Si tratta di una sentenza importante perché è la prima decisione della Corte Suprema sugli ordini esecutivi e i blitz del Doge per tagliare i fondi al governo federale. Non sarà l'ultima: ci sono già oltre 100 ricorsi contro l'Amministrazione. Ma non è chiaro quanto rapidamente il denaro riprenderà a fluire nelle casse delle ong.

 

L'Amministrazione ha sospeso gli aiuti il ​​20 gennaio, il primo giorno di mandato di Trump. Il suo ordine esecutivo ha temporaneamente interrotto migliaia di programmi umanitari in tutto il mondo per valutare se fossero "pienamente allineati con la politica estera del presidente degli Stati Uniti". Il ricorso contro lo stop dei fondi era stato presentato dalla Aids Vaccine Advocacy Coalition e dal Global Health Council, che contestavano il congelamento in quanto esercizio incostituzionale del potere presidenziale e denunciavano come questo abbia portato le associazioni sull'orlo della bancarotta, al licenziamento di personale e a fermare la distribuzione di aiuti alimentari e persino di farmaci salvavita. Il blocco dei fondi ha creato una crisi a cascata che minaccia l'assistenza medica in tutto il mondo, lascia andare a male il cibo nei magazzini e mette in crisi il lavoro di aziende e associazioni oltre a rischiare di alimentare la diffusione di malattie e l'instabilità politica in diversi paesi del sud del mondo.

 L’Amministrazione Trump ha sostenuto che la situazione è cambiata poiché il congelamento generale della spesa è stato sostituito da valutazioni individuali, che hanno portato alla cancellazione di 5.800 contratti dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) e di altri 4.100 finanziamenti del Dipartimento di Stato, per un totale di quasi 60 miliardi di dollari in aiuti.