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La seconda Zeitenwende

Perché nel riarmo europeo la Germania deve giocare il ruolo di leader

David Carretta

Oggi il Consiglio europeo straordinario darà il via libera politico al piano di riarmo dell’Europa da 800 miliardi di euro proposto da von der Leyen. Berlino è l’ultimo dei frugali a convertirsi di fronte alle minacce alla sicurezza. Il Patto di Stabilità da rifare. Orbán minaccia il veto su Kyiv

Bruxelles. Il Consiglio europeo straordinario di oggi darà il via libera politico al piano di riarmo dell’Europa da 800 miliardi di euro proposto dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Il tradimento di Donald Trump nei confronti dell’Ucraina ha messo gli europei con le spalle al muro. “E’ cambiato il mondo”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. Sull’Europa della difesa è cambiata soprattutto la Germania, il paese atlantista per eccellenza. Dopo aver annunciato un fondo da 500 miliardi di euro e aver promesso di togliere il freno al debito per la difesa, Friedrich Merz vuole anche modificare il Patto di stabilità per spendere di più nel settore militare. La sospensione delle regole fiscali promessa da von der Leyen non basta. E’ solo l’inizio. 

 

L’ambasciatore tedesco presso l’Ue ha sorpreso i suoi omologhi ieri, durante la riunione per discutere la bozza di conclusioni del Consiglio europeo straordinario. La Germania chiede di andare oltre la proposta di von der Leyen di attivare le “clausole di salvaguardia nazionali” del Patto di stabilità per consentire di spendere l’1,5 per cento di pil in più per la difesa per i prossimi quattro anni. Berlino vuole riformare di nuovo il Patto, nonostante sia stato modificato appena un anno fa. Con Trump l’ombrello di protezione americano attraverso la Nato non è più scontato. Peggio, potrebbe richiudersi all’improvviso. Secondo i tedeschi, l’aumento della spesa militare sarà “un’esigenza pluriennale che avrà carattere strutturale”, spiega una fonte. I quattro anni di deroga promessi da von der Leyen non sono sufficienti. Dietro i ragionamenti giuridici e finanziari c'è un “cambio di mentalità” da parte della leadership tedesca. In sole cinque settimane Trump ha spinto la Germania a quella che alcuni a Bruxelles definiscono “una svolta a 180 gradi sulla politica fiscale”. Ma la svolta è anche politica. “I tedeschi dicono facciamo debito per noi stessi con l’Europa, e non ignorando l’Europa come era accaduto in passato”, dice il diplomatico europeo

La Germania è solo l’ultimo dei frugali a convertirsi di fronte alle nuove minacce geopolitiche. Paesi Baltici, Finlandia, Danimarca e Svezia hanno abbandonato la loro ortodossia di fronte alla minaccia russa. Nell’Ue rimane un unico vero frugale, i Paesi Bassi. Se Merz andrà effettivamente avanti su questa strada spingerà la Commissione   a uscire dalla prudenza. “La chiave è che la Germania giochi un ruolo di leader”, spiega un responsabile europeo. “Si chiude una pagina e si apre un nuovo libro sulla difesa europea”, conferma al Foglio un alto funzionario dell’Ue, secondo il quale il piano da 800 miliardi di von der Leyen “non è la fine della storia”. Molti scommettono che a giugno i leader discuteranno di un nuovo strumento di debito comune per rafforzare le capacità militari sul modello di Next Generation Eu, il fondo da 750 miliardi di debito comune per la ripresa post pandemia. La bozza di conclusioni del vertice chiede a von der Leyen di presentare, oltre al piano da 800 miliardi, “ulteriori elementi e opzioni volti a incrementare sostanzialmente i finanziamenti per la difesa europea e a rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea”.

In attesa di costruire l’Europa della difesa, il vertice oggi deve fare i conti con una crisi più urgente. Viktor Orbán minaccia il veto sulle conclusioni sull’Ucraina. Il premier ungherese contesta il continuo sostegno a Kyiv, il richiamo alla sua integrità territoriale, la volontà di fornire garanzie di sicurezza solide. Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, cercherà l’unità, ma è pronto a rispondere che “Orbán si è isolato da solo” e l’Europa è unita al fianco dell’Ucraina. Fino al punto di fare da sola senza gli Stati Uniti? Su questo gli europei sono divisi. “Siamo una delle più grandi economie al mondo, abbiamo la forza finanziaria ed economica non solo di continuare a mettere pressione sulla Russia, ma anche di aiutare l’Ucraina”, spiega un diplomatico di un paese membro. “E’ illusorio pensare poter trovare soluzioni senza la partecipazione degli Stati Uniti, anche solo indiretta attraverso l’intelligence”, risponde un diplomatico di un altro stato membro.