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Il discorso

Così l'Europa può affrontare un dittatore sostenuto da un traditore. E vincere

La minaccia di Putin e Trump e la salvezza di Kyiv. L’aiuto americano a Mosca “è il più grande errore strategico mai commesso in una guerra. Ma gli europei hanno aperto gli occhi". Le parole del senatore Malhuret alla Camera alta francese

Traduciamo il discorso tenuto dal senatore Claude Malhuret alla Camera alta francese il 4 marzo scorso.

 


 

Signor presidente, signor primo ministro, signori ministri, cari colleghi, l’Europa si trova in una fase critica della sua storia. Lo scudo americano si sta ritirando, l’Ucraina rischia di essere abbandonata e la Russia si rafforza. Washington è diventata la corte di Nerone, con un imperatore incendiario, cortigiani sottomessi e un buffone sotto ketamina incaricato di epurare la funzione pubblica. Questa è una tragedia per il mondo libero. Ma è, prima di tutto, una tragedia per gli Stati Uniti. Il messaggio di Trump è che non ha senso essere suoi alleati perché non vi difenderà, imporrà più dazi a voi che ai suoi nemici e minaccerà di impadronirsi dei vostri territori sostenendo le dittature che vi invadono. Il “re degli accordi” sta dimostrando cos’è davvero l’arte della trattativa: sottomettersi. Pensa di intimidire la Cina inchinandosi davanti a Putin, ma Xi Jinping, di fronte a un simile disastro, sta senza dubbio accelerando i preparativi per l’invasione di Taiwan.

Mai nella storia un presidente degli Stati Uniti si era arreso di fronte al nemico. Mai un presidente aveva sostenuto un aggressore contro un alleato. Mai prima d’ora un presidente aveva calpestato la Costituzione americana, emanato così tanti decreti illegali, destituito i giudici che avrebbero potuto impedirglielo, licenziato il personale militare in un colpo solo, indebolito tutti i contrappesi istituzionali  e preso il controllo dei social network. Questa non è una semplice deriva illiberale. E’ l’inizio della confisca della democrazia. Ricordiamo che  bastarono solo un mese, tre settimane e due giorni per far crollare la Repubblica di Weimar e la sua costituzione. Ho fiducia nella solidità della democrazia americana e il paese sta già protestando. Ma in un mese Trump ha fatto più danni all’America che in quattro anni della sua ultima presidenza.  

Eravamo in guerra contro un dittatore. Ora stiamo combattendo contro un dittatore sostenuto da un traditore. Otto giorni fa, proprio nel momento in cui Trump stringeva la mano di Macron alla Casa Bianca, gli Stati Uniti votavano all’Onu insieme alla Russia e alla Corea del nord, contro gli europei,  opponendosi al ritiro delle truppe russe.  Due giorni dopo, nello Studio Ovale, il fuggiasco del servizio militare dava lezioni di moralità e strategia all’eroe di guerra Zelensky, prima di congedarlo come uno stalliere, ordinandogli di sottomettersi o dimettersi. Ieri sera ha fatto un ulteriore passo avanti nella sua infamia, bloccando la consegna delle armi che aveva promesso. Cosa fare di fronte a questo tradimento? La risposta è semplice: affrontarlo. E prima di tutto, non commettere errori. La sconfitta dell’Ucraina sarebbe la sconfitta dell’Europa. I paesi Baltici, la Georgia e la Moldavia sono già sulla lista. L’ obiettivo di Putin è tornare a Yalta, dove metà del continente fu ceduto a Stalin. I paesi del Sud aspettano l’esito del conflitto per decidere se continuare a rispettare l’Europa o se siano ormai liberi di calpestarla.

 

              

 

Putin vuole la fine dell’ordine stabilito dagli Stati Uniti e dai loro alleati ottant’anni fa, il cui primo principio era il divieto di acquisire territori con la forza. Questo principio è alla base stessa dell’Onu, dove oggi gli americani votano a favore dell’aggressore e contro l’aggredito, perché la visione di Trump coincide con quella di Putin: un ritorno alle sfere di influenza, dove le grandi potenze   dettano il destino dei piccoli paesi. La Groenlandia, Panama e il Canada sono miei; l’Ucraina, i Baltici e l’Europa orientale sono tuoi; Taiwan e il Mar Cinese Meridionale sono suoi. Nei salotti degli oligarchi del Golfo di Mar-a-Lago, questo viene chiamato “realismo diplomatico”. Quindi siamo soli. Ma l’idea che non si possa sconfiggere Putin è falsa. Contrariamente alla propaganda del Cremlino, la Russia è in difficoltà. In tre anni, il cosiddetto secondo esercito del mondo è riuscito a racimolare solo le briciole di un paese con una popolazione tre volte inferiore alla sua. I tassi di interesse al 25 per cento, il crollo delle riserve  di valuta e oro e il collasso democratico dimostrano che la Russia è sull’orlo del baratro. L’aiuto americano a Putin è il più grande errore strategico mai commesso in una guerra. Ma ha avuto un effetto positivo: gli europei hanno aperto gli occhi. A Monaco, hanno capito che la sopravvivenza dell’Ucraina e il futuro dell’Europa dipendono da loro e che hanno tre imperativi: accelerare gli aiuti militari all’Ucraina per compensare l’abbandono americano, permetterle di resistere e garantire la presenza europea in qualsiasi negoziato.

Questo avrà un costo: bisognerà superare il tabù dell’utilizzo dei beni russi congelati e i complici di Mosca in Europa dovranno essere aggirati da una coalizione di volenterosi, tra cui ovviamente il Regno Unito. In secondo luogo, pretendere che qualsiasi accordo includa il ritorno dei bambini e dei prigionieri rapiti e da garanzie di sicurezza assolute. Dopo Budapest, la Georgia e Minsk, sappiamo bene quanto valgano gli accordi con Putin. Queste garanzie includono una forza militare sufficiente a prevenire una nuova invasione
Infine, e questa è la cosa più urgente, perché è quella che richiederà più tempo, dobbiamo costruire una difesa europea che è stata trascurata a favore dell’ombrello americano dal 1945 e che è stata affrontata dalla caduta del Muro di Berlino. E’ un compito titanico, ma è sul suo successo o sul suo fallimento che i leader dell’Europa democratica di oggi saranno giudicati nei libri di storia. Friedrich Merz ha appena dichiarato che l’Europa ha bisogno di una propria alleanza militare. E’ un riconoscimento del fatto che la Francia ha avuto ragione per decenni nel sostenere l’autonomia strategica. Ora bisogna realizzarla.

Dobbiamo investire massicciamente nel settore militare, rafforzare il Fondo europeo per la difesa al di fuori dei vincoli di Maastricht, armonizzare i sistemi di armi e munizioni e accelerare l’adesione dell’Ucraina, che ora è il più grande esercito europeo. Ripensare il luogo e le condizioni della deterrenza nucleare basata sulle capacità francesi e britanniche. Rilanciare lo scudo missilistico e i programmi satellitari. Il piano annunciato ieri da Ursula von der Leyen è un ottimo punto di partenza. Ma servirà molto di più. L’Europa può tornare a essere una potenza militare solo  se tornerà una potenza industriale. In breve, il rapporto Draghi deve essere attuato. Per sempre. Ma il vero riarmo dell’Europa è il suo riarmo morale. Dobbiamo convincere l’opinione pubblica della necessità di un cambiamento di fronte alla stanchezza e alla paura della guerra, e soprattutto  smascherare i complici di Putin: l’estrema destra e l’estrema sinistra. Ieri all’Assemblea nazionale hanno nuovamente attaccato  l’unità e la difesa europea. Dicono di volere la pace. Quello che né loro né Trump dicono è che la loro pace è la resa. E’ la pace della sconfitta, la sostituzione di De Gaulle-Zelensky con un pétain ucraino asservito a Putin, la pace dei collaborazionisti che da tre anni rifiutano ogni aiuto agli ucraini. 

 

               

 

E’ la fine dell’Alleanza atlantica? Il rischio è grande, ma negli ultimi giorni l’umiliazione pubblica di Zelensky e tutte le decisioni folli prese nell’ultimo mese hanno finalmente fatto risvegliare gli americani. I sondaggi sono in calo, i politici repubblicani sono accolti da folle ostili nei loro collegi elettorali e persino Fox News è diventata critica. I trumiani  non sono più in maestà, controllano l’esecutivo, il Parlamento, la Corte suprema e i social network, ma nella storia americana i sostenitori della libertà hanno sempre prevalso. Stanno iniziando a rialzare la testa. Il destino dell’Ucraina si gioca in trincea, ma dipende anche da coloro che negli Stati Uniti vogliono difendere la democrazia, e qui dalla nostra capacità di unire gli europei, di trovare i mezzi per la loro difesa comune e di far tornare l’Europa la potenza che è stata nella storia e che esita a tornare. I nostri genitori hanno sconfitto il fascismo e il comunismo a caro prezzo. Il compito della nostra generazione è quello di sconfiggere i totalitarismi del Ventunesimo secolo. Viva l’Ucraina libera, viva l’Europa democratica.

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