(Ansa)

Il piano francese

Parigi propone alcuni modelli di investimento per il riarmo europeo, senza aumentare le tasse

Mauro Zanon

Il presidente della Repubblica francese ha ribadito la necessità di un riarmo europeo per rispondere alla minaccia esistenziale rappresentata dalla Russia di Vladimir Putin e ha chiesto al governo di lavorarci il più velocemente possibile 

L’accelerazione improvvisa della storia richiede “nuove scelte di bilancio e investimenti aggiuntivi che sono ormai diventati indispensabili”. Mercoledì sera, nel suo discorso alla nazione alla vigilia del Consiglio straordinario sulla pace in Ucraina e la difesa europea, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha ribadito la necessità di un riarmo europeo per rispondere alla minaccia esistenziale rappresentata dalla Russia di Vladimir Putin ma anche dal disimpegno americano che il presidente Donald Trump vorrebbe portare all’estremo. “Ho chiesto al governo di lavorarci il più velocemente possibile. Si tratterà di nuovi investimenti che richiedono finanziamenti pubblici e privati, senza aumentare le tasse”, ha precisato Macron.

Domenica, al Foglio, il presidente francese aveva fissato per l’Europa l’obiettivo del “3 – 3,5 per cento del pil” per le spese militari. La Francia, attualmente, spende il 2 per cento del suo pil per la difesa, pari a 60 miliardi di euro, ma il contesto geopolitico, secondo l’inquilino dell’Eliseo, impone decisioni urgenti e uno sforzo inedito. “Ho chiesto al governo di intervenire per rafforzare le nostre forze armate il più rapidamente possibile, e per accelerare il processo di reindustrializzazione in tutte le nostre regioni. Insieme ai ministri competenti, nei prossimi giorni incontrerò gli industriali del settore”, ha dichiarato mercoledì sera Macron. Ma come trovare la quadra tra il necessario sforzo di guerra e l’imperativa riduzione del deficit (obiettivo 5,4 per cento nel 2025, rispetto al 6 del 2024) richiesta da Bruxelles? Martedì, il ministro dell’Economia francese, Éric Lombard, ha evocato alcune piste in un’intervista a France Info, escludendo che l’aumento delle spese militari comporterà un taglio del welfare. “Manterremo il sistema di protezione sociale francese, è assolutamente essenziale”, ha assicurato Lombard.

Tra le idee del ministro, figura quella di rendere permanente il “contributo differenziale” per le famiglie ad alto reddito, votato nella finanziaria 2025. “Le persone che hanno risparmi significativi devono contribuire ed è a questo che stiamo pensando”, ha affermato Lombard, sottolineando che esistono delle “piste interessanti di mobilitazione del risparmio dei francesi”. Ieri, in un’intervista rilasciata a France Inter, il ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, ha dichiarato di essere in discussione con Lombard “per i francesi che vogliono investire denaro in modo patriottico”. “Non lo so, non sono il ministro dell’Economia e delle Finanze, ma credo sia un’idea interessante pensare che questo denaro contribuisca a riarmare il paese”, ha detto Lecornu. L’idea dell’esecutivo è dunque quella di incoraggiare i francesi a investire parte dei loro risparmi in fondi di finanziamento della difesa. Secondo quanto riportato da Public Sénat, i modelli sul tavolo sono due. Il primo è il disegno di legge presentato lo scorso anno dal gollista Pascal Allizard che suggerisce di destinare una parte dei fondi del Livret A (il classico libretto di risparmio dei francesi, esente da tasse), all’industria della difesa. Il secondo, promosso dal socialista Rachid Temal, invoca invece la creazione di un nuovo strumento, un “libretto di risparmio difesa sovranità”.

Ma il governo francese punta anche sul settore privato che, nel suo complesso, sarà invitato a contribuire allo sforzo di guerra attraverso gli investimenti. “E’  su base volontaria. Vogliamo mobilitare gli attori privati, gli investitori, le compagnie di assicurazione e le banche”, ha spiegato il ministro dell’Economia a France Info. Quando era ancora direttore generale della Caisse des Dépôts, la Cassa depositi e prestiti francese, Lombard aveva già lavorato alacremente per eliminare gli ostacoli agli investimenti nel settore della difesa. La questione sarà oggetto di un incontro il prossimo 20 marzo a Bercy, cui parteciperanno i ministri dell’Economia e della Difesa, investitori, banchieri e assicuratori. 

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