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Mark Carney, il premier giusto per i dazi di Trump

Paola Peduzzi

L’ex governatore della Banca centrale vince le primarie e prende il posto dell’uscente Trudeau. “Nel commercio come nell’hockey il Canada vincerà”

Mark Carney ha vinto le primarie della sinistra canadese e diventerà premier, al posto di Justin Trudeau che si è dimesso a dicembre. Ringraziando gli elettori, Carney è stato molto chiaro nei confronti dell'America di Donald Trump e della guerra commerciale: “Nel commercio, come nell'hockey, il Canada vincerà”.

Sessant'anni domenica prossima, Carney è stato governatore della Banca del Canada e della Banca d'Inghilterra: è l'unico leader al mondo ad aver ricoperto questo incarico in due paesi del G7. Cresciuto a Edmonton, cattolico, ha studiato ad Harvard e a Oxford, ha lavorato da Goldman Sachs, è di casa al Forum di Davos, ed è per questo che fino a pochissimo tempo fa erano davvero pochi i canadesi che sapevano riconoscerlo. A gennaio si è candidato alle primarie del Liberal Party, con un approccio critico nei confronti di Trudeau: Carney si è posto come il leader che potrà aggiustare quel che il premier uscente ha rotto. Ma la linea rossa della politica canadese è stato Trump a segnarla: bisogna difendersi dagli attacchi e dalle conseguenze disastrose dei dazi.

 

Per questo sono stati due mesi intensi, i commentatori dicono che è stato uno “speed dating”, i canadesi hanno imparato a conoscere, e ad apprezzare, Carney in pochissimo tempo. Lui è esperto, spigliato, competente, è andato a inaugurare la sua campagna elettorale da Jon Stewart e ha detto parlando delle mire americane sul Canada: “Siete molto carini, ma non veniamo a vivere con voi”. Trump continua invece a far riferimento a una convivenza forzata, a un'annessione: vedremo se chiamerà anche Carney “governatore del Canada” come ha fatto finora con Trudeau.

Gli attacchi di Trump hanno già condizionato molto la politica canadese. Le dimissioni di Trudeau sono state determinate da una rivolta interna del suo governo convinto che il premier non prendesse abbastanza sul serio la questione dei dazi. L'impopolarità di Trudeau è antecedente all'arrivo di Trump, ma sono state le continue minacce a spingere il premier alle dimissioni. Poi però, quando le minacce sono diventate misure economiche pesantissime e Washington ha iniziato ad accanirsi sul Canada parlandone come se lo volesse annettere da un momento all'altro, la campagna elettorale è cambiata moltissimo. Il Partito conservatore di Pierre Poilievre, che era davanti di 15 punti e sembrava imbattibile, è stato agganciato dal Liberal Party, e i canadesi hanno scoperto un orgoglioso patriottismo che non era pensabile. 

 

Durante le primarie, i conservatori hanno criticato Carney in particolare perché non ha mai partecipato a una campagna elettorale e non è mai stato eletto. Ma il problema principale per loro è che sui dazi e anche sull'immigrazione, i due grandi temi che accendono la miccia con il vicino americano, sono d'accordo con la sinistra. E che la competenza di Carney, che diventerà premier nei prossimi giorni, è la risposta migliore alle fantasie trumpiane. 

Poi ora comincerà la gara vera: la prima data possibile per le elezioni è il 21 aprile, praticamente domani, ma sta andando tutto molto in fretta.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi