
i negoziati
I punti dell'incontro tra americani e ucraini in Arabia Saudita
Mentre l'Ucraina subisce i danni della coppia Trump-Putin, a Gedda si apre il primo tavolo con funzionari di alto livello. Le delegazioni, le anomalie, il ruolo dei sauditi e le proposte di Kyiv e Washington
L’Amministrazione di Donald Trump ha scelto l’Arabia Saudita come piattaforma per ogni colloquio. Riad per gli Stati Uniti è centrale perché è un posto di cui il presidente americano si fida e perché è anche la base di molti affari di Trump, di uomini della sua squadra e dell’Amministrazione. Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato a Gedda, una città che non percepisce come ostile: Zelensky ha già avuto modo di incontrare il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, che nel 2023 lo invitò a parlare davanti ai leader della Lega araba proprio a Gedda. L’Arabia Saudita è interessata a diventare il centro di mediazioni e colloqui, quindi ha accettato il suo ruolo, nonostante ci sia un’anomalia da rilevare: tra alleati di solito non si parla in paesi terzi, invece americani e ucraini si ritroveranno in Arabia Saudita, proprio come a febbraio avevano fatto russi e americani.
E’ la prima volta che Washington sventola tanta equidistanza, e proprio come a febbraio l’incontro con gli emissari di Mosca aveva come obiettivo principale quello di parlare della ripresa delle relazioni tra Russia e Stati Uniti, con Kyiv la squadra di Trump vuole parlare dell’accordo sui minerali, che continua a essere molto vago. Il presidente americano ambisce ad avere in tasca un’intesa che mostri ai suoi elettori che gli ucraini risarciranno gli Stati Uniti per l’aiuto avuto fino a questo momento, la proposta originale era rapace e puntava a togliere all’Ucraina la gestione delle proprie risorse, condannandola alla bancarotta certa. La seconda versione che circolava invece prima del litigio nello Studio ovale era un memorandum sulla creazione di un fondo comune tra Kyiv e Washington per la gestione delle risorse dopo la fine della guerra. Il metodo di lavoro e negoziale degli Stati Uniti è di portare al tavolo delle trattative ucraini e russi, esercitandosi prima su altri temi. Finora però sono emersi molti problemi: da Mosca la Casa Bianca non ha avuto nulla a parte i complimenti per le restrizioni imposte a Kyiv, nonostante Washington abbia sospeso i cyberattacchi, abbia accettato le deleghe del nuovo ambasciatore russo negli Stati Uniti e abbia dimostrato quanto Trump tenga alle relazioni future con la Russia e punti a soffocare la resistenza di Kyiv.
Zelensky è arrivato in Arabia Saudita parlando del desiderio ucraino di pace e dopo giorni di devastazione: la scorsa settimana la Russia ha lanciato contro l’Ucraina 1.200 bombe, 870 droni e oltre 80 missili. Per la prima volta Kyiv si è trovata a combattere non soltanto consapevole che gli Stati Uniti non manderanno più aiuti militari, ma anche a occhi chiusi, senza il sostegno delle informazioni di intelligence americane che servivano a intercettare gli attacchi dei russi e quindi a difendere il paese. Sapendo della cecità degli ucraini, Mosca ha incrementato ancora di più i bombardamenti che già nelle ultime settimane aveano raggiunto un ritmo difficile da sostenere. L’unica risposta di Donald Trump è stata che se il Cremlino avesse continuato a “martellare” l’Ucraina allora lui avrebbe preso in considerazione delle sanzioni molto forti per colpire il sistema bancario di Mosca. La differenza di trattamento che Trump riserva ai russi e agli ucraini è evidente, quindi a Kyiv hanno smesso di illudersi di poter trasformare il rapporto con la Casa Bianca e i funzionari dell’Ucraina sono andati a Gedda appesantiti da questa consapevolezza, ma determinati a far comprendere la differenza tra la pace e la resa.
Della squadra degli americani faranno parte gli stessi che avevano incontrato i russi: il ministro degli Esteri, Marco Rubio, il consigliere per la sicurezza nazionale, Michal Waltz, e l’inviato speciale per il medio oriente, Steve Witkoff, che dopo l’incontro a Gedda andrà mercoledì a Doha a mediare la seconda fase dell’accordo tra Israele e Hamas. Per Kyiv invece saranno presenti il capo di gabinetto della presidenza ucraina che è l’uomo più vicino a Zelensky, Andri Yermak, il suo vice Pavlo Palisa, il ministro degli Esteri, Andri Sybiha, e il ministro della Difesa, Rustem Umerov. Gli istanti prima di un vertice importante sono spesso una corsa a lanciare messaggi e secondo fonti della Reuters lo scopo della delegazione americana è di capire quali concessioni materiale è pronta a fare Kyiv. Secondo il Financial Times, gli ucraini presenteranno una proposta di cessate il fuoco che non comprende le attività lungo il fronte ma include gli attacchi con droni e missili e le ostilità nel Mar Nero e sarebbe questo il primo risultato della cecità imposta da Trump. Rubio ha detto che se si arriverà all’accordo sui minerali allora gli Stati Uniti potrebbero riconsiderare la consegna degli aiuti. Se i russi erano arrivati in Arabia Saudita forti di veder cedere i trumpiani alle loro richieste, gli ucraini arrivano costretti dopo una settimana sanguinosa in cui i divieti americani si sono alleati con gli attacchi dei russi.
Un giornalista del Washington Post ha chiesto a Donald Trump se non si sente preso in giro da Putin che incrementa i bombardamenti contro l’Ucraina mentre lui parla di pace e accusa Zelensky di spingere il mondo verso la Terza guerra mondiale. Trump ha offeso il giornalista per la domanda e ha risposto: “Putin non mi sta mancando di rispetto”.


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