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Il voto 

L'unico no alla risoluzione Onu di Kiribati è degli Stati Uniti

Massimo Introvigne

L'ossessione dell'Amministrazione Trump per la cultura woke colpisce ancora: gli USA sono stati l'unico paese a votare contro l'istituzione della Giornata Internazionale della Speranza alle Nazioni Unite, perché la risoluzione "contiene riferimenti alla diversità, all'equità e all'inclusione"

La settimana scorsa le Nazioni Unite hanno votato per inserire tra le loro “giornate internazionali” una Giornata internazionale della Speranza. Un solo paese ha votato contro: gli Stati Uniti, facendosi irridere dal delegato cinese, che ha notato che gli Stati Uniti ormai sono perfino contro la speranza.


Alcune “giornate internazionali” sono ben note come la Giornata internazionale della Donna e quella dei Diritti umani, 10 dicembre. Ma ogni ricorrenza genera eventi e convegni, che possono beneficiare del marchio delle Nazioni Unite e spesso sono tutt’altro che poco interessanti. Gli Stati Uniti hanno dapprima giustificato il voto contrario con un possibile costo per i contribuenti americani. Ma questa motivazione è stata cambiata in corsa perché nel caso specifico i promotori hanno dichiarato di rinunciare a qualunque contributo economico. Gli Stati Uniti hanno quindi dichiarato di votare contro perché il testo della risoluzione “contiene riferimenti alla diversità, all’equità e all’inclusione che sono in contrasto con le attuali politiche americane”. Il commento è una testimonianza dell’ossessione dell’Amministrazione Trump per il wokismo, che ha buone ragioni di criticare ma non di vedere dove non c’è. Il riferimento contestato è una citazione della risoluzione che istituiva la Giornata internazionale della coscienza, all’epoca sostenuta dall’Amministrazione statunitense. L’Amministrazione Biden? No, l’Amministrazione Trump, nel 2019


La risoluzione sulla speranza è stata presentata da Kiribati, uno stato-isola dell’Oceania tra i più poveri del mondo, il cui ambasciatore alle Nazioni Unite è l’ex presidente del Paese, Teburoro Tito, che conosco personalmente, un cattolico che parla della speranza citando Benedetto XVI. Fra i pochi firmatari italiani della proposta originaria ci sono il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan e il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Non proprio una collezione di attivisti woke
 

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