John Healey (Ansa)

il fronte inglese

Il ministro Healey e l'ammiraglio Radakin maneggiano America ed Europa in nome della difesa di Kyiv

Paola Peduzzi

A Parigi, per gli incontri con i partner della Nato e dell'Europa, sono entrambi d'accordo e, come ribadito in diverse occasioni, hanno le idee chiare: il Regno Unito vuole essere il migliore alleato delle democrazie globali 

Il ministro della Difesa britannico, John Healey, e il comandante delle Forze armate britanniche, l’ammiraglio Tony Radakin, sono arrivati ieri a Parigi per gli incontri con i partner della Nato e dell’Europa organizzati dal governo francese. L’obiettivo comune, e condiviso, è quello di continuare a sostenere l’Ucraina e compensare il ritiro americano, militare e d’intelligence, voluto dall’Amministrazione Trump, che sta causando danni enormi alla difesa ucraina. Ma il Regno Unito, in questa nuova geografia diplomatica, si è ritagliato anche il compito di salvaguardare, finché è possibile e plausibile, il legame con gli Stati Uniti. Healey, 65 anni, il primo incarico di governo all’epoca di Tony Blair, è andato a Washington la settimana scorsa per incontrare il capo del Pentagono, Pete Hegseth, e dirgli: “Ci avete chiesto di farci avanti nella difesa dell’Ucraina, nella spesa per la difesa, nella sicurezza europea, e posso dirvi che lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo e lo faremo”. Secondo i resoconti, in particolare quello di Tim Shipman, informatissimo giornalista del Times che sta per passare allo Spectator, l’incontro è stato molto cordiale, è durato più del previsto e Healey e Hegseth si sono ritagliati 20 minuti di colloquio da soli, senza le delegazioni. Ad accogliere i britannici c’erano dei biscotti tondi un po’ con la bandiera americana e un po’ con quella britannica: l’ambasciatore Peter Mandelson, appena arrivato a Washington e spericolatamente disposto a tutto pur di non spezzare l’intesa storica tra il suo paese e l’America, ha chiesto di poterne portare a casa uno, in modo da farli preparare uguali, e Hegseth gli ha proposto di fargliene quanti ne vuole, “qualsiasi cosa per la special relationship”. 

Nelle stesse ore, l’Amministrazione Trump aveva sospeso non soltanto gli aiuti militari a Kyiv ma anche la condivisione delle informazioni vitali per la resistenza ucraina, uno choc per tutti gli alleati, ma non una sorpresa per Londra: il consigliere per la Sicurezza nazionale di Donald Trump, Mike Waltz, aveva detto al suo omologo britannico, Jonathan Powell, che quella era l’intenzione, ed era rimasto insensibile alle richieste di Powell di un ripensamento. Proprio questa asimmetria tra lo sforzo di appeasement di Londra nei confronti di Washington – il ministro Healey si è fatto anche intervistare dall’emittente trumpiana Newsmax, una tra le più complottiste e antiucraine – e gli scarsi risultati ottenuti da un Trump determinato a far pagare a Kyiv una guerra che ha soltanto subìto ha creato un po’ di apprensione a Londra. Alcuni commentatori hanno chiesto: siamo sicuri che questa strategia funzioni? Il governo risponde sventolando i sondaggi di popolarità finalmente rassicuranti dopo mesi di discontento e dice che questo equilibrismo permette di soddisfare esigenze geopolitiche – senza America è tutto più difficile e costoso – e l’opinione pubblica: una rilevazione piuttosto sconcertante del centro studi More in Common indica che per gli inglesi l’alleanza con la Francia e la Germania è molto più importante di quella con gli Stati Uniti, ed è una cosa inedita

Healey e il capo di stato maggiore Radakin hanno le idee chiare sul loro ruolo: entrambi, in diverse occasioni, hanno detto che il Regno Unito vuole essere il migliore alleato delle democrazie globali. Poi tessono le relazioni con gli europei e cercano di mantenere quelle con Washington, sapendo che per i trumpiani una cosa esclude l’altra. Dicono che la consapevolezza è la loro migliore risorsa, e si organizzano con gli europei e con gli altri alleati dell’intelligence, i Five Eyes, per gestire una solitudine tutta nuova, rischiosissima.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi