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La reazione europea

L'Ue risponde ai dazi di Trump colpendo dove fa politicamente più male 

David Carretta

La Commissione di von der Leyen annuncia l’imposizione di misure di rappresaglia contro le importazioni americane per un valore complessivo fino a 26 miliardi di euro. Il dialogo con con gli Stati Uniti rimane aperto, ma la guerra commerciale transatlantica è cominciata

Bruxelles. Alle sei di mattina, pochi minuti dopo che erano entrati in vigore i dazi di Donald Trump contro alluminio e acciaio, la Commissione di Ursula von der Leyen ha annunciato l’imposizione di misure di rappresaglia contro gli Stati Uniti. La guerra commerciale transatlantica è cominciata. La strategia dell’Ue è colpire dove fa politicamente più male. Contro le merci che vengono prodotte negli stati che eleggono senatori repubblicani o dalle imprese che hanno più possibilità di fare pressioni su Trump affinché cambi rotta. 

 

              

 

“L’Ue deve agire per proteggere i consumatori e le imprese. Le contromisure che adottiamo oggi sono forti ma proporzionate”, ha spiegato Ursula von der Leyen davanti alle telecamere alle otto del mattino, esprimendo il suo rammarico per la decisione di Trump. “I dazi sono tasse”, ha ricordato la presidente della Commissione: “In un mondo pieno di incertezze geoeconomiche e politiche non è nel nostro interesse comune far gravare sulle nostre economie questi dazi”. Tra l’inizio e la fine di aprile l’Unione europea risponderà su alluminio e acciaio con dazi contro importazioni americane per un valore complessivo fino a 26 miliardi di euro. Ed è solo l’inizio. Il 2 aprile l’Amministrazione Trump potrebbe imporre un’altra serie di dazi generalizzati contro gran parte delle importazioni europee, a cominciare dal settore auto, in nome di una indefinibile “reciprocità”. Seguirà un’altra serie di contromisure dell’Ue, che potrebbe toccare anche il settore dei servizi, la proprietà intellettuale o gli investimenti degli Stati Uniti. La Commissione rimane aperta al dialogo con l’Amministrazione Trump per trovare un accordo. Ma non si vuole tirare indietro da un rapporto di forza, applicando contromisure “dollaro per dollaro”, spiega al Foglio una fonte della Commissione.

 

La decisione di di von der Leyen è di riattivare dal primo aprile dazi per un valore di 4,5 miliardi di euro, che erano stati imposti durante il primo mandato di Trump in rappresaglia alle sue prime tariffe contro alluminio e acciaio, e poi sospesi nel 2021 dall’Ue, in seguito a un accordo con l’Amministrazione Biden. Nel pacchetto rientrano i jeans Levi’s, le Harley-Davidson, il Bourbon. Entro la fine di aprile la Commissione introdurrà nuovi dazi su merci per un valore di 18 miliardi di euro. La lista dei prodotti, che è stata resa pubblica per consultare i governi e gli operatori, arriva fino a 21 miliardi di euro. La differenza lascia margine alla Commissione per ampliare le rappresaglie dell’Ue, in particolare se Trump deciderà di colpire altri prodotti europei legati all’alluminio e all’acciaio, come le automobili. La risposta della Commissione è calibrata sulla dipendenza dai fornitori americani. “Vogliamo assicurarci che colpiamo dove fa male, e non ci facciamo del male da soli nel processo”, dice il funzionario della Commissione.

I tentativi fatti dalla Commissione di un negoziato preventivo sono falliti. Il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, in una visita a Washington non ha trovato ascolto tra i funzionari dell’Amministrazione. Von der Leyen – come gran parte dei leader europei – è giunta alla conclusione che Trump capisce solo i rapporti di forza. La marcia indietro dopo la reazione di Canada e Messico ai suoi dazi è stata di insegnamento per l’Ue. “Stiamo cercando di mostrare la nostra forza con una risposta che dimostri che siamo allo stesso livello”, spiega un funzionario della Commissione. “Se questo è il linguaggio che usano con noi, risponderemo con lo stesso linguaggio”. Il linguaggio è quello del rapporto di forza in vista di una trattativa e di una transazione. L’aliquota imposta dall’Ue dovrebbe essere più verso il 25 per cento che verso il 10 per cento

I prodotti americani presi di mira dai dazi europei hanno valore tanto commerciale quanto politico. Soia, polli, manzo, cosmetici, legno, perfino casse acustiche americane: “Guardiamo ai prodotti che vengono dagli stati in cui ci sono senatori repubblicani”, dice il funzionario della Commissione. “Vogliamo che ci sia pressione all’interno del sistema americano per togliere i dazi”. La soia viene coltivata in Louisiana, lo stato dello speaker della Camera dei rappresentanti, Mike Johnson. “Saremo felici di comprare soia da Brasile e Argentina”, dice il funzionario. La Commissione ha appena concluso i negoziati di libero scambio con i paesi del Mercosur, che includono i due giganti del Sud America. L’Alabama ha due senatori repubblicani ed è specializzato in prodotti in legno. Il Kansas e il Nebraska hanno due senatori repubblicani ed esportano manzo e pollo. Ma negli Stati Uniti anche “il business può fare pressione” su Trump, aggiunge il funzionario: “Vogliamo cercare di fare in modo che le imprese dicano chiaramente alla politica americana che i dazi sono una pessima idea”.
 

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