
I regalini di Huawei per influenzare la politica europea
E' in corso una grossa inchiesta che accusa il gigante delle telecomunicazioni cinese di aver guadagnato favori politici in Europa con costosi cadeaux
E’ stata l’ennesima giornata complicata, quella di ieri, per la polizia belga. Venti indirizzi hanno subìto perquisizioni, diverse persone sono state arrestate. E’ parte dell’ennesimo scandalo corruttivo che si apre dentro al Parlamento europeo, dopo il cosiddetto Qatargate. Le autorità belghe stanno monitorando attuali ed ex lobbisti del colosso tecnologico cinese Huawei da oltre due anni, e adesso starebbero indagando su una rete “di corruzione attiva, falsificazione di documenti, riciclaggio di denaro presso il Parlamento europeo”, ha detto ieri un portavoce della Procura belga. La “presunta corruzione” avrebbe avvantaggiato naturalmente l’azienda Huawei, che significa il Partito comunista cinese e in generale la leadership di Pechino, che usa i colossi tecnologici per i suoi scopi anche politici. Alcuni europarlamentari, in cambio di un’opinione favorevole al colosso cinese, avrebbero accettato regali di valore (tra cui smartphone, ovviamente), biglietti per partite di calcio, ma non disdegnavano i trasferimenti di denaro.
L’obiettivo principale dell’operazione giudiziaria sarebbe Valerio Ottati, capo di Huawei in Europa dal 2019 ed ex assistente parlamentare. “Per quale motivo i lobbisti Huawei avrebbero oltrepassato la linea rossa?”, hanno scritto i giornalisti di Le Soir e di Follow the Money che già ieri mattina avevano anticipato l’inchiesta in corso: “Secondo i primi risultati dell’indagine, l’obiettivo era quello di contrastare le pressioni ostili di Washington, intensificatesi nel 2019, volte a escludere le compagnie di telecomunicazioni cinesi dai mercati sensibili”. E quindi l’obiettivo era proprio “contrastare le accuse di spionaggio e sostenere l’apertura del mercato europeo agli investimenti cinesi”. Ieri circolava una lista, arrivata anche al Foglio, con i nomi di dieci eurodeputati – soprattutto dall’Italia e dalla Romania – che sarebbero coinvolti nell’inchiesta ma non solo non è verificata ma non sembra neanche realistica. Per ora, l’unica cosa certa è che i sospetti che i fan e gli ammiratori anche italiani di Huawei – che invece pone gravissimi problemi di sicurezza – non fossero soltanto entusiasti delle capacità tecniche dell’azienda cinese sembrano confermati.