LaPresse

Sostegno all'Ucraina

Kaja Kallas ha un piano per armare Kyiv che non piace a Roma e Parigi

David Carretta

Sarà proposto lunedì ai ministri degli Esteri e consiste in aiuti dai 20 ai 40 miliardi, con partecipazione su base volontaria. Francia e Italia hanno rifiutato il principio della ripartizione in base al Reddito nazionale lordo, per cui le grandi economie dovrebbero pagare di più

Bruxelles. Kaja Kallas, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, lunedì proporrà ai ministri degli Esteri di approvare un piano da 20 a 40 miliardi di euro per fornire aiuti militari urgenti all’Ucraina. Ma l’iniziativa volta a rafforzare Volodymyr Zelensky nei negoziati in corso con Stati Uniti e Russia si sta impantanando per le obiezioni sollevate da Francia e Italia. Una delle ragioni sono i soldi. Parigi e Roma rifiutano la chiave di ripartizione proposta da Kallas: contributi finanziari o in natura sulla base del Reddito nazionale lordo. I piccoli paesi non hanno sollevato obiezioni. Il Reddito nazionale lordo è la chiave utilizzata per stabilire i contributi nazionali al bilancio comunitario. Le grandi economie pagano di più. La Germania versa il 24 per cento, la Francia il 18 per cento, l’Italia il 13 per cento. Nel piano Kallas, se arriverà a 40 miliardi di euro, Parigi e Roma dovrebbero stanziare finanziamenti o trasferire armi per un valore di più di 7 e 5 miliardi. “Continuiamo a dire che siamo solidali con l’Ucraina e il Reddito nazionale lordo è la chiave della solidarietà”, spiega al Foglio un diplomatico, irritato dal rifiuto di Francia e Italia di mettere mano al portafoglio. Di fronte alle obiezioni di due grandi paesi, Kallas ha accettato di annacquare il suo piano. Gli obblighi di pagare sono diventati inviti. Anche l’Ue darà un contributo finanziario. Ma nessuno si aspetta un accordo nella riunione dei ministri degli Esteri di lunedì. Probabilmente nemmeno nel Consiglio europeo di giovedì.

Il piano Kallas è stato pensato con un duplice obiettivo: consentire a Zelensky di rifiutare un cattivo accordo imposto da Donald Trump e Vladimir Putin e rafforzare con urgenza l’Ucraina sul piano militare anche in caso di accordo di pace. “Anche se i combattimenti si interrompono, sappiamo che i disegni strategici di Putin non sono cambiati”, spiega il diplomatico: “L’Ucraina non è al sicuro. Dobbiamo metterla in una posizione di forza per resistere e rispondere a qualsiasi tentativo futuro della Russia di provarci per una seconda volta”. Il piano tiene conto della possibilità di un disimpegno totale dall’Ucraina degli Stati Uniti. La cifra di 40 miliardi di euro indicata da Kallas equivale al valore dell’aiuto militare fornito lo scorso anno da americani ed europei: circa 20 miliardi ciascuno. Il documento trasmesso dall’Alto rappresentante alle capitali indica le urgenze: munizioni di artiglieria, sistemi di difesa aerea, missili, droni, caccia, sostegno per rigenerare le brigate, contributi alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. “Ciascuno stato membro dell’Ue partecipante sarà invitato a fornire una porzione di contributo militare (…) in linea con il suo peso economico (per esempio la chiave del Reddito nazionale lordo)”, dice il piano Kallas. “Il sostegno può essere fornito in natura (…) oppure attraverso un contributo finanziario”. I paesi partecipanti dovrebbero indicare entro il 30 aprile come intendono contribuire e con cosa.

Per una volta, il veto di Viktor Orbán non è una minaccia. Anche se non sono stati ancora decisi i dettagli – il documento Kallas è di appena due pagine e mezzo – la volontà è di non farsi ricattare dal premier ungherese. Il piano sarà su base volontaria, una nuova coalizione di volenterosi, di fatto fuori dalle strutture tradizionali dell’Ue. Ma una volta che si aderisce, il piano diventa “politicamente vincolante per quelli che hanno firmato”, spiega una seconda fonte. Nelle discussioni preparatorie, la Francia ha presentato un argomento che ha convinto diversi altri stati membri, anche quelli più entusiasti del piano Kallas. Oggi non è possibile quantificare il valore dei soldati sul terreno o degli aerei nei cieli che il presidente francese, Emmanuel Macron, intende impegnare nell’ambito delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. La posizione del governo italiano, per contro, non è chiara. Le difficoltà interne alla maggioranza di Giorgia Meloni sul sostegno all’Ucraina e al piano di riarmo si riflettono a Bruxelles, dove l’Italia sta chiedendo a Kallas più dettagli e più tempo. Alcuni stati membri dell’Ue vogliono una decisione dei capi di stato e di governo sul piano Kallas al Consiglio europeo di giovedì prossimo. Ogni ritardo rischia di indebolire non solo l’esercito ucraino sul campo di battaglia, ma anche Zelensky al tavolo della trattativa. Per uscire dall’ambiguità, Meloni dovrà scegliere se partecipare alla coalizione dei volenterosi di Kallas e imporre la sua linea a Palazzo Chigi, alla Farnesina, al ministero della Difesa e a quello del Tesoro.

Di più su questi argomenti: