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da bruxelles

Il piano di Kallas per difendere Kyiv e l'annuncio di Starmer su truppe e aerei

David Carretta

C’è chi agisce e chi, come l’Italia, aspetta la telefonata fra Trump e Putin. Come si organizza l’Unione europea in attesa di un accordo tra Russia e Ucraina  

Bruxelles. “Spero che il presidente Trump si riveli il deal maker che molte persone pensano sia e che ottenga un buon accordo per l’Ucraina. Gli auguriamo buona fortuna”, ha detto al Foglio il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw  Sikorski, la cui ironia nasconde le preoccupazioni degli europei in vista della telefonata di domani tra Donald Trump e Vladimir Putin su una tregua in Ucraina. Il presidente americano accetterà le esigenze poste dal leader russo per una semplice tregua, nonostante siano inaccettabili per Kyiv? “Le condizioni che hanno presentato i russi dimostrano che in realtà non vogliono la pace. Le condizioni che stanno ponendo  corrispondono agli  obiettivi finali che volevano raggiungere con la guerra”, ha avvertito l’Alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas.

I ministri degli Esteri dell’Unione europea oggi si sono riuniti a Bruxelles in un clima di estrema incertezza, prima della telefonata fra Trump e Putin. Esclusi dalla “shuttle diplomacy” che l’Amministrazione americana ha avviato con Ucraina e Russia, gli europei non hanno chiarezza sulle reali intenzioni di Trump. Le prime concessioni (preventive e gratuite) a Putin, l’umiliazione di Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, la decisione di sospendere improvvisamente gli aiuti e l’intelligence hanno colto di sorpresa l’Ue e i suoi leader. Il concetto di “pace attraverso la forza” è stato applicato da Trump al presidente ucraino invece che a Putin. L’accordo a Gedda della scorsa settimana tra la delegazione americana e quella ucraina ha permesso di rinviare “la palla nel campo della Russia”, come ha ricordato anche l’Alto rappresentante, Kaja Kallas. “Questa è una guerra di aggressione ingiusta. Il presidente Putin non ha alcuna ragione valida per tenere i suoi soldati in Ucraina. Può porre fine a questa guerra in cinque minuti ritirandoli”, ha spiegato Sikorski. Ma l’Ue teme che Trump sia disponibile ad accettare un accordo di tregua a qualsiasi costo, comprese le richieste avanzate da Putin di concessioni territoriali preventive, fine delle sanzioni, neutralità dell’Ucraina. Il presidente americano domenica ha lasciato intendere che è pronto a negoziare sui territori ucraini occupati, sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia e altri asset. Nello scenario peggiore, in caso di rifiuto di Zelensky, Trump potrebbe attribuire la responsabilità al presidente ucraino e abbandonare definitivamente l’Ucraina.

Durante il Consiglio Affari esteri, Kallas ha proposto un piano per rafforzare la posizione di Zelensky nei negoziati e permettere al presidente ucraino di rifiutare un accordo sfavorevole imposto dalla coppia Trump-Putin. L’Alto rappresentante ha chiesto agli stati membri di impegnarsi a fornire all’Ucraina fino a 40 miliardi di euro di aiuti militari  nel corso del 2025. Per l’Ue e i suoi  membri sarebbe il doppio rispetto allo scorso anno. I 20 miliardi in più dovrebbero servire a compensare la mancanza di aiuti militari americani. Il piano è sostenuto dalla Germania, dai Paesi Bassi, dalla Polonia, dalla Repubblica ceca, dai paesi nordici e baltici, e dal Portogallo. La minaccia di veto dell’Ungheria e della Slovacchia è stata superata attraverso un espediente giuridico. Ma Kallas si sta scontrando con la resistenza di Francia, Italia e Spagna. I tre paesi rifiutano di contribuire sulla base della chiave di ripartizione del reddito nazionale lordo, che li costringerebbe a impegnarsi per diversi miliardi di euro (5 miliardi per l’Italia). Come scusa, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha detto di voler aspettare “la telefonata fra Trump e Putin per capire se ci saranno passi avanti verso il cessate il fuoco e una tregua”. Tajani ha anche evocato problemi finanziari legati al raggiungimento dell’obiettivo Nato del 2 per cento del pil in spesa per la Difesa e al piano di riarmo di Ursula von der Leyen, malgrado il fatto che la presidente della Commissione abbia invitato gli stati membri a usare le risorse per aiutare subito l’Ucraina. Dopo la decisione di Giorgia Meloni di non partecipare alla coalizione dei volenterosi per inviare soldati in Ucraina, altre dichiarazioni di Tajani sollevano il sospetto di una deriva dell’Italia verso la coppia Trump-Putin. “Quando sarà finita la guerra, mi auguro che si possa costruire un rapporto positivo con tutti. Noi non siamo mai stati in guerra con la Russia”, ha detto il ministro degli Esteri. Fidarsi di Putin? “Io sono molto pragmatico. Non è una questione di fidarsi o meno. Se si fa un accordo, quell’accordo dev’essere rispettato”, ha risposto Tajani. 

La posizione della Francia sul piano Kallas incontra maggiore comprensione a Bruxelles. Parigi ha problemi di bilancio e vuole che siano conteggiati i costi dei militari che invierà in Ucraina nell’ambito delle garanzie di sicurezza. Dopo la riunione in videoconferenza organizzata sabato dal premier britannico, Keir Starmer, Downing Street ha annunciato che “un numero significativo di paesi fornirà truppe”. Secondo il Times saranno circa 30 mila soldati, più aerei per proteggere i cieli ucraini. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha assicurato che non chiederà il permesso a Vladimir Putin per dispiegare il contingente militare. Ma prima serve un accordo di pace che non ricompensi l’aggressore e l’impegno di Trump a fornire una rete di sicurezza ai volenterosi. Nessuno dei due è scontato.
 

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