
(foto Ansa)
medio oriente
Se Israele spoglia i terroristi in cerca di armi, per le Nazioni Unite è un “crimine sessuale”
L'ultima dell'Onu: accusa Tel aviv di "persecuzione di genere" a Gaza. Un dei principali esempi di “atti di violenza sessuale” contro le donne riguarda “la rimozione del velo”, incuranti di quel che allo stesso tempo commettono i terroristi di Hamas
Le Nazioni Unite non sono certo note per i rapporti sobri su Israele. Ma l’ultimo è davvero troppo. Proviene dal Consiglio per i diritti umani di Ginevra e si intitola “Più di quanto un essere umano possa sopportare”. E’ un resoconto sulla “violenza di genere” che Israele ha inflitto a Gaza dall’inizio della guerra con Hamas. “Persecuzione di genere” e “violenza sessuale” sono state diffuse per gentile concessione di quei mostri delle Forze di difesa israeliane, afferma il rapporto che ha fatto scalpore sui media globali questa settimana. E nella fogna israelofobica dei social, dove c’è un appetito antisemita vorace. Il Washington Post si è spellato le mani contro l’uso da parte di Israele dell’“umiliazione sessuale” come arma di guerra.
L’Onu dedica un intero capitolo alla “violenza sessuale contro uomini e ragazzi.” Uomini e ragazzi da Israele “sottoposti ad atti di natura sessuale”. Orribile, finché leggendo non ci si rende conto che gli “esperti” dell’Onu includono attività di routine come la ricerca di armi tra uomini in età da combattimento. Israele, consapevole che gli attentati suicidi sono una tattica militare preferita da Hamas, richiede spesso agli arrestati di spogliarsi rimanendo in biancheria intima. Per l’Onu è “spogliarello forzato in pubblico” e “violenza con caratteristiche sessuali”. Non c’è altro modo di dirlo: l’Onu è perverso. Costringere gli uomini di Gaza in età da combattimento a togliersi i vestiti non è “violenza sessuale”, è un mezzo per cercare cinture esplosive, pistole, coltelli e altro. Ma incredibilmente, il rapporto dell’Onu va avanti e descrive la separazione degli uomini dal resto della popolazione come “persecuzione di genere”. Sì, abbiamo letto bene: isolare gli uominiper interrogarli è oppressione di genere.
Se Israele ordina a un sospettato a Gaza di togliersi i vestiti, è persecuzione di genere. Cosa sta dicendo esattamente il Consiglio per i diritti umani? Che Israele non dovrebbe cercare cinture esplosive tra gli uomini in età da combattimento?
Un altro dei principali esempi secondo l’Onu di “atti di violenza sessuale” contro le donne riguarda “la rimozione del velo”. Un mezzo necessario nelle zone di guerra in medio oriente per verificare l’identità delle persone. Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, non si muoveva per Gaza con un velo da donna? Qualche anno fa il Ciad mise al bando i veli integrali dopo che i terroristi di Boko Haram fecero esplodere due attentatori travestiti da donne. Ma per l’Onu, Israele dovrebbe evitare di comportarsi da “islamofobo”.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha attaccato il rapporto: “Il circo anti israeliano noto come Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite è stato a lungo smascherato come un organismo antisemita, corrotto, pro terrorismo e irrilevante. Non è una coincidenza che Israele abbia deciso di ritirarsi da esso un mese fa. Invece di concentrarsi sui crimini contro l’umanità di Hamas, le Nazioni Unite scelgono ancora una volta di attaccare lo stato di Israele con false accuse, tra cui affermazioni infondate di violenza sessuale. Questo non è un Consiglio per i diritti umani, è un Consiglio per i diritti del sangue”. E qui veniamo a Fawzia. Questo è il nome di una ragazza yazida rapita dall’Isis in Iraq e portata nella Striscia di Gaza quando aveva solo undici anni. Dieci anni dopo, a ottobre, Israele la trova a Gaza, sotto un burqa, schiava di un comandante di Hamas. C’è chi sequestra ostaggi bambini e chi li libera. Dov’erano le organizzazioni internazionali da anni presenti a Gaza? Perché in dieci anni Fawzia non ha mai chiesto aiuto all’Unrwa, l’agenzia dell’Onu a Gaza? Dov’erano? A redarre rapporti sugli ebrei che opprimono le donne di Gaza.