
(Getty)
le strategie cinesi
La Cina cede Panama a Trump? È ben più complicato di così
Pechino critica l'accordo tra CK Hutchison e BlackRock e le azioni della società di Li Ka-shing crollano. Ma la mossa cinese svela l'obiettivo di mettere le mani su più porti possibili
Non solo Trump fa crollare le Borse con le sue sparate. Anche il Partito comunista cinese, venerdì scorso, ha fatto cadere del 6,7 per cento le azioni della CK Hutchison Holdings Ltd. Strumento: una durissima critica alla decisione di rivendere per 22,8 miliardi di dollari sia una quota del 90 percento della Panama Ports Company, che gestisce i porti Balboa e Cristobal, alle estremità del Canale di Panama; sia altri quarantatré porti non cinesi in tutto il mondo. Acquirente: la società di investimento newyorchese BlackRock. E’ il calo più grande subito dalla società di Li Ka-shing sin dal settembre del 2022. Li è un miliardario non del tutto gradito al governo di Pechino per sospette simpatie con l’opposizione di Hong Kong, e che dunque ha cercato di spostare i propri asset all’estero il più possibile. Non necessariamente nella chiave di fare gli interessi del regime, anche se comunque un minimo di contiguità resta. Comunque, è meno di un terzo rispetto al 22 per cento che aveva guadagnato mercoledì, e se la transazione andrà a buon fine ne verrebbe un ricavato in contanti da 19 miliardi di dollari che sarebbe l’equivalente del suo valore di mercato prima dell’annuncio dell’accordo. Insomma, il gioco continuerebbe a valere la candela, anche perché è tutta da inquadrare l’esatta portata di una “ammonizione” arrivata dopo ben una settimana di silenzio rispetto all’annuncio della operazione.
“Una soluzione elegante a una crisi in apparenza ingestibile”, è stata definita la transazione da Benjamin Gedan, analista del think tank Wilson Center. Dopo che Trump aveva iniziato a rivendicare il Canale – accusando il governo di Panama di aver violato gli accordi di retrocessione con l’imporre agli Stati Uniti dazi esorbitanti e col mettere la struttura in mano ai cinesi – il governo del presidente José Raúl Mulino aveva riaffermato con forza la propria sovranità, ma aveva anche incaricato il Controllore generale di effettuare una verifica contabile presso la Panama Ports Company. Obiettivo ufficiale era quello di “garantire la trasparenza e l’uso efficiente delle risorse pubbliche”. Ma si è trattata evidentemente di una manovra, il cui esito è stata alla transizione che salva la capra della sovranità politica panamense, assieme ai cavoli di una gestione economica da parte di una società statunitense.
Li Ka-shing insiste che la politica non c’entra niente, e che le (sue) motivazioni sono tutte economiche. “Di fronte a un evento di tale portata e a una questione di grande giustizia, le aziende coinvolte dovrebbero pensarci due volte, riflettere attentamente sulla natura e sul nocciolo della questione e valutare la posizione e le parti da prendere”, si legge nell’intervento uscito sul sito web dell’Ufficio cinese per gli affari di Hong Kong e Macao dopo essere stato anticipato sul quotidiano nazionalista cinese Ta Kung Pao. Eppure, al di là del tono severo, il regime cinese può fare poco. CK Hutchison e la sua società affiliata CK Asset Holdings Ltd sono infatti registrate nelle Isole Cayman, e ricavano quasi il 90 del fatturato al di fuori della Cina continentale e di Hong Kong.
Come Trump ha fatto del Canale una questione di bandiera, per la Cina è una scelta strategica quella per cui sta cercando di mettere le mani su più porti possibili del pianeta, dal greco Pireo al peruviano Chancay. Il quotidiano Ta Kung Pao ha dunque insistito sull’esigenza di restare presenti nella “via centrale per il commercio della Cina con l’America Latina e i Caraibi”. Però per portarla avanti ha bisogno di strumenti formalmente indipendenti dal suo governo come CK Hutchison, e dunque deve accettare che ogni tanto queste firme operino appunto come imprese private piuttosto che come agenti di uno stato. D’altra parte, se Trump continua con la sia linea di scontro verbale, economico e perfino territoriale con vicini e alleati in effetti per la Cina non è che vantaggio, per tutti gli spazi che le si aprono. Dunque, per il paese di Sun Tzu può valere la pena lasciar cuocere Trump nel suo brodo, pur dando mostra di difendere qualche principio.