
Cosa vuole Putin da Trump prima di negoziare
Il capo del Cremlino non fa passi indietro e insiste sul riconoscimento da parte della Casa Bianca della Crimea e degli altri territori occupati. Senza non vuole neppure sedersi al tavolo delle trattative. La telefonata con Zelensky
Il capo della Casa Bianca Donald Trump ha parlato al telefono con il presidente dell’Ucraina e dopo aver riattaccato il telefono ha scritto un post sul social Truth. Il messaggio è scarno, senza toni enfatici, senza parole interamente scritte in maiuscole, senza neppure un punto esclamativo. E’ un post compassato in cui il presidente americano dice di aver avuto una buona conversazione con Zelensky durata quasi un’ora e comunica la sua immutabile sensazione di essere sulla buona strada per fare cessare il conflitto in Ucraina. Il post è tanto pacato, dimesso e formale che a diversi osservatori è venuto il dubbio che non sia stato Trump a scriverlo. Zelensky ha ringraziato con le parole più speranzose usate finora: “Crediamo che (…) sotto la guida americana, quest’anno si possa raggiungere una pace duratura”. Poi ha chiesto più difesa aerea per proteggere le città e Trump gli ha assicurato che farà in modo di localizzare le attrezzature che si trovano in Europa e possono essere mandate a Kyiv. L’Ucraina non lo dice apertamente, ma dagli ambienti governativi, quando si parla di Stati Uniti, ormai persiste quel senso di diffidenza nato dopo i primi insulti all’Ucraina e corroborato dall’agguato contro Zelensky nello Studio ovale della Casa Bianca. Quando il presidente ucraino parla con Trump deve stare attento a carpire cosa si sta muovendo alle spalle di Kyiv. Il quotidiano russo Kommersant ha scritto che Vladimir Putin vuole da Trump il riconoscimento delle quattro regioni dell’Ucraina occupate dal 2022 e della Crimea annessa illegalmente dal 2014. In cambio del riconoscimento si impegnerà, hanno riferito fonti al Kommersant, a non rivendicare Odessa né altri territori. Al portavoce del Cremlino Dmitri Peskov è stato chiesto se effettivamente Trump e Putin avessero affrontato l’argomento e Peskov ha negato qualsiasi tipo di discussione che avesse a che fare con le rivendicazioni territoriali. Lunedì, il giorno prima della telefonata fra i leader russo e americano, il sito americano Semafor aveva pubblicato un’esclusiva molto rilevante in cui, secondo due fonti vicine all’Amministrazione americana, il presidente e la sua squadra stavano valutando la possibilità di riconoscere la Crimea come territorio russo. Non sono state prese decisioni, ma già in passato Trump aveva parlato della penisola, dichiarando che avrebbe esaminato la posizione americana. Nel 2018, durante un’intervista con Abc News aveva detto: “La gente della Crimea, da quello che ho sentito, preferirebbe stare con la Russia piuttosto che dove si trova… E bisogna considerare anche questo”.
Il presidente americano non è mai andato in Crimea, ma per la sua Amministrazione il riconoscimento della penisola come territorio russo potrebbe essere un’opzione da mettere sul tavolo dei negoziati. Nessuno ha confermato l’esclusiva di Semafor che però non è stata neppure smentita. Putin ambisce al pieno riconoscimento di tutti i territori occupati, anche di quelli che non è riuscito a conquistare del tutto e che corrispondono alle regioni ucraine di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk, Luhansk e la penisola di Crimea e non è disposto a escludere queste sue condizioni da un negoziato.
Il giorno della conversazione fra Trump e Putin, Andriy Yermak, il capo dell’ufficio del presidente ucraino che era presente ai colloqui di Gedda con i funzionari americani, ha detto che in nessun modo Kyiv riconoscerà i territori occupati come parte del territorio russo. Non è il primo funzionario di alto livello dell’Ucraina a dirlo, anche Zelensky lo ha ripetuto più volte, ma dopo il fine settimana, Kyiv si è ritrovata con la lista delle dichiarazioni dei collaboratori di Trump che ripetevano: l’Ucraina dovrà fare concessioni territoriali. Nessuno ha però aggiunto dettagli su cosa sarà obbligata a fare la Russia. Gli esperti militari sono scettici che l’Ucraina riesca a recuperare militarmente i territori sotto l’occupazione russa, in particolar modo l’intera Crimea. Dentro alla società ucraina circola un forte biasimo per l’illusione che prima o poi sarebbe stato possibile riconquistare la penisola e Zelensky ha ammesso che non è più un obiettivo dell’esercito ma della diplomazia.
La Crimea è l’inizio di tutto: Putin la voleva e se l’è presa sfruttando vecchi accordi che legavano Mosca a Kyiv, permettendo ai suoi soldati senza insegne di occupare i luoghi strategici, imponendo un referendum che non ha legittimità, inondando i cittadini di una campagna di propaganda e demonizzazione dell’Ucraina che ha reso la Crimea una bolla chiusa e lontana da tutto. Poi avrebbe voluto estendere il metodo Crimea a tutta l’Ucraina, non c’è riuscito nel 2014. E’ tornato a imporre la presenza russa con un’aggressione totale. Prima di arrivare a qualsiasi tavolo e sedersi a parlare di trattative, il capo del Cremlino ha l’obiettivo di far dire a Trump: la Crimea è tua.