
conseguenze trumpiane
Il disimpegno umanitario di Trump in Ucraina
Il presidente americano taglia la collaborazione con Europa e l'università di Yale sui crimini russi e sul tracciamento delle migliaia di bambini ucraini deportati illegalmente in Russia
Il dipartimento della Giustizia americano ha informato gli europei che gli Stati Uniti si stanno ritirando dal Centro internazionale per la persecuzione del crimine di aggressione contro l’Ucraina (Icpa), che era stato creato due anni fa presso l’Eurojust all’Aia con il sostegno della Commissione europea. Lo scopo del Centro è chiaro fin dal nome, serve per realizzare le indagini, raccogliere le testimonianze e predisporre i fascicoli che documentano “il crimine di aggressione”, definito dalla legge internazionale, contro gli ucraini da parte della Russia e dei suoi alleati più operativi, cioè l’Iran e la Corea del nord.
L’Amministrazione Biden aveva dato un milione di dollari al Centro, motivando così la decisione: “Gli Stati Uniti danno il loro sostegno saldo e costante al popolo ucraino mentre difende la propria democrazia contro la guerra brutale e ingiustificata scatenata dal regime russo”. Fino all’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, questa motivazione sembrava scontata, oggi non lo è più: i trumpiani non riconoscono nemmeno che l’aggressione è della Russia e che l’Ucraina è una democrazia da difendere. Il New York Times ha potuto visionare la lettera con cui il presidente di Eurojust (l’Agenzia dell’Ue per la cooperazione nella giustizia penale che ha sede all’Aia) avvisa il Centro del ritiro americano e conferma invece il sostegno europeo; il quotidiano americano ha chiesto spiegazioni al dipartimento della Giustizia ma non ha ricevuto commenti. Anche perché il disimpegno dell’Amministrazione Trump riguarda lo stesso ministero, dove era stato creato, nel 2022 dall’allora ministro Merrick Garland, il War Crimes Accountability Team, che doveva coordinare il lavoro dello stesso ministero per individuare i responsabili a Mosca delle atrocità commesse in Ucraina. “Non c’è posto in cui i criminali di guerra potranno nascondersi”, aveva detto Garland.
Durante gli anni di Biden, questo team, conosciuto con l’acronimo WarCat, aveva fornito ai procuratori e funzionari ucraini formazione, aiuto logistico e assistenza diretta per raccogliere le prove dei crimini russi. Sempre sul New York Times, Glenn Thrush ricorda un caso che risale al dicembre del 2023, quando i procuratori americani utilizzarono per la prima volta uno statuto sui crimini di guerra, entrato in vigore alla fine degli anni Novanta, per accusare in absentia quattro soldati russi che avevano torturato un americano che viveva a Kherson, la regione meridionale dell’Ucraina. Era un precedente importante per gestire i tantissimi casi simili. Ma ora anche questa struttura è stata smantellata per ridistribuire le risorse, come ha detto a Thrush una fonte anonima del dipartimento della Giustizia.
Efficienza e ideologia si mescolano di continuo nelle azioni trumpiane volte a ridisegnare le priorità e il funzionamento dell’amministrazione pubblica americana. Nei confronti dell’Ucraina – così come con l’Agenzia per gli aiuti internazionali – si aggiunge anche una crudeltà che non può essere casuale: Trump continua a ripetere che vuole mettere fine alla guerra in Ucraina perché stanno morendo troppe persone, ma contribuisce, con la sua politica interna ed estera, a ucciderne altre e nega ai sopravvissuti anche la possibilità di avere giustizia.
Il quotidiano britannico i Paper ha rivelato che il Doge di Elon Musk ha sospeso i finanziamenti all’unità dell’Università di Yale formata da specialisti che, grazie alle informazioni open source, tracciava i bambini ucraini deportati in Russia e aiutava Kyiv a riportarli alle loro famiglie. La stessa sorte è toccata al programma Conflict Observatory, che si occupa anche delle deportazioni, e che è interno al dipartimento di stato americano. Il Doge, il finto ministero guidato da Musk, finisce spesso nelle cronache per i suoi metodi basati su dati e algoritmi che finiscono per levare dagli archivi persone che hanno preso una Medaglia all’onore soltanto perché sono neri (è successo con il generale Charles Calvin Rogers, che aveva combattuto in Vietnam) o per cancellare il bombardiere che sganciò la prima bomba nucleare della storia su Hiroshima soltanto perché nel suo nome compare la parola “gay” (si chiamava Enola gay). Ma per quel che riguarda i bambini ucraini c’è davvero poco di ironico o stupido. Ci sono più di 19.500 segnalazioni di deportazioni illegali e trasferimenti forzati di bambini ucraini in Russia: per ora ne sono stati localizzati e fatti rientrare circa 1.240, secondo Bring Kids Back Ua, l’iniziativa lanciata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’Humanitarian Research Lab di Yale, avvalendosi di immagini satellitari, informazioni sui media russi e sui social media che condivide anche con l’Europol e con la Corte penale internazionale, ha aiutato nel ritorno di alcuni di questi e ha mappato le regioni russe dove sono stati trasportati i bambini ucraini deportati, dividendoli tra quelli che vivono in centri di detenzione e quelli che sono stati affidati a famiglie russe – in entrambi i casi l’obiettivo è quello di imporre un’educazione e un’istruzione russa, sradicando l’identità ucraina.
Secondo l’i Paper, il governo britannico potrebbe intervenire per dare all’unità di ricerca di Yale i fondi necessari per continuare il suo lavoro, sostituendosi di fatto agli americani. In un dibattito ai Comuni, Keir Starmer, il premier britannico, ha detto che una pace vera e giusta in Ucraina non può comprendere soltanto il dibattito sulle risorse minerarie e sul fronte militare, deve necessariamente affrontare anche la questione del ritorno dei bambini ucraini dalle loro famiglie. Trump al contrario procede con il disimpegno dell’America, anche umanitario.