Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu (foto Ap, via LaPresse)

in Turchia

Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu è stato arrestato

Stefano Mazzola

Il primo cittadino è accusato di essere coinvolto in attività criminali legate ad alcune gare d'appalto e favoreggiamento nei confronti del Pkk. Domenica 23 marzo il suo partito aveva in programma le primarie per eleggere il candidato per le prossime elezioni presidenziali e lui era l'unico candidato

“La volontà del popolo subisce un duro colpo”. È questo l’ultimo messaggio postato questa mattina su X da Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul del Partito Repubblicano del Popolo (CHP) e principale rivale politico del presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo i media locali, le autorità lo hanno arrestato in relazione a un’indagine per corruzione e terrorismo insieme ad altre 100 persone, tra cui giornalisti e uomini d'affari, accusati di essere coinvolti in attività criminali legate ad alcune gare d'appalto e favoreggiamento nei confronti dell'organizzazione terroristica Pkk.

 

     

L’arresto di Imamoglu arriva in un momento cruciale. A seguito delle elezioni locali del 2024, in cui il Chp ha vinto in tutti i principali centri della Turchia, superando per la prima volta l’Akp di Erdogan su scala nazionale, domenica 23 marzo il Chp ha in programma le primarie per eleggere il proprio candidato per le prossime elezioni presidenziali, al momento previste nel 2028. Essendo Imamoglu l’unico candidato, la sua nomina punta a conferirgli un forte mandato popolare e di partito.

    

Imamoglu era da tempo al centro di una serie di indagini da parte della procura, la prima delle quali risale all’accusa di aver insultato alcuni funzionari pubblici nel discorso che fece nel 2019 dopo che le elezioni comunali di Istanbul in cui era risultato vincitore furono annullate. Per queste accuse, Imamoglu è stato condannato a due anni e sette mesi di carcere nel 2022. La condanna, che non prevede la carcerazione effettiva, prevede tuttavia l’interdizione dai pubblici uffici, ed è al momento oggetto di un’inchiesta da parte della corte d'appello che non l'ha ancora confermata.

   

Nella serata di ieri, la Istanbul University, da cui Imamoglu si è laureato nel 1994, aveva inoltre annunciato l’annullamento del suo diploma, insieme a quello di 27 suoi compagni di classe di allora, per un presunto errore nel processo di trasferimento dal suo ateneo precedente. La decisione è stata immediatamente additata come un attacco politico, dal momento che in Turchia, per diventare presidente, è necessario essere in possesso di una laurea.

  

La notizia dell’arresto di Imamoglu ha suscitato la forte reazione degli esponenti del suo partito. Mansour Yavaş, sindaco di Ankara, sostiene che: “questi tentativi contro un sindaco eletto non sono mai e poi mai accettabili”. Questa mattina, l’indice Bist della borsa di Istanbul ha registrato un pesante calo in apertura (-6.9%) e al momento sono stati sospesi gli scambi. Contestualmente, la lira turca ha toccato nuovi record negativi e viene scambiata a un valore superiore alle 40 lire con l’euro. Inoltre, il Governatorato di Istanbul ha annunciato che, al fine di mantenere l'ordine pubblico, per 4 giorni, dal 19 al 23 marzo, sono vietati tutti i tipi di riunioni, manifestazioni e comunicati stampa. Inoltre, sono state temporaneamente chiuse alcune fermate della metropolitana, inclusa Piazza Taksim.

   

Quanto accaduto questa mattina segna il culmine di una fase di arresti e pressioni giudiziarie che da mesi colpisce le opposizioni e la società civile. Negli ultimi mesi, a Istanbul, sono stati arrestati i sindaci del CHP delle municipalità di Esenyurt, Beşiktaş e Beykoz. A inizio marzo inoltre, l'ufficio del procuratore capo di Istanbul aveva ordinato un raid della polizia negli uffici stampa del comune di Istanbul, dove le autorità avrebbero sequestrato computer per ottenere prove di presunti crimini. Ma gli arresti coinvolgono tutte le componenti dell’opposizione, anche quella nazionalista: a fine gennaio, con l’accusa di aver insultato il presidente, è stato arrestato il leader del Zafer Partisi, Ümit Özdağ. Nazionalista anti-Erdoğan, aveva fortemente criticato il tentativo di apertura verso il PKK portato avanti dal governo. Mehmet Omer Arif Aras, presidente dell’associazione degli industriali (TUSIAD) è finito sotto inchiesta dopo aver affermato che una tale ondata di arresti mina la fiducia del pubblico nelle istituzioni. Inoltre, a seguito delle elezioni locali del 2024, lo strumento della nomina dei kayyım, funzionari statali che sostituiscono sindaci e governatori eletti, è già stato usato 10 volte, di cui 8 contro sindaci del partito filo curdo DEM e 2 del CHP. 

   

La politica domestica turca sta vivendo un momento di forti cambiamenti. Negli ultimi mesi, il governo turco ha dato inizio a un processo di pacificazione con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), che ha come obiettivo il miglioramento dei rapporti tra l’elettorato curdo e il partito di governo. Tra gli obiettivi vi è quello di facilitare l’approvazione di un emendamento costituzionale che permetta a Erdogan di superare il vincolo dei due mandati e ricandidarsi. Secondo un sondaggio di Betimar, Erdogan è ancora il contendente più favorito (33%), ma i leader del CHP Yavaş e Imamoglu sono supportati rispettivamente dal 27,7% e dal 27% dell’elettorato, minacciando concretamente le possibilità di vittoria dell’AKP.

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