
(LaPresse)
la documentazione
“Il 7 ottobre come lo stupro di Nanchino nel 1937”. Il rapporto inglese
Da Westminster il primo resoconto di 315 pagine sull’attacco contro Israele. Descrive il massacro commesso da Hamas in quello che è diventato noto come "sabato nero". L'obiettivo è documentare in modo chiaro e accurato gli eventi per garantire che non vengano mai dimenticati
Quasi un anno e mezzo dopo l’inizio della guerra a Gaza è stato pubblicato il rapporto più completo sugli eventi del 7 ottobre, ma non in Israele. Sono i legislatori britannici ad aver pubblicato un rapporto di 315 pagine che descrive il massacro commesso da Hamas e altre organizzazioni terroristiche in quello che è diventato noto come “sabato nero”. “Lo scopo di questo rapporto è documentare in modo chiaro e accurato gli eventi del 7 ottobre per garantire che non vengano mai dimenticati”, ha affermato lo storico Andrew Roberts, “anima” del rapporto e biografo di Winston Churchill. Nella sua introduzione al rapporto, Roberts ha scritto: “Ci sono voluti anni perché la negazione dell’Olocausto prendesse piede, ma al 7 ottobre sono bastate solo poche ore perché le persone affermassero che i massacri nel sud di Israele non avevano avuto luogo. Hamas e i suoi alleati, sia in medio oriente che, altrettanto vergognosamente, in occidente, hanno cercato di negare le atrocità, nonostante l’ironia del fatto che gran parte delle prove dei massacri derivi da filmati degli stessi terroristi.”
Il rapporto è impressionante: numeri, mappe, fotografie, nomi. C’è tutto. Roberts traccia un parallelo storico per il 7 ottobre: “Scene di barbarie sadica mai viste nella storia dallo stupro di Nanchino nel 1937”, ha scritto, riferendosi alla campagna di uccisioni di massa e stupri dell’esercito giapponese in Cina. Mezzo occidente ha dato la colpa a Israele prima ancora che il primo colpo venisse sparato a Gaza. Le Forze di difesa israeliane non sono entrate a Gaza fino al 27 ottobre, ma c’erano già manifestazioni anti-Israele “dal fiume a mare” il 7 ottobre stesso. “Lo abbiamo fatto in modo che le generazioni future non vengano fuorviate sulla vera portata e l’orrore del massacro” scrive Roberts.
Nanchino, 1937. I soldati giapponesi non si accontentavano dello stupro. Molte donne furono impalate su bastoni di bambù o crocifisse. Una delle torture più diffuse era quella dei cocci di bottiglia nella vagina. Molti vennero bruciati, castrati e appesi con la lingua ai ganci. I soldati giapponesi, come i terroristi di Gaza, amavano la fotografia e immortalavano i ventri squarciati, le donne costrette a mettersi in pose oscene prima dell’ultimo respiro. E in un ulteriore sfregio, i generali del Sol Levante avevano fatto tappezzare la città di manifesti: “Fidatevi del nostro esercito giapponese. Vi proteggeremo. Vi nutriremo”. La storia si ripete e spesso come tragedia. Anche gli ostaggi a Gaza sono ben nutriti.