Basta pigiare “snooze”

L'Ue veloce e armata che serve fra Trump e Putin. Parla Briens

Micol Flammini

Il rapporto Italia-Francia, le difese contro Putin, i ponti con Trump e le capacità di un'Europa che ha bisogno di trattare "senza paura". Intervista all'ambasciatore francese a Roma

Il primo messaggio che l’Unione europea dovrebbe mandare sia alla Russia, che porta avanti la sua guerra ibrida contro tutti i paesi membri e l’aggressione contro l’Ucraina, sia agli Stati Uniti, diventati alleati imprevedibili e pronti a disimpegnarsi, dovrebbe essere di unità. Spesso l’unità si perde tra le faide, le opinioni che coinvolgono i progetti comunitari, incluso il piano di Difesa e di riarmo su cui si è concentrato il Consiglio europeo di ieri. Ma l’unità non è la soluzione per tutto, un’Ue che sa affrontare i pericoli del futuro deve contare anche su altre caratteristiche: “Determinazione, volontà politica, e velocità:  attorno a noi tutto  si muove molto rapidamente, non è facile, ma dobbiamo velocizzarci anche noi”, dice al Foglio Martin Briens, ambasciatore francese a Roma.

   

L’elenco delle necessità non è finito e l’ambasciatore aggiunge: “Come ha detto Emmanuel Macron proprio in un’intervista al vostro giornale, c’è bisogno anche dell’Italia. I nostri due paesi condividono l’85 per cento di interessi e priorità in Europa. La Difesa ne è un esempio. Possono esserci divergenze, ma  sui fondamentali siamo d’accordo. Proprio come la Francia, l’Italia vuole rafforzare l’Alleanza atlantica, che rimane il cuore della sicurezza. Poi c’è il piano del dibattito, come per esempio sulle garanzie di sicurezza da dare all’Ucraina, ma l’importante è fare sempre la differenza tra il rumore e la realtà”. Sulle garanzie di sicurezza la posizione dell’Italia sembra essere inamovibile, ma Parigi cerca di andare spedita contando sulla collaborazione con la Gran Bretagna. Parigi e Londra sono a capo di una coalizione di volenterosi che si sta formando per fare in modo che un accordo tra Mosca e Kyiv sia duraturo: “Il legame tra i francesi e britannici è antico, soprattutto se parliamo di un ambito come la sicurezza. Il Regno Unito è una grande potenza militare ed è l’altra potenza nucleare d’Europa, quindi  è opportuno che lavoriamo insieme. In questi giorni la priorità è sulle garanzie di sicurezza da dare all’Ucraina e lo spirito è quello di non pensare soltanto alla Difesa come a una questione dell’Unione ma del continente europeo. Dopotutto Emmanuel Macron aveva proposto l’idea della Comunità politica europea che coinvolgesse non soltanto i paesi membri dell’Ue, ma anche gli inglesi, i norvegesi e altri”. L’idea della Comunità politica europea  a volte sembra funzionare in modo più armonico rispetto ai rapporti tra paesi membri. “L’Europa ha subìto uno choc  quando la guerra è tornata nel nostro continente. Ha reagito bene e non era scontato. Però oltre a reagire avrebbe dovuto avere un risveglio strategico, avremmo dovuto trarne subito le conseguenze nell’ambito della difesa e non lo abbiamo fatto. E’ stato come se alcuni avessero continuato a premere il tasto snooze della sveglia”. E a furia di posticipare il risveglio Bruxelles si è trovata di fronte al secondo mandato di Donald Trump con tante decisioni da prendere, molte lentezze da superare, il continente da salvare. “Da un lato ora abbiamo la minaccia russa, dall’altro una novità: realizziamo che i nostri amici americani, che rimangono i nostri alleati, possono avere interessi che divergono dai nostri. E’ un fatto nuovo, inquietante e magari questa volta avremo il risveglio strategico. Ma è importante iniziare ad assumersi maggiori responsabilità non perché ce lo abbiano chiesto gli americani, ma perché abbiamo capito che è nel nostro interesse”. Emmanuel Macron ha cercato con Vladimir Putin la strada del dialogo, lo ha fatto in modo ostinato attraverso un viaggio a Mosca prima dell’invasione e con diverse telefonate dopo. Oggi invece chiama ogni giorno il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “La Francia è una potenza di pace, come l’Italia e per porre fine a questa guerra il dialogo è necessario. Ma non c’è contraddizione tra l’atteggiamento di Macron del 2022, quando Putin ha scelto la guerra, e le azioni di oggi. La Francia pensa che la fine della guerra passi attraverso il cessate il fuoco seguito da negoziati di pace per una soluzione giusta e duratura. Per questo bisogna offrire a Kyiv garanzie di sicurezza solide che scoraggino la Russia ad aggredire di nuovo l’Ucraina o un altro paese europeo. Accogliamo con favore lo sforzo di Donald Trump di portare Putin al tavolo delle trattative, ma serve anche garantire all’Ucraina una posizione di forza. Anche perché dobbiamo sempre ricordarci che la minaccia russa non è una sfida soltanto per l’Ucraina, ma anche per noi”. La consapevolezza ha portato paesi come la Polonia a fare di tutto per disincentivare la Russia ad attaccare e se davvero Mosca ha piani per un’invasione che potrebbe compiersi nel 2030 avere un forte esercito non basta più. Per questo Varsavia ha iniziato a parlare di nucleare: “Nel 2020, con un discorso che costituisce la  dottrina nucleare francese, il presidente Macron ha detto che i nostri interessi vitali hanno una dimensione europea. La chiave della dissuasione nucleare, che è bene ricordare ha l’obiettivo di evitare la guerra, è la credibilità. Quindi l’idea non è condividere l’aspetto decisionale della deterrenza, ma di sviluppare una cultura strategica della deterrenza in Europa. E il presidente Macron ha proposto di aprire il dibattito sulla protezione dei nostri alleati attraverso la deterrenza”.  Nel rapporto con il Regno Unito, nella relazione con il futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz che punta a far ripartire il motore franco-tedesco dell’Ue, nelle proposte e nel rapporto con gli Stati Uniti, Macron, dopo alcuni anni in cui la sua immagine internazionale sembrava iniziare ad appannarsi, si presenta come il leader che cerca di offrire idee, di muovere le soluzioni, di dare agli Stati Uniti un telefono europeo a cui chiamare: “Non sono sicuro che Trump voglia un ponte con l’Ue – conclude l’ambasciatore – Fra Trump e Macron c’è un rapporto consolidato. Detto questo è importante che tutti noi europei trattiamo con gli Stati Uniti senza paura di tutelare le nostre posizioni dalla Difesa al commercio. Washington è un attore potente, non abbiamo scelta”.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)