Resisti, Boualem

Le parole, la solidarietà e una piccola speranza nella piazza per Sansal, a Parigi

Mauro Zanon

Mobilitazione bipartisan (mancano solo quelli della France insoumise di Mélenchon) per chiedere la liberazione dello scrittore incarcerato in Algeria, che rischia 10 anni per le sue idee. Atteso domani il verdetto, si spera in una grazia presidenziale. L’Algeria si radicalizza, la Francia risponde

Parigi. Una luce dolce si posa su place du Président Édouard Herriot, accanto all’Assemblea nazionale, illuminando il palco allestito dal Comitato di sostegno internazionale a Boualem Sansal e i volti delle centinaia di persone riunitesi oggi pomeriggio per chiedere la liberazione dello scrittore franco-algerino, in carcere ad Algeri dallo scorso 16 novembre. Accusato di attentato all’unità nazionale per un’intervista rilasciata al media francese Frontières, dove ha dichiarato che l’Algeria occidentale apparteneva storicamente al Marocco, e di intelligence con entità straniere, per una serie di messaggi scambiati con l’ex ambasciatore francese in Algeria e l’attuale, Sansal, 80 anni e malato di cancro alla prostata, rischia dieci anni di carcere: domani è atteso il verdetto. “La sua incarcerazione è un affaire universale. Non si imprigiona un innocente”, ha dichiarato l’ex ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer.

      
Sul palco, dopo di lui, è salito l’ex capo del governo francese e attuale presidente di Renaissance, Gabriel Attal. “Un procuratore ha chiesto dieci anni di prigione per un uomo di ottant’anni. E’ la sua testa a essere chiesta”, ha detto l’ex primo ministro, secondo cui ad Algeri “è la Repubblica francese a essere in ostaggio”. Noëlle Lenoir, ex ministra degli Affari europei e presidente del Comitato di sostegno internazionale a Sansal, tiene a sottolineare che si tratta di un raduno “amical et militant” verso uno scrittore e intellettuale che ha scelto il francese perché è “la lingua della libertà”. 

  
Attorno al palco per Sansal ci sono esponenti di tutto lo scacchiere politico, da Marine Le Pen, leader del Rassemblement national, a David Lisnard, sindaco gollista di Cannes, deputati socialisti, ecologisti, macronisti. Solo un partito è assente: la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Alcuni ricordano il voto contrario di Rima Hassan, eurodeputata mélenchonista, alla risoluzione adottata a gennaio dal Parlamento europeo per condannare l’arresto e la detenzione di Sansal e chiederne la liberazione, mentre Attal, presidente del gruppo Ensemble pour la République all’Assemblea nazionale, ne annuncia un’altra, che verrà sottoposta al voto dei deputati in sessione plenaria nei prossimi giorni. 

   
A un certo punto, sul palco, sale un amico dello scrittore franco-algerino, che fatica a trattenere le lacrime quando pronuncia queste parole: “Boualem, resisti amico mio. Attorno a te cadranno i muri, con loro cadranno anche i tiranni, e tu sarai libero! Abbasso la censura, abbasso l’ingiustizia, libertà, libertà, libertà”. Laurent Wauquiez, attuale capogruppo dei deputati gollisti all’Assemblea nazionale e candidato alla presidenza dei Républicains, fa un discorso più politico: “Boualem Sansal è stato il primo a svelare il cinismo del regime di Algeri. E’ il primo ad averci messo in guardia contro l’ascesa dell’islamismo e della barbarie durante il decennio nero”. Il riferimento è al primo romanzo pubblicato da Sansal, “Le serment des barbares” (Gallimard), incentrato sulla sanguinosa guerra civile algerina (1992-2002). Il romanzo lo fece entrare nel mirino degli islamisti. Che non gli hanno mai perdonato di essere un intellettuale arabo celebrato in Europa, di aver scelto la Francia come patria letteraria, di essere andato a Gerusalemme nel 2012, invitato alla Fiera del libro, e di essere “tornato felice”, secondo le sue parole. “Boualem Sansal è in carcere per un’opinione, prigioniero di un regime che ogni giorno si radicalizza. L’Algeria calpesta l’universalismo che la Francia repubblica incarna”, ha affermato il sindaco di Cannes, David Lisnard. 

   
Al raduno di oggi era presente anche il ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau, il più attivo del governo sull’affaire Sansal. “Cosa viene rimproverato a Boualem, di avere un avvocato ebreo? Di essere innamorato della nostra lingua? Di amare troppo la Francia?”, ha esordito Retailleau quando ha preso la parola, prima di aggiungere: “Boualem è un francese, un franco-algerino. Siamo qui riuniti questa sera con una doppia esigenza: quella della fraternità e quella della giustizia”. Ai piedi del palco, c’è anche Élisabeth Badinter, filosofa ed egeria del femminismo francese, che ha definito l’affaire Sansal “l’affaire Dreyfus dell’Algeria”. Sollecitata sull’esito della sentenza di domani, Noëlle Lenoir offre uno spiraglio di speranza: “Il governo algerino e il presidente Tebboune si starebbero muovendo verso una condanna, seguita da un rilascio la settimana successiva. Una grazia presidenziale”.

Di più su questi argomenti: