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Dopo la figuraccia di Waltz su Signal i democratici vanno all'attacco

Matteo Muzio

Il grave errore del consigliere di Trump è l'occasione per mettere sotto accusa l'Amministrazione americana sulla gestione della sicurezza nazionale. E stavolta i Repubblicani faticano a difendersi

Come prevedibile, sta facendo rumore la disastrosa vicenda della chat del team responsabile della sicurezza nazionale dell’Amministrazione Trump, dove il consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz ha inavvertitamente inserito il direttore del magazine The Atlantic Jeffrey Goldberg. La domanda che si fanno i commentatori è: e se fosse entrato qualcuno di meno responsabile? Magari un agente di Cina o Russia? E perché dei funzionari nominati nel governo federale hanno usato uno strumento come Signal, che cancella le comunicazioni dopo una settimana? Dopo un paio di settimane non brillanti, i democratici sembrano aver recuperato smalto come “partito che difende le istituzioni”. E hanno messo sotto torchio i vari responsabili delle agenzie che sovrintendono a eventuali leak come questi. 
Partiamo dalle evidenti contraddizioni, a cominciare da quella più macroscopica: gran parte della retorica repubblicana trumpizzata prende le mosse dalle indagini che hanno coinvolto l’ex segretaria di stato Hillary Clinton, “colpevole” di aver usato un server privato per mandare diverse mail di lavoro. Una scelta che è stata per anni definita “sconsiderata” e che ha contribuito alla sconfitta dell’ex first lady quando nel 2016 fu candidata dei democratici alle presidenziali. Secondo elemento di incoerenza repubblicana: negli ultimi giorni la direttrice dell’intelligence Tulsi Gabbard aveva denunciato  i presunti leaker di segreti verso la stampa, dicendo che sarebbero stati puniti “severamente”. Il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, aveva detto che “durante l’Amministrazione Biden sembravamo degli stupidi. Ora non più”. E poi è arrivato un momento che, a parti invertite, avrebbe incendiato i commentatori conservatori. 

I democratici  non si sono lasciati sfuggire l’occasione: a maggior ragione in un giorno dove già era prevista un’audizione, sulle minacce globali, di Gabbard e del direttore della Cia John Ratcliffe di fronte alla commissione Intelligence. La linea difensiva comune è stata: “Non è stato condiviso materiale riservato” e “il piano è andato a buon fine” dato che gli obiettivi militari contro gli houthi in Yemen (questo era il tema della chat su Signal) sono stati colpiti. Il senatore della Virginia Mark Warner ha puntato il dito contro il comportamento “sciatto e incompetente” di Waltz, mentre il suo collega dell’Oregon Ron Wyden ha chiesto le dimissioni sia di Waltz sia di  Hegseth. Alla Camera invece i deputati democratici Adam Smith, Gerald Connolly, Gregory Meeks e Jim Himes hanno scritto una lettera indirizzata ai membri della chat sulla “grave compromissione della sicurezza nazionale”. Vengono poste diverse domande, tra cui la più importante è: “Quante altre volte è stata usata un’applicazione di messaggistica istantanea per comunicazioni di questo tipo?”. E ancora: “La diffusione di queste informazioni può aver messo a rischio la sicurezza delle nostre Forze armate?”. Il presidente, Donald Trump, ha risposto indirettamente con una scrollata di spalle, dicendo che anche il principale responsabile del leak Michael Waltz è un “brav’uomo” e ha “imparato la lezione”. A denti stretti, anche gli stessi repubblicani ammettono che qualcosa è andato storto. Lo dice il moderato deputato del Nebraska Don Bacon, ma anche il presidente della commissione Forze armate del Senato Roger Wicker dice che bisogna aprire un’indagine al riguardo. 
Stranamente, l’Fbi di Kash Patel che nei giorni scorsi minacciava punizioni draconiane a eventuali whistleblower, sembra far finta di nulla dicendo di non sapere ancora se si faranno accertamenti. Insolitamente taciturno anche il responsabile dell’intelligence al Senato, Tom Cotton, in genere ipercritico riguardo alle capacità delle varie agenzie, ma questa volta  conciliante nei confronti di Gabbard e Ratcliffe. I democratici, non avendo la maggioranza in nessuno dei due rami del Congresso, hanno le mani legate, però possono far aumentare la pressione su un’Amministrazione che appare sempre più incompetente anche su un tema dove i repubblicani hanno sempre ispirato grande fiducia, come quello della sicurezza nazionale.