"Forza di rassicurazione"

Le (ultime) due carte dei volenterosi sull'Ucraina: un contingente europeo e le sanzioni

David Carretta

Zelensky chiede agli alleati europei i boots on the ground, mda dal vertice di Parigi potrebbero non arrivare le risposte che il presidente ucraino vuole. Il contingente dei soldati europei è già stato declassato a "forza di rassicurazione"

Bruxelles. Emmanuel Macron ha promesso che la riunione della coalizione dei volenterosi di oggi a Parigi permetterà di finalizzare gli impegni per le garanzie di sicurezza da offrire a Kyiv in caso di accordo di pace. Ma Zelensky, che chiede ai suoi alleati europei di essere molto concreti sui boots on the ground, rischia di rimanere deluso. Il contingente di soldati europei è già stato declassato a “forza di rassicurazione”. Servirà a dimostrare che i volenterosi sono al fianco dell’Ucraina, ma sufficientemente lontani dal fronte da non correre il rischio di dover rispondere a un’aggressione della Russia. “Forza di rassicurazione” è l’espressione che è stata usata da una fonte dell’Eliseo per spiegare cosa ha in mente Macron per la riunione dei volenterosi convocata oggi a Parigi. Il presidente francese sta lavorando sin dallo scorso novembre con il premier britannico, Keir Starmer, sul progetto di inviare soldati europei sul terreno in Ucraina per proteggere un eventuale accordo di pace. Francia e Germania dovrebbero fornire l’essenziale alle truppe. A Parigi ci saranno trentuno delegazioni, comprese l’Unione europea e la Nato. Ma non tutti i paesi europei sonno disponibili a impegnare i propri soldati. Finora hanno espresso pubblicamente il loro interesse la Danimarca, la Finlandia, la Lituania e la Repubblica ceca. Fuori dall’Ue, potrebbero giocare un ruolo altri due membri della Nato, la Turchia e il Canada. Francia e Regno Unito hanno indicato di voler inviare assetti aerei e navali ed evocato la cifra di 30 mila soldati. Ma “non è la quantità che conta”, ha detto all’Afp il consigliere di Zelensky, Igor Zhovkva. “E’ anche la loro disposizione a battersi, a difendersi, a essere equipaggiati e a comprendere che l’Ucraina è una parte imprescindibile della sicurezza europea”. 

 

L’opposizione della Russia a truppe di paesi Nato in Ucraina e il rifiuto di Donald Trump di fornire una protezione americana agli alleati presenti sul terreno hanno congelato i progetti più ambiziosi per il contingente dei volenterosi europei. L’obiettivo della “forza di rassicurazione” dovrebbe servire da “sostegno all’esercito ucraino” e da “segnale alla Russia per dimostrare che siamo solidi al fianco dell’Ucraina”, ha spiegato l’Eliseo. Ma non sarà una forza di mantenimento della pace, di interposizione o di monitoraggio della linea di cessate il fuoco. I soldati europei con ogni probabilità saranno stazionati lontani dalla linea del fronte, nella parte occidentale dell’Ucraina, con funzioni di addestramento e assistenza su alcune capacità militari. Un’eventuale zona smilitarizzata dovrebbe essere sorvegliata attraverso aerei, droni e satelliti. Alcuni insistono per una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite, che ha poche possibilità di vedere la luce dato il potere di veto della Russia al Consiglio di sicurezza. Gli europei, per contro, potrebbero lanciare una missione navale per garantire la libertà di navigazione nel Mar Nero. Ma la “prima linea” delle garanzie di sicurezza dovrà essere fornita dall’Ucraina con il rafforzamento del suo esercito, ha spiegato l’Eliseo: armare l’esercito ucraino fino ai denti per permettergli di difendersi da solo. La seconda linea dovrebbe essere quella europea. L’Eliseo ritiene che poi dovrebbe esserci una terza linea, quella del “backstop” americano. Ma l’Amministrazione Trump non è sembrata disponibile a proteggere gli europei in caso di attacco russo.

 

Gli europei, per contro, rischiano di essere messi sotto pressione da Trump per togliere una parte delle sanzioni alla Russia. L’accordo raggiunto martedì a Riad sul Mar Nero prevede che gli Stati Uniti lavorino per facilitare l’accesso ai mercati globali dei prodotti agricoli e dei fertilizzanti russi. Il Cremlino ha subito chiarito che darà attuazione alla tregua marittima solo se l’Ue cancellerà alcune misure restrittive (l’esclusione della banca Rosselkhozbank dal sistema Swift; i dazi su prodotti agricoli e fertilizzanti; le sanzioni contro le navi russe nei porti europei; l’embargo sui macchinari agricoli). Ieri dall’Ue è arrivato un secco “no”. “Il ritiro senza condizioni di tutte le forze militari russe dall’intero territorio dell’Ucraina sarebbe una delle principali condizioni per emendare o togliere le sanzioni”, ha detto la portavoce del Servizio europeo di azione esterna guidato da Kaja Kallas. “L’obiettivo principale dell’Ue rimane quello di massimizzare la pressione sulla Russia, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, comprese le sanzioni”, ha detto la portavoce. Ma un conto è Kallas, un conto sono i capi di stato e di governo. Il tema delle sanzioni sarà discusso al vertice di Parigi. La linea promossa da Macron è di fermezza per pesare su Putin. “La questione oggi è non è di toglierle”, ma “di aggravare queste sanzioni se la Russia non fa quello che ci si aspetta da lei, cioè accettare un cessate il fuoco completo e senza condizioni”, ha detto l’Eliseo. Esclusa da Donald Trump dai negoziati, l’Ue si ritrova con due carte da giocare: il contingente europeo e le sanzioni. Da come le userà può dipendere la fine dei giochi per l’Ucraina.

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