Elise Stefanik (Ansa)

Dal Washington Post

Trump ritira la nomina di Stefanik per un timore elettorale

Repubblicani in affanno. La mossa rivela l'inquietudine del Gop di perdere seggi importanti. Così il presidente ammette la fragilità del partito, che preferisce frenare piuttosto che rischiare il tracollo. Le tempistiche chiave

I repubblicani che governano Washington hanno appena dato il primo segnale importante di preoccupazione per la loro posizione politica ed elettorale, mentre la fortuna del presidente Donald Trump è in calo. Giovedì la Casa Bianca ha fatto un annuncio scioccante: ha ritirato la nomina della deputata Elise Stefanik ad ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite. Stefanik (repubblicana di New York) era stata annunciata come scelta per l’incarico a novembre, ma la sua conferma era stata ritardata perché i repubblicani alla Camera hanno una maggioranza così risicata da non voler rinunciare al suo voto, nemmeno per il periodo tra le sue dimissioni e un’elezione speciale. Quindi avevano rimandato la conferma fino a quando non avessero superato alcuni voti chiave sul bilancio di Trump e sullo scongiurare lo shutdown del governo. La sua audizione di conferma era stata quindi fissata per il mercoledì successivo, il giorno dopo che i repubblicani avrebbero dovuto vincere due elezioni speciali in Florida, rafforzando così i loro numeri. Ma ora hanno ritirato la nomina del tutto. Cosa è cambiato?

 

La risposta sembra essere: temevano davvero di perdere il suo distretto, nonostante questo avesse favorito Trump di 21 punti percentuali solo pochi mesi fa. Trump lo ha persino ammesso in un post sui social media: “Con una maggioranza così risicata, non voglio rischiare che qualcun altro si candidi per il seggio di Elise”, ha scritto Trump. “Le persone amano Elise e, con lei, non abbiamo nulla di cui preoccuparci il giorno delle elezioni”. Ma questa paura sembrava sempre più fondata. Sebbene una vittoria dei democratici in quella corsa sembrasse improbabile, una sconfitta avrebbe potuto essere devastante per la maggioranza repubblicana. In questo momento, i repubblicani hanno una maggioranza storicamente ridotta di 220-215 quando tutti i seggi sono occupati; questa sarebbe scesa a soli 219-216, il che significherebbe poter perdere solo un voto repubblicano se i democratici fossero uniti contro di loro. E i numeri suggeriscono che non era un’eventualità da escludere. Negli ultimi giorni ci sono stati diversi sviluppi che lo hanno rafforzato.

 

Uno dei più importanti di questa settimana è stata la vittoria dei democratici in un’elezione per il Senato della Pennsylvania, dove hanno ottenuto una vittoria a sorpresa in un distretto che nessun democratico aveva mai conquistato da decenni e dove Trump aveva vinto di 15 punti l’anno scorso. E’ la seconda volta dalle elezioni del 2024 che i democratici ribaltano un distretto legislativo statale solitamente favorevole a Trump, con la prima vittoria avvenuta in Iowa a gennaio. (Anche quel distretto aveva favorito Trump di 21 punti.) Gli altri sviluppi riguardano l’elezione speciale di martedì per il sesto distretto congressuale della Florida. Nonostante il distretto vedesse favorito Trump di 30 punti, il candidato democratico ha raccolto molti più fondi del candidato repubblicano, e un sondaggio di questa settimana ha mostrato una corsa sorprendentemente serrata, con un distacco a una sola cifra. Nel frattempo, i Repubblicani sono preoccupati per un potenziale imbarazzo.

 

Le elezioni speciali e altre corse elettorali che si tengono in periodi insoliti tendono ad avere una bassa affluenza e quindi oscillazioni più ampie del normale, portando a risultati inaspettati. Inoltre, durante l’èra Trump, i democratici hanno generalmente ottenuto buoni risultati nelle elezioni speciali perché gli elettori di Trump tendono a non presentarsi alle urne quando lui non è sulla scheda elettorale. Ma le grandi oscillazioni descritte sopra non sono casi isolati. I democratici hanno reso più del previsto nelle elezioni speciali di quest’anno e in modo significativo. Hanno superato i loro margini del 2024 di oltre 10 punti in media, secondo i dati analizzati da Downballot (ex Daily Kos Elections). E’ un livello alto, persino rispetto al resto dell’èra Trump. Una vittoria a sorpresa nel sesto distretto della Florida sarebbe davvero scioccante. Di nuovo, si tratta di un distretto che Trump ha vinto con un margine di 30 punti, mentre i democratici hanno fatto meglio alle elezioni del 2024 di circa 10 punti. Anche in Pennsylvania e Iowa, i candidati democratici hanno avuto ottimi risultati rispettivamente di 16 e 25 punti. Nessuna elezione speciale di quest’anno ha visto i democratici superare i 30 punti. Ma un ribaltamento nel distretto di Stefanik? Questo sembrerebbe più fattibile, guardando a questi numeri. Inoltre, un precedente della prima presidenza Trump è ancora rilevante.

All’epoca, i dem non riuscirono a ribaltare nessun seggio della Camera nelle elezioni speciali. Ma riuscirono a rendere sorprendentemente competitivi distretti simili a quello di Stefanik. Il Partito repubblicano mantenne tre seggi in distretti che Trump aveva vinto tra i 18 e i 27 punti con un margine finale inferiore ai 6 punti. Il loro miglior risultato? Un ribaltamento di 21 punti in un distretto del Kansas. E le loro prestazioni nelle elezioni speciali di quest’anno sono paragonabili a quelle del 2017, come ha scritto G. Elliott Morris mercoledì. Ritirare la nomina di Stefanik ora non è motivo di orgoglio per i repubblicani. Ma se lo avessero fatto la prossima settimana, dopo una corsa sorprendentemente serrata in Florida e magari una sconfitta nella gara ad alta visibilità per la Corte suprema del Wisconsin, sarebbe stato peggio, e avrebbe solo rafforzato le loro preoccupazioni. A quanto pare, hanno deciso che era meglio tagliare la corda ora. Ma non è certo un segno di forza.


Aaron Blake 
© Washington Post

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