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Dopo la condanna

Come si organizzano Marine Le Pen e il Rn nella “democrazia giustiziata” di Francia

Mauro Zanon

Lo sconquasso politico della Francia tra le speranze di Bardella, la solidarietà degli amici europei e una frode stimata dalla Corte per 2,9 milioni di euro

Parigi. “Jordan ha la capacità di essere presidente della Repubblica”. Pochi minuti prima della sentenza del Tribunale di Parigi sull’affaire degli assistenti parlamentari europei a Strasburgo che la vedeva coinvolta assieme ad altri eurodeputati del suo Rassemblement national (Rn), Marine Le Pen, madrina del sovranismo francese, aveva già intuito che il suo destino era segnato da “una decisione politica”, come ha detto combattiva a Tf1 ieri sera, e che era tempo di pensare di lanciare anche il suo delfino, Jordan Bardella, nella corsa per l’Eliseo. 

 

          

 

“E’ il primo episodio delle elezioni presidenziali del 2027”, ha commentato ieri il direttore dell’istituto sondaggistico Ifop, Frédéric Dabi. L’accusa, a novembre, aveva chiesto cinque anni di carcere contro la leader sovranista, di cui tre con la condizionale, e l’ineleggibilità con “esecuzione provvisoria”, ossia con applicazione immediata anche in caso di ricorso. La sentenza emessa ieri mattina dal Tribunale di Parigi ha condannato Le Pen a quattro anni di carcere, di cui due senza condizionale ma con l’uso del braccialetto elettronico, e a una multa di 100 mila euro, ma ha confermato soprattutto l’ineleggibilità per cinque anni con “esecuzione provvisoria”: Le Pen, salvo inimmaginabili coup de théâtre, non potrà dunque presentarsi alle presidenziali del 2027. La misura ha una “funzione punitiva e necessaria”, ha detto la presidente del Tribunale, Bénédicte de Perthuis, durante la lettura della sentenza. Ed è “necessario”, ha aggiunto il magistrato, “associare l’esecuzione immediata alle sentenze di ineleggibilità. Si tratta di garantire che i rappresentanti eletti, come tutti coloro che sono soggetti alla legge, non beneficino di un regime preferenziale”

Nel 2021, il Journal du dimanche, riportando le conclusioni dell’inchiesta dell’Oclciff (Office central de lutte contre la corruption et les infractions financières et fiscales) sul dossier degli assistenti Rn, aveva indicato che Le Pen era “l’istigatrice e la beneficiaria di un sistema fraudolento di distrazione di fondi europei a suo profitto, attraverso falsi impieghi di assistenti parlamentari”. Ieri, la presidente della Corte ha ribadito che la presidente di Rn, “con autorità e determinazione”, è stata “coinvolta nel sistema istituito da suo padre”, Jean-Marie Le Pen, ovvero il “sistema” di appropriazione indebita di fondi pubblici che era stato messo in piedi da Rn. Le Pen è stata “al centro di questo sistema dal 2009”, ha aggiunto Bénédicte de Perthuis. Oltre a Le Pen e ad altri otto eurodeputati, dodici assistenti sotto processo sono stati giudicati colpevoli di ricettazione. I nove eurodeputati e i dodici assistenti di Rn hanno firmato “contratti fittizi” nel quadro di un “sistema” allestito dal partito, ha sottolineato la presidente del Tribunale di Parigi.

La Corte ha stimato a 2,9 milioni di euro l’entità della frode degli eurodeputati sovranisti, avendo “il Parlamento europeo pagato per persone che in realtà lavoravano per il partito di estrema destra”. La presidente del tribunale ha precisato inoltre che l’entità della frode di cui è colpevole la leader Rn è di 474 mila euro, per i posti di quattro assistenti. 

“Oggi non è solo Marine Le Pen a essere ingiustamente condannata: è la democrazia francese a essere giustiziata”, ha commentato su X Jordan Bardella, presidente di Rn. Le Pen non vuole rinunciare al quarto tentativo di conquista dell’Eliseo, ha detto di voler combattere e fare subito ricorso e ha citato il generale De Gaulle quando diceva che la “Corte suprema è il popolo”, ha detto la leader sovranista a Tf1, ma la sentenza è un colpo tremendo per una candidata che raccoglieva secondo gli ultimi sondaggi tra il 34 e il 37 per cento dei suffragi in vista del primo turno delle presidenziali, guida di un partito che alle ultime elezioni legislative ed europee ha federato tra gli 11 e i 12 milioni di voti. Ecco allora il piano B, dove la B sta per Bardella, con cautela, in ragione dei malumori dei luogotenenti marinisti dinanzi alla strategia di emancipazione dalla leader Rn, portata avanti surrettiziamente dal ventinovenne. Alcuni, sottovoce, evocano il ritorno inaspettato di Marion Maréchal, che lo scorso ottobre ha lanciato il suo nuovo movimento politico, Identité-Libertés, attraverso il quale si è riavvicinata alla zia e ha chiuso definitivamente la parentesi Reconquête, il partito nazionalista di Éric Zemmour. “Marine Le Pen stava portando il nostro campo alla vittoria. E’ la sua unica colpa ed è per questo che è stata condannata”, ha dichiarato Marion Maréchal. 

Immediata, dopo la sentenza, la solidarietà del premier ungherese, Viktor Orbán, che su X ha scritto “Io sono Marine”, e del Cremlino, che ha parlato di “violazione delle regole democratiche”. Matteo Salvini, l’alleato italiano di Le Pen, ha commentato: “Chi ha paura del giudizio degli elettori spesso si fa rassicurare dal giudizio dei tribunali. A Parigi hanno condannato Marine Le Pen e vorrebbero escluderla dalla vita politica. Un brutto film che stiamo vedendo anche in altri paesi come la Romania”. E’ intervenuto con lo stesso tono l’immancabile Elon Musk.