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Francia impietrita

Le Pen vuole combattere ma mette a rischio il suo partito e fa un favore a Macron

Jean-Pierre Darnis

La leader conservatrice sembra voler andare avanti nella lettura trumpiana del processo, accusando i giudici di sostituirsi alla sovranità popolare. Strategia pericolosa sia sul piano processuale sia politico, che rischia di erodere la recente opera di legittimazione di Rn

La condanna di Marine Le Pen all’ineleggibilità apre un nuovo capitolo nell’estrema destra francese. Questa decisione era in larga misura attesa da chi aveva seguito il processo, tanto erano sostanziose le prove materiali dell’appropriazione indebita di denaro pubblico europeo a beneficio degli eurodeputati del Rassemblement national. Di fronte a questo scenario, era legittimo pensare che il Rn avesse già pronto un piano b, ossia posizionare immediatamente il presidente del partito, Jordan Bardella, come potenziale candidato per le presidenziali del 2027. Ma Marine Le Pen si è mostrata cauta. Ha dichiarato che Bardella è una pedina fondamentale per il movimento politico, ma spera anche di non doverlo utilizzare prima del necessario, il che significa scartare per il momento l’ipotesi. Marine Le Pen sembra voler andare avanti nella lettura trumpiana del processo, negando il reato e accusando i giudici di sostituirsi alla sovranità popolare: ciò significa non riconoscere la legittimità del processo. 

 

                  

Questa posizione rafforza la retorica populista secondo cui la giustizia deve cedere il passo alla politica, ma è anche pericolosa. Il primo rischio è quello di adottare in appello la disastrosa strategia di difesa già vista al primo grado, che è riuscita soltanto ad aizzare i giudici contro di lei, con la possibilità che la Corte d’appello confermi integralmente la condanna. Ma anche dal punto di vista politico, Le Pen si trova oggi agli antipodi della sua tradizionale politica di “mani pulite e testa alta” che denunciava i politici corrotti e chiedeva condanne di ineleggibilità a vita per i politici e funzionari disonesti. Infine, un posizionamento trumpiano farebbe di Le Pen la portavoce di interessi stranieri in Francia, quelli russi e americani, cosa alquanto repellente per molti nazionalisti francesi

Con la denuncia dei giudici, Le Pen applica l’antica tattica del padre, che teorizzava le urla ogni volta che veniva accusato, cercando di coprire le sue nefandezze presentandosi come una vittima perpetua. Questa strategia movimentista del Rn rischia però di erodere la recente opera di legittimazione del partito, necessaria per accedere al potere supremo. Inoltre lascia intravedere uno spazio per faide interne, se Le Pen non vuole farsi da parte e la nipote, Marion Maréchal Le Pen, si è sempre presentata come la vera erede del nonno Jean-Marie. Inoltre, per rimanere in sella, sembra che Le Pen debba assicurare la sua permanenza come capogruppo del partito all’Assemblea nazionale, una posizione che verrebbe automaticamente a mancare in caso di scioglimento e quindi di nuove elezioni politiche. Si tratta di un ulteriore elemento che complica parecchio l’equazione per il Rn e che potrebbe paradossalmente garantire la fortuna del governo Bayrou e della presidenza di Emmanuel Macron fino alla scadenza del mandato presidenziale. 

Se il Rn non riesce a mantenere un ordine, altri si faranno avanti. Nei Républicains, la competizione tra Laurent Wauquiez e Bruno Retailleau per la presidenza del partito si fa molto tesa, mentre è in gioco il presidio dello spazio di destra repubblicana. Il miliardario Vincent Bolloré sta spingendo a favore di una rivoluzione conservatrice con il suo gruppo mediatico, un contesto nel quale il popolarissimo – e controverso – animatore Cyril Hanouna potrebbe fare da jolly con una discesa in campo. Se la condanna di Marine Le Pen non dovesse portare a un’accelerazione della transizione al vertice del Rn a beneficio di Bardella, si aprirebbero scenari potenzialmente negativi per il partito, che potrebbero portare a un suo netto ridimensionamento, anche alla luce della disfatta al secondo turno delle legislative del 2024, dopo un primo turno in testa.