Ansa

Bruxelles

L'Ue risponde ai dazi di Trump ma senza il bazooka e diluendoli nel tempo. Voglia di negoziato

David Carretta

Le misure dilazionate e limitate dell’Europa, che riduce al minimo le ritorsioni nel primo pacchetto di contromisure approvato oggi, per dare una chance alla trattativa. Intanto il presidente americano annuncia che nei prossimi 90 giorni gli europei  avranno i dazi al 10 per cento e non più al 20
 

Bruxelles. L’Unione europea ha approvato oggi il primo pacchetto di contromisure sui dazi imposti da Donald Trump su alluminio e acciaio. Ma, anche nel momento della risposta, l’Ue ha scelto di inviare segnali di distensione al presidente americano, che infatti considera gli europei  tra i paesi che non hanno fatto ritorsioni e che, nei prossimi 90 giorni, avranno i dazi al 10 per cento. “Queste contromisure possono essere sospese in qualsiasi momento, qualora gli Stati Uniti accettino un esito negoziato equo ed equilibrato”, ha detto la Commissione. Il bourbon è stato risparmiato. Gran parte di questi dazi europei entrerà in vigore solo il 15 maggio. Una parte addirittura il primo dicembre. La Commissione è intenzionata a rinviare la proposta sulle contromisure per i cosiddetti “dazi reciproci”, consentendo a Giorgia Meloni di affrontare l’incontro con Trump il 17 aprile senza tensioni aggiuntive.


I rappresentanti degli stati membri dell’Ue hanno approvato le quattro liste di prodotti americani che saranno oggetto di dazi europei di ritorsione dopo i dazi contro l’alluminio e l’acciaio annunciati da Trump all’inizio di marzo. Tecnicamente si chiamano “contromisure”. L’Ue prenderà di mira circa 21 miliardi di euro di importazioni americane, al di sotto dei 26 miliardi di euro dei dazi americani su alluminio e acciaio. I dazi europei entreranno in vigore gradualmente. Il 15 aprile torneranno ad applicarsi i dazi che erano stati introdotti nel 2018, dopo un primo scontro commerciale avvenuto durante il primo mandato Trump. Harley Davidson, Levi’s, yacht: la prima lista contiene beni americani per un valore di 3,9 miliardi di euro che erano già stati oggetto di contromisure cinque anni fa, prima che fossero sospese a seguito di un’intesa con Joe Biden. Ma rispetto alla lista del 2018 sono stati tolti il bourbon e il whisky americani. Trump aveva minacciato di colpire lo champagne e i vini europei con dazi di rappresaglia del 200 per cento, se l’Ue avesse confermato il bourbon. Su pressione di Italia, Francia e Irlanda, la Commissione ha ceduto. I dazi su altre due liste di prodotti, per un valore complessivo di 13,5 miliardi di euro, si applicheranno dal 16 maggio.

Infine, la Commissione ha deciso di rinviare al primo dicembre l’applicazione di dazi su mandorle e semi di soia per un valore di 3,5 miliardi di euro. L’obiettivo è di “non compromettere il raccolto di questi prodotti sensibili, dare il tempo agli agricoltori europei di individuare nuovi fornitori e dare un altro segnale di apertura al negoziato con Washington”, spiega un diplomatico europeo. Le quattro liste sono state approvate da ventisei stati membri. L’Ungheria è l’unico paese che ha votato contro. “L’escalation non è la risposta. Misure come queste causeranno ulteriori danni all’economia europea e ai cittadini aumentando i prezzi”, ha detto il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto. Per l’Ungheria, l’unica strada per andare avanti sono “i negoziati, non le ritorsioni”. 

In realtà, dopo molte esitazioni, l’Ue ha scelto la strada dei negoziati, limitando al minimo le ritorsioni contro l’Amministrazione Trump. Le misure più estreme che erano state preparate per rispondere a Trump sono state messe nel cassetto. A partire dal “grande bazooka”: lo strumento anti-coercizione per colpire il settore dei servizi, compresi quelli digitali e finanziari. “Quando necessario, dobbiamo proteggere l’industria e i nostri cittadini. Stiamo attualmente preparando queste misure”, ha detto ieri la vicepresidente della Commissione, Henna Virkkunen. Ma “non vogliamo avere dazi, vogliamo negoziare”, ha aggiunto. Così la risposta ai dazi imposti da Trump sulle automobili europee il 26 marzo e ai cosiddetti “dazi reciproci” del 20 per cento su tutte le importazioni dall’Ue annunciati il 2 aprile potrebbe subire un altro ritardo. Una reazione simmetrica imporrebbe all’Ue di colpire beni e servizi americani per un valore di quasi 350 miliardi di euro. Martedì un portavoce della Commissione aveva annunciato che la proposta di contromisure sarebbe stata presentata “all’inizio della prossima settimana”. Ieri fonti della Commissione hanno confermato che “sarà solo più tardi”.

La prossima settimana, il 17 aprile, Giorgia Meloni sarà a Washington per incontrare Donald Trump. Arrivare con il bazooka carico non avrebbe facilitato il suo compito. In molti a Bruxelles sperano che la premier italiana torni in Europa con qualche concessione, o almeno la disponibilità dell’Amministrazione Trump a negoziare. “Accolgo con favore ogni possibilità di interagire con l’Amministrazione Trump. Considero che Giorgia Meloni, insieme ad Antonio Tajani, sia ancorata nel pensiero e nella prospettiva dell’Ue”, ha detto il presidente del Ppe, Manfred Weber. Meloni “nei colloqui con Trump difende chiaramente i nostri interessi europei”, ha aggiunto Weber.

Di più su questi argomenti: