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Saverio ma giusto
Pianeta in default
La guerra commerciale è iniziata e l'Italia è fra i paesi più colpiti. Anche per gli Stati Uniti sarà dura, visto quanto gli verrà a costare il Made in Italy: vino, parmigiano, saluti romani...
Fosse stato uno spettacolo di Lando Fiorini per il mitologico locale romano Il Puff, si sarebbe intitolato “E mo’ so dazi”. Io propongo invece “Dazi amari”, ma insomma il senso è quello. Alla fine la guerra mondiale è arrivata, ma combattuta non con armi convenzionali bensì con attacchi finanziari: il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, firmando l’ordine esecutivo sui dazi, ha colpito il mondo intero, come avesse fatto un cyber attacco all’economia mondiale – altro che prelievo forzoso sui conti correnti, lui ha direttamente fatto collassare le banche. Sostanzialmente Trump sta mandando in default il Pianeta Terra; roba che al confronto il famigerato asteroide è solo un po’ di grandine. A causa dei dazi le Borse di tutto il mondo stanno crollando, compresa quella americana: un dato paragonabile all’impatto che ebbe l’11 settembre. Con la differenza che in un caso si è trattato di un attentato al mondo libero commesso da un folle senza scrupoli, nell’altro caso il responsabile era Bin Laden.
La situazione, come sempre quando si tratta di Trump, “è tragica ma non è seria” (cit. Flaiano): dalle percentuali dei dazi reciproci illustrati da Trump con tanto di lavagnetta che sono numeri completamente a caso (persino i numeri estratti al Lotto hanno più criterio), al fatto che i dazi sono stati imposti letteralmente a ogni posto del mondo, comprese due isole artiche completamente disabitate e popolate solo da pinguini. Da segnalare il caso San Marino: il microstato romagnolo ha dazi “solo” del 10 per cento, la metà di quelli italiani; e molti dei nostri imprenditori è dalla scorsa settimana che stanno cercando di parlare con la Camera di Commercio di San Marino per delocalizzare lì, come Gabry Ponte per l’Eurovision. Sì perché l’Italia, grande esportatrice sul mercato statunitense, è fra i paesi più colpiti; più di noi, appunto, solo gli Stati Uniti, visto quanto gli verrà a costare adesso il Made in Italy. Pensate solo al pomodoro: non sarà mica facile per i produttori americani sostituirsi a quelli italiani, gli statunitensi hanno uno storico con la schiavitù sui campi di cotone ma non hanno il know how per il caporalato sui campi di pomodori. Per non parlare dell’olio d’oliva: adesso negli Stati Uniti costerà di più farsi una bruschetta che viaggiare su Marte. Peggio ancora il vino: se ora uno statunitense compra una bottiglia di vino italiano e poi quando la apre quella sa di tappo, come minimo s’ammazza. Altro settore rovinato è quello della pelletteria: d’ora in avanti, piuttosto che scarpe di cuoio italiane, agli americani converrà infilare i piedi in dei vitelli vivi. E anche un uomo ricchissimo come Elon Musk dovrà rinunciare a indossare del formaggio come copricapo, visto quanto gli costerà il parmigiano.
Ma non solo beni materiali: in quanto italiano, anche Damiano David per cantare negli Usa costerà il 20 per cento in più – 25 per cento per stare zitto. Anche gesticolare è una specialità italiana: adesso agli americani converrà starsene con le mani in tasca, se non vogliono ritrovarsele svuotate. Unica buona notizia, anche essere fascisti negli Stati Uniti costerà il 20 per cento in più. Il saluto romano è roba nostra, la prossima volta che Musk o Bannon ne fanno uno gli toccherà pagare. E mo’ so dazi anche per loro.

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