
(foto EPA)
vicini ostili
Così la presidente messicana Sheinbaum utilizza il know how nazionale per convivere con Trump
La presidente del Messico riesce a essere l'unica statista mondiale che risponde a tono al tycoon senza farsi maltrattare. E ora anche l'inquilino della Casa Bianca riconosce che è "una dura"
“Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti!”, è una frase che i messicani amano ripetere e che è attribuita al presidente Porfirio Díaz contro cui fu fatta la rivoluzione messicana. “Guardate che a noi conviene Trump proprio perché di America Latina non capisce niente”, era il concetto che amava ripetere il presidente Andrés Manuel López Obrador (detto Amlo) ai colleghi della regione, malgrado fosse di sinistra e Donald Trump avesse fatto una bandiera del suo primo mandato la promessa di costruire una muraglia alla frontiera con Messico. Questa è una testimonianza del modo in cui, proprio con l’avere quello scomodo vicino, dopo avergli dovuto cedere nel XIX secolo oltre metà del territorio nazionale, nel XX secolo i governi messicani hanno imparato a conviverci senza farsi mettere i piedi in testa, ma anche senza irritarlo. Così, il Messico mandò aerei da caccia a combattere contro i giapponesi nella Seconda guerra mondiale, poco dopo aver nazionalizzato il petrolio con grande scorno delle multinazionali americane. E durante tutta la Guerra fredda riuscì a far convivere una accesa retorica terzomondista con una piena garanzia di affidabilità ai confini. Dunque, arrivati al XXI secolo la stampa internazionale si stupisce per il modo in cui Claudia Sheinbaum, erede di Amlo prima come sindaco di Città del Messico e poi presidente, riesce a essere praticamente l’unica statista mondiale che risponde a tono al tycoon senza farsi maltrattare. Alla fine non è altro che l'evoluzione estrema di quel peculiare know how.
“Claudia Sheinbaum è la anti-Trump?”, si è chiesto il New York Times. Fu lei, in particolare, che a gennaio, quando Trump disse di ribattezzare il Golfo del Messico in “Golfo d’America”, tirò fuori una mappa del 1607 in cui l’intero Nord America veniva indicato come “America messicana”. E’ stata lei che ha convocato manifestazioni per resistere alle minacce di dazi e di interventi militari contro i narcos, venendone premiata con mostruosi indici di popolarità che passano l’80 per cento. “Ha trasformato la minaccia esterna del presidente degli Stati Uniti in un boom interno, radunando la nazione attorno al suo governo”, ha osservato il Financial Times. Ed è stata ancora lei che, nella conferenza stampa di martedì, ha respinto con forza l’idea dell’utilizzo di droni armati americani in Messico contro i cartelli della droga. “Rifiutiamo qualsiasi azione di questo tipo e non crediamo che vadano a materializzarsi, dal momento che con gli Stati Uniti esiste un dialogo costante in materia di sicurezza e di altri temi”. Proprio lo stesso giorno, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha confermato, anche lei in conferenza stampa, che la relazione tra Sheinbaum e il suo capo “è abbastanza buona”. A parte risparmiarla per ora sui dazi, lo stesso Trump – che sul resto dei leader mondiali dice che vengono a “baciargli il culo” – di lei ammette che è “una dura”, “una donna meravigliosa”.
Un po’ perché accanto agli slogan di orgoglio nazionale per il fronte interno la presidente messicana ha però fatto moltidi quei gesti che permettono a Trump di mostrare che con i suoi metodi ottiene risultati. Ha mandato diecimila militari al confine a sorvegliare il traffico di droga e i migranti. E per il tycoon non è evidentemente un problema se sviare effettivi dal contrasto ai cartelli nell’interno potrebbe avere in realtà esiti controproducenti: Sheinbaum, da sindaco, riuscì a far diminuire la criminalità nella capitale in un momento in cui nel resto del paese decollava, e ora informa che rispetto a sei mesi fa la media degli omicidi è calata di 12 all’ora. Un’altra sua mossa è stata l’estradizione negli Stati Uniti di diversi boss dei narcos, anche forzando le leggi messicane.
Qui però bisogna ricordare che Sheinbaum sta anche portando avanti una riforma del potere giudiziario che attraverso l’elettività dei giudici li rende meno indipendenti dall’esecutivo, e che evoca scenari per lo meno turchi o ungheresi, se non venezuelani. E sta anche nazionalizzando e rinazionalizzando a tutto spiano in particolare nel campo di petrolio e energia, ponendo termine alle liberalizzazioni dei tempi dei governi di centro-destra. Insomma, viene anche il dubbio che, know how messicani a parte, Trump veda in lei una versione al femminile di quegli “uomini forti” alla Putin o Kim, per i quali ogni tanto tradisce, se non il proprio trasporto, per lo meno la propria affinità elettiva.

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