(Ansa)

L'immorale equivoco ideologico del Cretino Collettivo che compara la strage di Sumy e Gaza

Giuliano Ferrara

Alla base dell'immoralità comparativa sta il malinteso concettuale, che banalizza le differenze storiche, politiche e morali tra i due contesti. Questa comparazione è figlia di una mentalità che, per senso di colpa o faziosità, distorce la coscienza occidentale

Complimenti a Michele Serra. Gli è entrato in testa e si è subito riversato sulla tastiera del suo pc il concetto di Cretino Collettivo, nostro vecchio affezionato. Concetto complesso al di là della formulazione ingenua, semplicistica, perché l’intelligenza individuale, la capacità di ragionamento, è sempre in sospetto di cinismo. Fatto sta che ieri Serra in Repubblica ha detto che è stufo di sentire, specie s’immagina tra la sua gente, grida di indignazione morale alternate e alternative: la strage ucraina, e allora Gaza? Purtroppo in questo bombardamento di efferata stupidità, che apre crateri mentali paralleli a quelli dell’aviazione russa e israeliana su terre e umanità travolte dalla tragedia della guerra, si è costretti a scavare. E purtroppo non è difficile trovare un elemento di verità intellettuale e antropologica alla base dell’equivoco comparativo tra la domenica delle Palme a Sumy e una qualsiasi giornata di dolore, di morte e di privazione in Palestina.

  

Il primo nucleo di verità è ovvio. I bambini sono tutti uguali e ugualmente angelici, a parte l’armata silenziosa degli sradicati, aspirati, annichiliti nell’aborto, che sono il senso di colpa, con il calo demografico corrispettivo, della mentalità progressista occidentale; a parte i bambini sudanesi, del Darfur, del Congo, e di tante altre parti del mondo non raggiunte dalla luce razionalistica dell’ideologia antisionista. Ma il destino politico delle comunità popolari e nazionali non è una notte in cui tutte le vacche sono grigie. I civili ucraini distrutti dalle bombe non hanno un posto speciale, ipocrita, moralmente riprovevole, nella compassione occidentale. Hanno il posto loro. Non risulta: che gli ucraini abbiano affidato a un governo fanatico il potere attraverso libere elezioni e lo abbiano sostenuto per quindici anni mentre si armava, costruiva tunnel per rinchiudervi ostaggi e fare incursioni terroristiche nella casa del vicino, bombardava regolarmente con migliaia di missili terra e popolo di Israele, prendendosi anche la libertà di schiavizzare le donne e ammazzare gli omosessuali ed educare all’odio armato i bambini e gli adolescenti. Hanno eletto un presidente ebreo in nome dell’indipendenza nazionale, un comico libertario improvvisatosi eroe nazionale. Non risulta: che gli ucraini abbiano fatto un migliaio e più di morti ammazzati, donne vecchi bambini ragazze e ragazzi, con presa di duecentocinquanta ostaggi, in un qualunque 7 ottobre in terra russa, spargendo terrore e costringendo il paese vicino a una tremenda autodifesa. Non risulta: che nelle scuole ucraine la Russia sia fuori dalle mappe, e il diritto di esistere dei russi, dalla Siberia al Mar d’Azov, sia contestato, negato, come quello di un’entità imperiale ostile da sradicare dalla faccia del mondo. Non risulta: che gli ucraini siano alleati con nemici della Russia su sette diversi fronti combattenti, uno dei quali prenucleare, tutti proiettati nell’identico programma di liberazione di quella terra dalla presenza teologicamente odiosa del popolo russo. 

  
Risultano invece le stragi di Bucha e di Sumy, all’inizio e l’altro ieri, due crateri umani e civili che non sono uno stage come pensano ignobilmente i più Cretini del Cretinismo Collettivo, bensì il contrappunto di un’aggressione che è proceduta con l’annessione della Crimea, poi con accordi di pace transitoria, traditi da Putin, e l’infiltrazione nel Donbas di soldati travestiti da soldati di ventura, infine con l’invasione diretta, dispiegata, che in moltissimi superesperti putinesque, tranne gli analisti euroccidentali e americani, hanno fino alla fine, cioè al suo inizio, negato. Risulta: che gli ucraini si sono difesi, armati da Usa e Ue con mille linee rosse e condizionamenti, contro un blocco di alleati e mercenari e stati autocratici che volevano papparseli senza linee rosse e condizionamenti e hanno spinto milioni di loro alla via obbligata di salvezza, centinaia di migliaia alla resistenza e alla morte in tre anni di dolore, di freddo, di paura costante e di dubbio drammatico sul futuro, sempre nella speranza che venisse in chiaro qui da noi che si battevano anche per difendere qualcosa di molto simile a come noi siamo, con i nostri tremendi difetti liberaldemocratici. L’Ucraina di Zelensky era un paese serio, con vocazione democratica e indipendentista, una specie di Festival Supernova costituzionale, nella forma del Maidan, nel deserto iniziale della solidarietà europea e occidentale, per via dei traffici noti nel settore dell’energia.
 

Con tutta la compassione dovuta per la popolazione di Gaza, che al contrario di quella ucraina era assoggettata a miti nichilisti contro il vicino ebreo, nemico assoluto, e a una mistica del sacrificio salvifico la quale ha imposto che i combattenti del terrorismo mettessero davanti a loro come scudo in ospedali scuole e moschee, scenari buoni per l’opinione internazionale e per i campus di Harvard e Columbia e Torino, i civili e i bambini da esibire esplicitamente come trofei umanitari, la differenza c’è e si vede, oltre e attraverso la nebbia della guerra. E allora: perché la comparazione indegna del Cretino Collettivo? Perché il grido bestiale: e allora Gaza? Non è solo il ruolo dei video e dell’informazione in questione, una certa dose di informazione sulla strage continuata e crudele in Ucraina c’è pur stata, anche se non con i caratteri di ossessività e di faziosità di quella sulla Striscia di Gaza. Il problema è che gli ucraini sono percepiti come una sezione di ceto medio bianco occidentale, la stessa immagine che offre un paese affluente e tecnologico come Israele, con le sue famiglie ricche o almeno benestanti, l’assenza di piedi scalzi e asini per il trasporto. Alla base dell’immoralità comparativa (la strage della Domenica delle Palme, e allora Gaza?) sta l’equivoco ideologico, la cosiddetta scelta di civiltà che colloca la coscienza occidentale al di qua della “linea del colore”, avvoltolata nel senso di colpa per uno stato, una condizione, un abbrutimento pauperistico che è la caratteristica in larga parte autoprodotta del sud del mondo cosiddetto. Che poi da Gaza partissero i razzi e i pogrom e in Ucraina si coltivassero fiori e si sperasse invano nelle regolari elezioni, nell’Unione europea e magari nella Nato, come fossero finlandesi o svedesi, resta come un fermo immagine di dettaglio. Invece è l’essenza della questione

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.