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la spaccatura
I paesi centroasiatici s'avvicinano a Cipro. Per Ankara è un tradimento
Kazakistan, Uzbekistan e Turkmenistan nominano i propri ambasciatori presso la l’entità di governo legittima dell'isola, mentre Bruxelles annuncia 12 miliardi di investimenti per l'economia centro asiatica. Un duro colpo per il pan-turchismo di Erdogan, ma un successo diplomatico per l'Unione europea
Un tradimento. La stampa turca non ha usato mezzi termini per descrivere una vicenda che potrebbe creare una spaccatura molto profonda all’interno del mondo turcofono. E che, allo stesso tempo, fa registrare un importante successo diplomatico per l’Unione europea. Kazakistan, Uzbekistan e Turkmenistan, nelle ultime settimane, hanno nominato i propri ambasciatori presso la Repubblica di Cipro, l’entità di governo legittima dell’isola del Mediterraneo orientale, una parte della quale è occupata dall’autoproclamata Repubblica turca di Cipro nord, sorta negli anni ’80 in seguito all’intervento militare della Turchia e riconosciuta diplomaticamente soltanto da Ankara. Mentre Uzbekistan e Turkmenistan hanno accreditato i propri rappresentanti diplomatici presenti in Italia anche per il governo cipriota, il Kazakistan ha addirittura deciso di aprire una propria ambasciata a Nicosia.
A completare il quadro, la mossa delle tre cancellerie centroasiatiche è avvenuta nelle settimane immediatamente precedenti al summit che a inizio aprile ha messo intorno a un tavolo a Samarcanda, in Uzbekistan, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e i leader delle cinque repubbliche regionali. Durante l’incontro sono stati annunciati investimenti pari a 12 miliardi di euro da parte di Bruxelles in numerosi settori dell’economia centro asiatica. Nella dichiarazione congiunta rilasciata a margine, la continuazione della cooperazione è stata legata proprio alla ratifica da parte dei governi dell’area di due risoluzioni dell’Onu che nel corso degli anni hanno sancito l’unica legittimità della Repubblica di Cipro, membro dell’Unione europea dal 2004, e dichiarato illegale l’occupazione turca.
Per una volta, l’azione europea è stata incisiva. Pure troppo, agli occhi della Turchia. Sulla carta alleati di ferro di quest’ultima, Kazakistan, Uzbekistan e Turkmenistan fanno infatti parte dell’Organizzazione degli stati turchi (Ots), voluta nel 2009 dalla Turchia per rappresentare un forum di dialogo e di integrazione del mondo turcofono. Dal 2022, la Repubblica turca di Cipro nord ne fa parte in qualità di osservatore e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel corso degli anni ha richiamato più volte alla necessità che gli altri paesi membri dell’organismo si impegnassero di più per una sua piena integrazione all’interno dell’Ots, ottenendo però ora in cambio uno schiaffo diplomatico. Al momento il governo turco ha evitato di esprimersi ufficialmente, lasciando ad alcuni funzionari della Repubblica turca di Cipro nord il compito di avanzare la richiesta che alla mossa centro asiatica seguano ripercussioni concrete. Sempre a proposito di tempistiche, a metà marzo il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha annunciato che i colloqui in merito alla contesa territoriale sull’isola riprenderanno a fine luglio, nel format allargato a cinque interlocutori: la parte turco-cipriota, la Repubblica di Cipro, Grecia, Turchia e Regno Unito.
Come detto, il governo dell’autoproclamata entità territoriale ha tuonato contro la decisione e, data la sensibilità del tema per Erdogan, è probabile che questa frustrazione trovi ascolto. Il leader turco ha fatto del pan-turchismo uno dei pilastri della proiezione internazionale di Ankara e aver subito uno schiaffo proprio da membri dell’Ots, che dovrebbe essere la più alta rappresentazione di questo approccio, è senza dubbio un duro colpo. Nel 2025 il meeting periodico dell’organizzazione è previsto per la seconda metà dell’anno in Azerbaigian e non è da escludere che l’incontro si trasformi in una resa dei conti. Il presidente azero, Ilham Aliyev, nelle ultime ore ha ribadito il suo sostegno nei confronti della Repubblica turca di Cipro nord, serrando i ranghi per quanto possibile attorno a Erdogan. Guardando alla vicenda dal lato centroasiatico, è evidente come la grande frenesia diplomatica e commerciale nei confronti delle repubbliche regionali, a caccia di investimenti e nuovi partner, porti queste ultime a compiere dei passi falsi su alcuni fronti. Si vedrà con quali conseguenze.

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