
La fiducia globale evaporata
Non solo Russia e Cina. L’Ue alza la sicurezza dei suoi funzionari in America e in Ungheria
Al gruppo di cinque parlamentari europei che ieri ha concluso una visita diplomatica in Ungheria tre giorni fa è stata fornita dall’ufficio sicurezza del Parlamento una borsetta faraday. La notizia, confermata ieri al Foglio da due diverse fonti, è rilevante: i contenitori faraday servono a schermare le apparecchiature elettroniche dalle emissioni elettromagnetiche, rendendo smartphone e laptop più difficili da intercettare da remoto nel periodo in cui sono custoditi all’interno alla borsa. La decisione di fornire per la prima volta ai parlamentari un semplice ma cruciale sistema di sicurezza per una missione in un paese membro dell’Ue arriva a pochi giorni da un’altra notizia simile. La Commissione europea ha infatti deciso di fornire ai funzionari che si recheranno negli Stati Uniti per le riunioni del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale dei telefoni cosiddetti “burner” e dei computer portatili “sacrificabili”.
Si tratta di smartphone e laptop dalle poche funzionalità che sostituiscono gli apparecchi personali dei funzionari, e che vengono usati di solito per missioni ad alto rischio di intercettazioni dirette, cioè quelli in paesi sensibili come Russia e Cina. Quegli smartphone poi possono essere inizializzati senza il rischio di cancellare ogni volta l’intera memoria dei telefoni personali. Per esempio, lo scorso luglio era stata dotata di burner anche la delegazione italiana che ha accompagnato Giorgia Meloni in visita in Cina.
Secondo un funzionario dell’Ue che ha parlato con il Financial Times, il quotidiano che per primo ha rivelato la notizia lunedì scorso, la sicurezza europea “è preoccupata che gli Stati Uniti entrino nei sistemi di commissione”. Non erano mai stati usati dei burner per andare in America, ma ora tutto sta cambiando, anche nelle relazioni transatlantiche, e con tre alti funzionari diretti nelle prossime settimane fra New York e Washington – il commissario per l’Economia Valdis Dombrovskis, la commissaria per i Servizi finanziari Maria Luís Albuquerque e il commissario europeo per lo sviluppo Jozef Síkela – l’esecutivo europeo ha deciso di aggiornare le sue indicazioni di sicurezza. Bruxelles ha confermato nei giorni scorsi di aver fornito i telefoni burner ad alcuni funzionari, ma un portavoce della Commissione ha detto al sito specializzato in cybersicurezza The Record che c’è già attiva una tendenza a “consegnare occasionalmente apparecchiature burner ad alti funzionari in relazione alla riservatezza delle informazioni trattate, ovunque nel mondo”, ma che questa volta non avrebbe “nulla a che fare con gli Stati Uniti in particolare. Non c’è assolutamente una prassi generale di dare apparecchiature del genere ai funzionari che si recano in America”. Secondo diverse fonti, però, negli ultimi mesi la preoccupazione dell’intelligence europea è effettivamente aumentata: non solo per via dei funzionari della dogana americana che hanno iniziato a controllare gli smartphone dei visitatori – e ci sono stati casi di persone trattenute per commenti poco graditi all’Amministrazione Trump. Ma c’è anche un’altra questione: la Cina ha dimostrato di riuscire ad hackerare con facilità le grandi aziende di telecomunicazioni americane, e Trump ha di fatto rimosso la Russia dalle grandi minacce cyber. Significa che lo schermo contro eventuali attacchi e intercettazioni ostili su suolo americano potrebbe non funzionare.
Il caso dei parlamentari europei che hanno compiuto la missione in Ungheria è molto simile: secondo una fonte del Foglio il sacchetto faraday consegnato ai membri della missione a Budapest è direttamente collegato a un’inchiesta pubblicata quattro mesi fa dal quotidiano belga De Tijd e dall’ong ungherese Direkt36. Secondo i giornalisti, fra il 2015 e il 2017 l’intelligence ungherese avrebbe costituito una task force per monitorare e spiare i funzionari dell’Unione europea, in particolare quelli dell’Ufficio antifrode dell’Unione (l’Olef) che andavano in visita a Budapest. Lo facevano ascoltando le loro conversazioni, le riunioni private, pedinandoli e avendo accesso alle loro stanze d’albergo. Un sistema che, secondo la ricostruzione dei giornalisti, sarebbe diventato una prassi per tutte le visite di funzionari Ue in Ungheria. Il primo ministro Viktor Orbán è considerato il leader europeo più vicino sia al presidente americano Donald Trump sia al presidente della Federazione russa Vladimir Putin. E i due casi dimostrano che sono cambiate le regole per la sicurezza dei funzionari europei, e che la fiducia, una volta tradita, è difficile da ricostruire.

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