
Jordan Bardella (Ansa)
Da Parigi
Così Bardella prepara il piano B in caso di ineleggibilità di Le Pen
Dopo la condanna di Marine, il giovane presidente del Rassemblement national emerge come possibile candidato per le presidenziali del 2027 e prepara il terreno per la leadership, tra tensioni interne al partito e rivalità tra lealisti marinisti e la sua nuova corrente
Parigi. Che succede tra Marine Le Pen e Jordan Bardella, il tandem del sovranismo francese alla guida del Rassemblement national (Rn)? Se lo chiedono tutti a Parigi da quando la tre volte candidata alle presidenziali è stata condannata a quattro anni di carcere e cinque anni di ineleggibilità con esecuzione immediata per appropriazione indebita di fondi pubblici europei e si moltiplicano le voci sulle ambizioni smisurate del 29enne Bardella, pronto a tutto per accelerare le tappe, anche a emanciparsi da chi lo ha lanciato e formato politicamente. Invitato su “La Grande Confrontation” tre giorni dopo la sentenza del Tribunale di Parigi, che impedisce per ora la capogruppo dei deputati di Rn di potersi candidare all’Eliseo per la quarta volta, Bardella ha garantito “massima lealtà” a Marine Le Pen. Ma dietro le quinte il giovane presidente di Rn non trattiene più il suo fastidio per il trattamento riservatogli dalle truppe mariniste.
I commenti velenosi disseminati sui giornali in forma anonima da alcuni membri dell’entourage di Le Pen, secondo cui il giovane sovranista è “una conchiglia vuota”, “un candidato tiktoker” abile soltanto a farsi i selfie e ad aumentare il numero di followers, hanno spinto Bardella ad alzare la voce nelle riunioni interne. Contro una persona in particolare: Sébastien Chenu, vice presidente di Rn e giannizzero di Marine, che secondo Bardella è all’origine della strategia mediatica volta ad azzopparlo con frasi assassine. Già a novembre, il Journal du dimanche raccontava di un duro rimprovero a Sébastien Chenu, accusato di aver deriso in alcune cene del mondo Bolloré il suo libro autobiografico, “Ce que je cherche”.
“Ti ho già avvertito due volte. La terza volta ti caccio”, disse Bardella durante una riunione del partito sovranista. All’Opinion, il suo entourage ha ribadito che Marine resta “la patronne” e che non commetterà alcun crimine di lesa maestà, nessun matricidio, che nella testa di Jordan c’è solo Matignon, la voglia di diventare capo di governo e non presidente della Repubblica. Ma se la “candidata naturale”, come viene definita, non potrà candidarsi, dovrà pur esserci un piano B. E nonostante la mancanza di esperienza, lo schiaffo delle elezioni legislative del 2024 e la diffidenza della base storica lepenista, Bardella gode di ottimi sondaggi. Secondo un’inchiesta demoscopica Elabe per BfmTv pubblicata a inizio aprile, il presidente di Rn è infatti accreditato tra il 31,5 e il 35 per cento di intenzioni di voto in vista del primo turno delle presidenziali del 2027. Le Pen, secondo lo stesso sondaggio, raccoglierebbe tra il 32 e il 36 per cento in caso di candidatura: praticamente le stesse percentuali. Non è un caso se dopo due settimane di smentite e la consegna a tutti i membri di Rn di escludere pubblicamente qualsiasi piano B, Marine abbia detto domenica al Figaro che un piano B, in realtà, esiste, ed è il piano Bardella, attivabile nel 2026 in caso di conferma dell’ineleggibilità da parte della Corte d’appello. Le Pen, al quotidiano conservatore, ha aggiunto che sarebbe “irresponsabile” lasciare che il suo calendario giudiziario metta in pericolo il calendario politico di Rn, e che in caso di sentenza negativa convocherà un congresso nel settembre del 2026 per ufficializzare l’investitura del suo delfino come candidato del partito sovranista.
Per France Inter, la confessione di domenica sul Figaro è “una delle ultime tappe del lutto: lo choc del 31 marzo, il rifiuto del giorno dopo, la rabbia della piazza, lo sconforto in privato, e ora la rassegnazione”. Ma non sarà così automatico un eventuale passaggio del testimone tra la leader del sovranismo francese e il suo pupillo. Come raccontato dal Monde, l’ipotesi Bardella 2027 sta già alimentando le rivalità all’interno del partito. “E’ in atto una transizione forzata e non avverrà in maniera dolce”, ha detto al Monde in forma anonima un membro dell’entourage di Le Pen, prima di aggiungere: “Alcune persone hanno capito che se lei se ne va, dovranno andarsene anche loro”. La successione rischia dunque di aprire una vera e propria guerra tra clan: con i marinisti storici da una parte e la nouvelle vague bardelliana dall’altra. Più liberale in materia economica, più inflessibile nel denunciare la minaccia russa in Europa, più coerente nel sostegno all’Ucraina e più orientato a destra rispetto alla sua mentore, Bardella, intanto, coltiva il proprio giardino.