Nella Cina di Xi c'è una generazione disillusa, ancora romantica. Il film di Jia Zhangke

Priscilla Ruggiero

L'ultimo  film del regista, "Generazione romantica", arriva nei cinema italiani. Vent'anni di storia  catturati dalle maree di trasformazioni politiche e culturali e raccontati con una storia d'amore criptica e silenziosa

 Le maree catturano vent’anni di storia cinese in “Generazione romantica”, l’ultimo film del regista della sesta generazione di cineasti cinesi Jia Zhangke,  presentato a Cannes a maggio dello scorso anno e dal 17 aprile  nelle sale cinematografiche italiane distribuito da  Tucker Film. La pellicola è un viaggio di una generazione che si apre al mondo dopo gli anni della Rivoluzione culturale, nei vent’anni di filmati inutilizzati del regista: è il 2001, siamo nella città mineraria di Datong, nel nord della Cina. Qiao Qiao, protagonista che parla soltanto con lo sguardo e qualche sms dal suo telefono di un’altra epoca, si guadagna da vivere come cantante e modella, inizia una relazione criptica e silenziosa con il suo manager, Guao Bin. Guadagna   soltanto dieci yuan al giorno, eppure sembra felice. Qiao Qiao balla e canta le canzoni pop all’entrata dei primi centri commerciali internazionali, sullo sfondo i primi McDonald’s, gli annunci dell’entrata della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio, poi le Olimpiadi di Pechino nel 2008.  La politica è nelle piccole scene quotidiane,  in un quadro di Mao salvato prima di essere bruciato: Jia Zhangke non scende a compromessi con il Partito, e nelle crepe racconta le trasformazioni politiche e culturali della società cinese. E’ per questo che il regista preferisce il titolo inglese del film, “Caught by the Tides ”, catturati dalle maree: ogni  marea della storia cinese costringe i protagonisti a cambiare a loro volta, persi negli sguardi ma sempre pronti a reinventarsi.          


Nello sguardo malinconico di Qiao Qiao, che con il passare degli anni si spegne sempre di più,  la spensieratezza nei suoi balli svanisce, Guao Bin la abbandona per cercare fortuna altrove, con la promessa che tornerà. In una scena struggente che si dilata nel tempo la protagonista si alza più volte dal camper per uscire, Guao Bin la frena, la fa risedere una, due, tre volte, fino a quando Qiao Qiao si toglie la parrucca con la frangetta e si lascia andare in un pianto disperato. Esce e si decide ad andare via, ma cambierà idea ancora una volta e si metterà in viaggio per ritrovare Guao Bin, che nel frattempo è entrato nel mondo della speculazione edilizia.  Attraversa il paese, lungo il tratto del fiume Yangtze durante la costruzione della Diga delle Tre Gole, un progetto che ha distrutto migliaia di villaggi e causato lo sfollamento di milioni di persone (e il soggetto del film di Jia Zhangke  ”Still Life”, vincitore del Leone d’Oro a Venezia  nel 2006). La Cina non smette di cambiare , di demolire e ricostruire, e con lei cambia anche la generazione di Qiao Qiao e Guao Bin, sempre meno romantica e più tecnologica, alla ricerca del passato e del presente.

 

Qiao Qiao è disillusa ma il suo spirito di adattamento la porta ad abituarsi all’evoluzione: nell’èra del Covid, con una mascherina, torna di nuovo alle origini, a Datong, una città completamente diversa che si è adattata alle “caratteristiche cinesi” di Xi Jinping. Anche Guao Bin torna, “qui si sta meglio, ci sono più possibilità”, ma questa volta è lui a non essersi abituato e malinconico verso il  futuro: è zoppo, costretto a togliere continuamente la mascherina per i test molecolari e mostrare il   QR code sotto un annuncio  che con ironia lascia trasparire una critica verso il Partito comunista cinese: “Pechino sta gestendo la pandemia meglio degli Stati Uniti”, che non contengono i casi.

 

Un amico gli mostra un nuovo modo per fare i soldi facili: prendere in giro la propria condizione operaia con dei video su TikTok. Alla fine le strade di Guao Bin e Qiao Qiao si rincontreranno ma saranno invertite, con la stessa malinconia negli occhi di vent’anni prima. Stavolta è  Qiao Qiao a mostrarsi più forte, si è adattata alla nuova èra di Xi, si ferma in un supermercato davanti a un robot che le dice: non riesco a capire cosa provi se la mascherina ti copre il volto. Qiao Qiao toglie la mascherina, il suo volto è inespressivo, persino l’intelligenza artificiale se ne accorge, così cita una frase motivazionale di Mark Twain, riuscendo  a strapparle un sorriso dal volto.

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