
(Ansa)
stati uniti
Crollano gli utili di Tesla e Musk pensa a una ritirata dal Doge
Il tonfo finanziario dell'azienda porta l'imprenditore a valutare un passo indietro in politica. Il 53 per cento degli americani pensa che il padron di X abbia troppo potere, ma il circolo trumpiano continua a supportarlo
Se c’è qualcosa che unisce le varie anime dell’allargato circolo trumpiano è l’insofferenza nei confronti dell’uomo più ricco del mondo, Elon Musk. Il ceo di Tesla andava bene a tutti finché si limitava a fare la cheerleader dark Maga sul palco e a finanziare le campagne elettorali – per il voto di novembre ha sborsato almeno 260 milioni di dollari, 20 solo per la campagna di un giudice della Corte suprema del Wisconsin a inizio mese. Quando poi ha iniziato a presentarsi nello Studio ovale con il cappellino e la T-shirt, parlando coi giornalisti al posto del presidente, quando ha iniziato a volere un suo pseudo-dipartimento per l’efficienza governativa (il Doge), a distruggere le strutture di soft power e aiuti umanitari all’estero, a tagliare a casaccio tra i dipendenti governativi, mandando via controllori del traffico aereo, ranger dei parchi nazionali e addetti alla sicurezza dell’arsenale nucleare, qualcuno ha iniziato a lamentarsi. Molti si sono innervositi quando tagli e licenziamenti e nomine sono stati fatti senza coordinarsi con i capi dei dipartimenti. Si parla di litigi con varie persone chiave del governo, tra cui una faida di lunga durata con il segretario di stato Marco Rubio. Steve Bannon, ideologo del populismo alt-right, lo odia, e lo dice apertamente. Ora è arrivata la notizia che Musk forse se ne andrà da Washington, che la sua missione con la motosega è giunta al termine, o comunque che ha fatto il grosso di quello che era stato promesso. Per legge il suo “contratto” scade a fine maggio e già da tempo il presidente ha promesso che “per quella data avremo ottenuto i risultati promessi”.
Tutti a Capitol Hill tirano un sospiro di sollievo per le voci della partenza di Musk. Ma a essere contenti, oltre ai membri del Gop e ai dipendenti governativi, sono anche gli investitori di Tesla che, da quando Musk si è trasferito a Mar-a-Lago, hanno visto l’utile dell’azienda di auto elettriche scendere del 71 per cento. Rispetto all’anno scorso la vendita negli Stati Uniti è scesa del 20. In Germania del 62, in Francia del 40, in Svezia e in Danimarca del 55 – solo in Italia le cose sembrano andare bene. Le Tesla sono diventate il feticcio del regime che i sandersiani chiamano “oligarchia”. Ci sono state proteste e incendi alle concessionarie, e le auto vengono rigate, bruciate, coperte di immondizia e di insulti. Chi l’ha acquistata si pente o, come la cantante Sheryl Crow, la vende, donando il ricavato in beneficienza. In Europa il contraccolpo sulle auto si spiega con le intromissioni del megamiliardario nelle elezioni sempre a favore di partiti di estrema destra o ultra-nazionalisti, come è successo in Germania.
Questa settimana al più importante salone dell’auto dell’Asia, il Shangai Auto Show, Tesla non ci sarà, per il terzo anno di fila. Volkswagen, Ford e Bmw invece si preparano ad ammaliare uno dei mercati più floridi per l’elettrico, che in Cina nel 2024 è salito del 40 percento insieme all’ibrido. Il gigante cinese Byd, leader del settore che ha marzo ha superato le vendite di Tesla, sta presentando la sua Z sportiva, cercando di buttarsi anche nelle auto di lusso sfidando Porsche e Mercedes. Nel caos dei dazi, Byd avrebbe già preso contatti con l’Europa forse in direzione di una delocalizzazione in stile giapponese, spaventando il presidente Trump. “Torna a fare il ceo di Tesla e smettila con Washington”, dicono analisti finanziari e investitori a Musk. Lui avrebbe detto che il suo abbandono è dovuto agli “attacchi” della sinistra, ma qualcuno dice che in realtà Musk farà finta di andarsene e che continuerà con i suoi tagli e la sua influenza nel circolo trumpiano. “Chi pensa che sparirà è un illuso” ha detto una fonte dentro la Casa Bianca.
C’è chi invece è convinto che anche se se ne andrà le cose non cambieranno molto, perché in questi mesi Musk ha infilato i suoi uomini ovunque, e lui è solo il volto di un’operazione che andrà avanti finché i repubblicani avranno bisogno dei suoi soldi. Allontanare Musk dai riflettori è anche un modo per evitare che questa seconda Amministrazione Trump venga vista come un’Amministrazione Musk. Secondo gli ultimi sondaggi il 53 per cento degli americani, tra cui il 16 per cento dei repubblicani, pensa che Musk abbia troppo potere. Il 63 per cento è preoccupato per l’accesso ai dati privati ottenuto dall’esercito muskiano di nerd adolescenti che si è attaccato ai server federali. Trump non ha mai mostrato dissapori con l’imprenditore-finanziatore. Martedì il presidente ha detto: “A un certo punto Elon vorrà tornare alla sua azienda. Lo vuole. Io me lo terrei per sempre”.