
(foto EPA)
bergen gaza
“Gli ostaggi di Hamas come i sopravvissuti nei lager”. Lo studio medico sui sommersi
Traumi fisici e psicologici degli ostaggi di Hamas richiamano quelli dei sopravvissuti all’Olocausto: medici israeliani parlano di “Shoah biologica” nel sottosuolo della Striscia di Gaza
Per il sopravvissuto all’Olocausto Michael Kuperstein, l’angosciante attesa di notizie del nipote, ancora ostaggio di Hamas a Gaza, è come rivivere un incubo. “E’ un secondo Olocausto”, ha detto l’84enne alla Marcia dei vivi ad Auschwitz. Con lui c’era anche Eli Sharabi, tornato pelle e ossa da Gaza, senza la moglie e le figlie, uccise da Hamas. Mentre Israele commemorava i sei milioni di ebrei assassinati nella Shoah con due minuti di silenzio nelle strade, decine di ostaggi israeliani erano ancora prigionieri di Hamas, in condizioni fisiche e psicologiche non diverse da quelle vissute dai sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Un’inchiesta del quotidiano Maariv, basata sulle ricerche mediche in corso, rivela agghiaccianti parallelismi tra i sopravvissuti ad Auschwitz, Bergen-Belsen e Mauthausen e gli ostaggi di Gaza.
“Estrema malnutrizione, grave perdita di massa corporea, danni al sistema nervoso, deterioramento fisiologico e un intenso danno psicologico caratterizzato da impotenza, disconnessione e isolamento”. I medici israeliani stanno riscontrando che i sintomi degli ostaggi sono identici a quelli documentati dalle équipe mediche americane e britanniche che liberarono i lager nel 1945. La letteratura medica che descrive i sopravvissuti ai campi rivelava un’estrema perdita di peso, di tessuto adiposo e massa muscolare. Gli ostaggi rilasciati da Gaza hanno riportato sintomi identici: “Drastica perdita di peso, grave debolezza e svenimento al minimo sforzo. Come i sopravvissuti, molti mostrano segni di ‘edema da fame’, un gonfiore causato da carenza proteica”. Come i sopravvissuti all’Olocausto, gli ostaggi hanno un “sistema digestivo crollato, come accadde ai sopravvissuti che non riuscivano a digerire dopo la liberazione. E poi elevata sensibilità al cibo, cattiva digestione, diarrea e dolori addominali, risultato di intestini atrofizzati che hanno smesso di funzionare. E poi apatia, sonnolenza, disturbi della coscienza e gravi sintomi neurologici, simili a quelli dei sopravvissuti all’Olocausto”, che manifestarono neuropatia sensoriale e crampi muscolari. “Gli ostaggi hanno riferito sintomi sovrapposti – dolori muscolari, tremori e debolezza generale – tutti indicatori di gravi carenze nutrizionali che hanno danneggiato il sistema nervoso”. Gli effetti della fame vanno oltre il danno fisico. “Depressione, stress post-traumatico e intorpidimento emotivo – tutti documentati nei sopravvissuti ai lager – si manifestano tra gli ostaggi”. Le donne di ritorno dalla prigionia a Gaza hanno riferito disturbi ormonali, pause mestruali e cambiamenti metabolici. E la sindrome da rialimentazione, complicanza mortale che ha ucciso molte sopravvissute dopo essere state nutrite troppo rapidamente, ora minaccia gli ostaggi.
“Gli squilibri nei livelli di fosforo, potassio e magnesio causano aritmie e insufficienza multiorgano. La generazione successiva – i bambini rapiti – potrebbe portare con sé cicatrici fisiche e psicologiche per tutta la vita, come i giovani sopravvissuti ai campi”. Il trauma della fame non si esaurisce con la rialimentazione. “Molti sopravvissuti hanno sviluppato ansia per il cibo, rifiuto di sprecare gli avanzi o abitudini alimentari ossessive. Alcuni fanno fatica a mangiare, soffrono di vomito, temono di non riuscire a trovare cibo o si sentono in colpa per il cibo”. I sopravvissuti all’Olocausto persero drastiche quantità di peso in poche settimane, a volte fino a metà della massa corporea. “Lo stesso è stato osservato negli ostaggi. Organi che si rimpiccioliscono, funzionalità che collassano. Il corpo reagisce alla fame cronica sopprimendo gli ormoni tiroidei, aumentando il cortisolo e bloccando la produzione di ormoni sessuali”. Tra i bambini, “ritardi nella crescita e sviluppo cognitivo compromesso, mettendo a repentaglio non solo la sopravvivenza, ma anche la qualità della vita”. Il legame tra l’Olocausto e la prigionia di Hamas non è solo simbolico o morale, è anche biologico e clinico. La Shoah in miniatura nel sottosuolo di Gaza non è solo una metafora. Ma la mistificazione e la menzogna sono passate: Gaza è un ghetto, gli ebrei sono genocidi e Anne Frank palestinese.