
(Ansa)
complesso di edip
Il Pd si riallinea al Pse e vota (in solitaria) il Programma per l'industria europea della Difesa
Gli eurodeputati del partito democratico dicono sì a un pezzo del piano di riarmo voluto da von der Leyen. Una scelta che segna il riavvicinamento al Pse e una rottura con le forze pacifiste italiane, mentre FdI e FI si oppongono per timore dell’impatto sull’industria nazionale
Il Pd a Bruxelles si riarma di coraggio e vota il Programma per l’industria europea della difesa (Edip), un regolamento Ue, pezzo del piano di riarmo voluto da Ursula von der Leyen, che prevede un programma, e un fondo da un miliardo e mezzo di euro, per acquisti congiunti di almeno il 40 per cento delle armi per gli eserciti Ue entro il 2030. Il testo ha incassato ieri il primo via libera delle commissioni Difesa e Industria dell’Eurocamera. Singolarmente, però, tra tutti gli eurodeputati italiani delle due commissioni presenti, a sostenerlo sono stati solo quelli del Pd: Lucia Annunziata, Giorgio Gori e Nicola Zingaretti. Con il suo voto sull’Edip il Pd supera infatti il suo complesso verso le piazze antibelliciste e si separa da M5s e Avs in materia di difesa. Ma si trova da solo a causa di un apparentemente insolita obiezione da parte di Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Il voto dem a favore del testo è maturato dopo diverse settimane di negoziato. Una partita in salita per i tre negoziatori Pd, inizialmente tagliati fuori dai giochi dopo lo strappo elettorale di Elly Schlein sul piano di riarmo Ue. Eppure, nelle scorse settimane, lentamente la linea dem è tornata a riavvicinarsi a quella del gruppo dei socialisti europei, favorevoli al piano von der Leyen, grazie a una serie di concessioni pratiche e politiche ottenute sui diversi testi relativi alla difesa. La svolta Pd arriva grazie infatti all’inserimento nel testo di un emendamento, fortemente voluto da Lucia Annunziata, per rafforzare il ruolo del Parlamento, “che dovrà essere consultato su tutti i programmi di lavoro e riceverà una relazione su tutte le attività”, spiega il testo approvato dalle commissioni parlamentari, che rappresenterà la posizione negoziale dell’Eurocamera nel negoziato con gli Stati. Sulla svolta arrivano puntuali i complimenti interessati di Pina Picierno: “Il Pd è l’unica forza politica responsabile e pragmatica dello scacchiere italiano a comprendere che le sfide dell’integrazione europea e dei suoi settori strategici non sono più procrastinabili”. Silenzio tombale, invece, da Strada, Tarquinio e quella parte della delegazione Pd che seguì Schlein nell’astensione al piano di riarmo.
Indicazione di voto contrario al testo è arrivata invece da Fratelli d’Italia e Forza Italia. Gli eurodeputati forzisti, che non erano presenti in aula, hanno infatti delegato i colleghi popolari polacchi – di cui era nota la posizione fermamente contraria – a sostituirli al voto. A spingere Forza Italia verso il no, la pressione di Letizia Moratti, che alla vigilia del voto ha inviato una mail infuocata ai colleghi, chiedendo di spingere per un rinvio del voto su un testo di accordo ritenuto ancora troppo poco vantaggioso per le industrie italiane. Preoccupazioni emerse, stando alle fonti parlamentari, dopo l’interessamento dei vertici di Leonardo, preoccupati dal fatto che parte della propria produzione risieda all’estero dell’Ue. Interessamento confermato anche dalle parole della meloniana Elena Donazzan, membro della commissione Industria, che si è schierata contro il testo sottolineando che “se sul lungo termine è giusto puntare all’indipendenza in materia di difesa, nel breve resta forte la dipendenza da filiere di Paesi terzi”, e che “la richiesta di posticipare il voto, avanzata dal Ppe e da noi sostenuta, mirava a migliorare un testo che, vista la forte presenza di relatori francesi, rischia di favorire solo alcuni Paesi e sistemi industriali”.
Con il suo sostegno solitario all’Edip, il Partito democratico rompe gli indugi e esce dalla piazza degli ‘antibellicisti’ – M5s, Verdi, Lega – che invece scagliano invettive contro l’accordo, definito dal leghista Borchia “una proposta squilibrata, pericolosa per l’interesse nazionale, con toni da guerrafondai e che sceglie la via del riarmo centralizzato”. Preoccupazioni condivise anche dal M5s Tamburrano, secondo cui il regolamento “segna l’avvio del processo di militarizzazione dell’economia europea, su cui von der Leyen, Meloni e soci stanno lavorando da mesi”.