(Ansa)

Da Parigi

La relazione tra Papa Francesco e Parigi è stata una serie di appuntamenti mancati

Mauro Zanon

Il Pontefice e la Francia hanno avuto un rapporto segnato da incomprensioni e mancate occasioni. A scapito della capitale, spesso percepita come trascurata, Bergoglio ha sempre privilegiato le periferie, irritando l'establishment francese

Parigi. “Un rapporto più tumultuoso del previsto”, ha commentato il Parisien, “il grande malinteso”, ha riassunto Libération, mentre il Monde, riprendendo il celebre adagio di Serge Gainsbourg, ha scritto che quella tra Papa Francesco e la Francia è stata una relazione “je t’aime…moi non plus”, una relazione che non è mai sbocciata veramente, dove Parigi si è sentita spesso trascurata dalle attenzioni del pontefice. Eppure, sulla carta, la Francia “figlia primogenita della Chiesa”, con le sue 45mila chiese e il record di battesimi in Europa, aveva tutto per entrare nelle grazie di Francesco, lui stesso profondamente impregnato di cultura francese (uno dei suoi grandi riferimenti intellettuali è stato il filosofo e gesuita Michel de Certeau, che ha spesso citato nei testi del suo pontificato, così come Teresa di Lisieux, monaca carmelitana che ebbe una grande influenza sul cattolicesimo francese del Ventesimo secolo, e che Francesco, nell’esortazione apostolica “C’est la confiance” definì “aria fresca” per la Chiesa).

Ma a Parigi, fin dall’inizio, non avevano preso sul serio l’orientamento del gesuita Jorge Mario Bergoglio verso le periferie, i luoghi marginali, meno esposti al clamore mediatico. “Non andrò a Parigi, non andrò a Parigi”, disse lo scorso settembre sull’aereo che lo riportava a Roma dopo un tour nel sud-est asiatico, ripetendo due volte ai giornalisti che non sarebbe andato nella capitale francese per la riapertura di Notre-Dame, la cattedrale gotica parigina devastata da un incendio nell’aprile del 2019, ma si sarebbe recato in Corsica, ad Ajaccio, per il primo viaggio apostolico di un pontefice nell’Île-de-Beauté. “Une gifle”, scrisse indignata la stampa francese, uno schiaffo alla Francia e al suo presidente, Emmanuel Macron, mentre tutti i leader del mondo confermavano uno dopo l’altro la loro presenza all’evento. Il Monde, in un articolo molto informato, raccontò che il capo dello stato francese non aveva per nulla digerito la visita papale in Corsica, esprimendo il suo malcontento con una telefonata furiosa al vescovo di Ajaccio, il cardinale François-Xavier Bustillo, all’origine dell’iniziativa. Secondo il Monde, il Papa temeva un discorso molto “politico” di Macron. E non voleva essere una delle tante “figurine” di una cerimonia di tre giorni che non era stata organizzata né dalla diocesi di Parigi né dalla Conferenza episcopale francese, e soprattutto non metteva al centro la fede cattolica, ma appunto il successo “politico” di un cantiere realizzato in tempi record. Con tre viaggi in dodici anni, la Francia, al di fuori dell’Italia, è stato il paese europeo più visitato da Francesco. Ma durante il suo pontificato, Papa Bergoglio non ha mai gratificato la Francia con una “visita di stato”.

Certo, si era recato a Strasburgo nel 2014, ma rimanendo nel quadro delle istituzioni europee, quando in un discorso al Parlamento Ue suonò la sveglia a “un’Europa nonna e non più fertile e vivace”. Certo, è andato a Marsiglia nel 2023, ma sullo sfondo di un seminario sul Mediterraneo, e all’Eliseo ricordano ancora con fastidio la sua frase pronunciata al ritorno dalle Giornate mondiali della gioventù a Lisbona per confermare la sua presenza nella città focea: “Andrò a Marsiglia, ma non in Francia”. Una scelta in linea col suo papato, ma che non è mai stata accettata dalle massime cariche dello stato e dalle alte gerarchie ecclesiastiche transalpine. Eppure le premesse sembravano buone. In un discorso pronunciato nell’aprile 2018 al Collège des Bernardins, un anno dopo la sua elezione, Macron aveva promesso di “riparare il legame lacerato” tra stato e Chiesa. Da quel momento in poi, tuttavia, Parigi è stata spesso fonte di problemi. Prima le dimissioni dell’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit per una presunta relazione con una donna, poi il rapporto Sauvé sugli abusi sessuali nella Chiesa francese (330mila vittime di oltre tremila preti e religiosi tra il 1950 e il 2020) e infine il nuovo disegno di legge sul fine vita che legalizza la cosiddetta “assistenza attiva a morire” e proprio in queste settimane è tornato sui banchi dell’Assemblea nazionale. “Con la vita non si gioca né all’inizio, né alla fine”, disse Francesco durante la sua visita Marsiglia. Senza dimenticare la costituzionalizzazione dell’aborto decisa da Macron e la controversa cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. La relazione tra Francesco e la Francia di Macron, scrive il Figaro, è stata una “serie di appuntamenti mancati”.

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